don Roberto Rossi " Dall'incontro con Dio l'amore ai fratelli"

don Roberto Rossi  
XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (19/07/2015)
Vangelo: Mc 6,30-34 
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.
E' una comunicazione di vita, è un mettere in comune i doni di Dio e ringraziare il Signore della missione alla quale ha chiamato e delle
opere che ha compiuto, attraverso i suoi figli. E' una revisione comunitaria di vita, di vita cristiana, di vita apostolica.
Gesù disse loro: Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po'. Molti andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Innanzitutto è una grande fortuna poter lavorare, avere molte cose da fare, riuscire a portare avanti i propri impegni. La nostra vita è piena di doni di Dio: la salute, le capacità, la famiglia, il lavoro.
Ma proprio per poter continuare a portare avanti la propria vita, molte volte intensa, occorre, sapersi fermare, prendere un giusto riposo non solo fisico, ma psichico, spirituale. Noi pensiamo alle ferie, al giorno di domenica, ai turni di riposo. Ma c'è un riposo particolare, un tempo speciale, una ricarica interiore che è il tempo della preghiera: Il tempo della preghiera nella propria giornata, tempo di silenzio, di raccoglimento, di pace, di chiarezza, di forza; il tempo della preghiera nella settimana, esperienze particolari durante l'anno, specie d'estate: un pellegrinaggio, un corso, un'esperienza, un momento forte...
La gente vede Gesù e gli apostoli che partono, allora li seguono o addirittura li anticipano.
C'è il grande bisogno di Dio e delle cose che solo Dio può dare. Sempre c'è gente che segue, che cerca, che ha bisogno di parole vere, di salvezza profonda.
Gesù, sceso dalla barca, vede una grande folla, ha compassione, perché tutte quelle persone erano come pecore senza pastore e si mette a insegnare molte cose.
Ecco Gesù, il vero pastore, il pastore buono, che ha compassione, e vuole prendersi cura di ciascuno, come ci dirà nella parabola della pecora smarrita.
C'è qui anche un riferimento al testo del profeta Geremia, dove il Signore rimprovera i pastori di Israele che non pascolano, non servono, ma sfruttano, disperdono, allontanano. Il Signore annuncia che Lui stesso si prenderà cura del suo gregge, che Lui stesso sarà il pastorale dell''umanità. E questo avviene nella vita e nella missione di Gesù, il Salvatore.
Possiamo fare qui una riflessione particolare: oggi l'umanità ha tanto bisogno di pace, di pane, di vita, di libertà, di parole di verità. Ci sono tanti che hanno responsabilità sociali, politiche, religiose e anziché servire, proteggere, promuovere, sfruttano e operano il male verso quelle persone che dovrebbero servire e amare.
Noi come ci troviamo in questa situazione? Abbiamo compassione delle folle, dei popoli, dei fratelli bisognosi di tutto?
Sull'esempio di Gesù, buon pastore, che dà la vita per le sue pecore, qual è il nostro compito di uomini e di cristiani?
Non soltanto il papa, i vescovi, i sacerdoti, ma ogni cristiano può prendersi cura dei fratelli, può avere un amore di pastore per il prossimo bisognoso.
Sentendo tutta la gioia che il Signore Gesù ci dà con la sua premura di buon pastore, possiamo anche noi portare concretamente speranza, gioia, pace, aiuto a tanti nostri fratelli.

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