GIOVANNINI Attilio sdb" Chi è Dio. "

19 luglio 2015 | 16a Domenica - Tempo Ordinario B | Appunti per la Lectio
*Dio nessuno l'ha mai visto.
Come ce ne facciamo un'idea, allora? 
L'idea base di Dio, è ormai acclarato, nasce nel bambino dall'incontro con il sorriso della mamma. Quando il bambino vede quel volto che sta davanti a lui - e dunque è altro da lui, al di fuori di lui - ma si rivolge a lui come a un tu, facendo così nascere l'io, il bambino riconosce in lei il suo tutto: da lei infatti tutto il cibo, la cura, la protezione, la parola... Ecco: quello è Dio. Il tutto.

Più avanti il bambino scoprirà il limite e la creaturalità della mamma, e imparerà a distinguerla da Dio. E poi l'idea di Dio si configurerà piuttosto su quella di padre, che si affianca alla madre nella cura e protezione, ma assume anche il tratto dell'autorità, argine e barriera alle pulsioni selvagge del bambino, e quindi principio della legge morale, fondamento della distinzione tra il bene e il male.
Questa idea fondamentale di Dio come madre-padre sostanzia la storia delle religioni ed emerge nelle preghiere, nei riti, nei dogmi... di tutte le fedi.
Un esempio perfetto è il tema del pastore, che ci è proposto oggi nelle letture.
È vero che il titolo di pastore è attribuito a Dio, fin dalle prime civiltà mesopotamiche, a partire dall'idea di re. Pastori erano detti i re in oriente, e pascere significava governare. Ma era prerogativa di ogni buon re difendere i deboli e garantire giustizia a chi era senza diritti: stranieri, vedove orfani...
Ora, se questo era il primo impegno del monarca, molto più lo era del re dei re, cioè Dio. Egli rivendica la cura assoluta del piccolo e del debole, che egli ama e soccorre prontamente. Sua è la difesa di chi è senza difesa.
Ma questa sollecitudine non è... tipico amore materno? Questa vicinanza incondizionata non è l'equivalente del sorriso che ti assicura di essere amato e quindi di poter vivere?
Quando poi viene Gesù e pretende di essere l'immagine sostanziale di Dio Padre, tra le definizioni di sé che dà, spicca proprio quella di pastore, che si prende cura con amore e tenerezza di tutte le pecore, specie delle più deboli e malate. Egli dunque è immagine del Padre proprio perché si commuove per esse, ne sente la stanchezza, il bisogno, il pericolo; le chiama per nome e le porta vicine a sé. Manifesta così i sentimenti di un padre, e ancor più di una madre.
C'è di più. Gesù ci assicura che il pastore, non solo non trascura alcuna delle pecore, tanto meno bastona quelle sbandate, ma dà la vita per le sue pecore.
Ogni madre è pronta a sacrificarsi per il figlio. E Gesù lo fa veramente. Gesù affronta la croce per radunare tutti i figli di Dio che erano dispersi, e perdona tutti perché è il pastore di tutti. Perché è la madre di tutti.
Gesù dà la vita per le pecore in due sensi: nel senso già detto di sacrificare la vita per loro, e nel senso di far vivere-nutrire la vita di essi.
Di che cosa li nutre e fa vivere? Di se stesso! Perché alla fine lui è il pane; lui è la carne e il sangue dato per la vita del mondo. Lui è la Parola che ci fa dimorare in Dio e Dio in noi. Lui ci fa essere uno col Padre, di modo che non siamo più noi a vivere ma lui in noi.
Allora anche noi siamo fatti a sua immagine. Anche noi siamo pastori e madri gli uni degli altri. Anche noi diventiamo desiderosi di dare la vita per i fratelli. Anche noi vogliamo non farci servire, ma servire, come una madre che è sempre pronta a vegliare, curare, sfamare, consolare i figli, e non chiede nulla in cambio.
Allora tutti capiscono come è Dio.
GIOVANNINI Attilio sdb

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