GIOVANNINI Attilio sdb"Conoscere Dio. "

5 luglio 2015 | 14a Domenica - Tempo Ordinario B | Appunti per la Lectio
Conoscere Dio.
Essere scandalizzati. Essere stupiti e offesi da Dio. Aspettarsi un certo suo comportamento e trovarne un altro. Chiedergli conto di ciò e non ricevere risposta.
Succede qualche volta anche a voi? Beh, è successo a quelli di Nazareth... è successo a San Paolo... è successo a quelli di Gerusalemme al tempo della deportazione...

Dio dimostra ogni volta di non coincidere con l'immagine che ci siamo fatta di lui. Dio è sempre "altro", sempre al di là della nostra concezione.
Per trovare il Dio vero si richiede l'ascolto diretto. Per trovare l'ascolto si richiede il distacco da noi stessi, dalle nostre urgenze, dalle nostre sensibilità. Per trovare il distacco si richiede il silenzio, far tacere le nostre pretese, arrestare i fiumi di richieste per lo più egoistiche con cui annoiamo Dio, e guardare verso di lui. Allora egli potrà mostrarci il suo volto e noi lo potremo conoscere per come è.
E nel suo vero volto potremo rifletterci, per vedere il nostro vero volto. Solo quando trovo Dio, trovo me stesso, perché sono fatto a immagine sua.
Certo l'immagine è un dato e un compito, un dono e una responsabilità: a me tocca rendere perfetta l'immagine progettata, tocca passare - come si suol dire - dalla immagine alla somiglianza, conformandomi sempre più al Figlio di Dio, unico modello.
E il Figlio di Dio mi è presentato nelle Scritture.
I suoi compaesani non lo hanno riconosciuto, perché non sapevano leggere le Scritture. In esse riuscivano solo trovare la conferma alle loro idee di Dio e ai loro desideri di potenza. Così non videro e mai avrebbero visto nel carpentiere figlio di Giuseppe il Figlio di Dio.
Il vero scandalo però i compatrioti di Gesù lo troveranno nella sua crocifissione: il preteso liberatore che perde se stesso; il profeta di Dio non soccorso da Dio; il Figlio di Dio che Dio non ascolta. Chi può credergli?
Scandalo insormontabile, ma scandalo necessario. Come scoprire l'amore di Dio senza il suo farsi schiavo? Come imparare la carità senza il perdono dei peccati? Come entrare nella figliolanza senza accettare la volontà del Padre fino alla morte?
La croce di Cristo è indispensabile per uscire da noi stessi e incontrare colui che è sempre "altro". Allora: la mia preghiera sarà valida se mi metterò in contatto diretto con questo Dio; se cercherò di ascoltare questo Dio prima di essere ascoltato; se nell'ascolto troverò la fiducia in questo Dio.
Così ha fatto san Paolo, che è passato dall'implorazione (di essere liberato dal suo male) alla resa (mi basta la grazia). E in questa nuova conoscenza di Dio ha raggiunto una nuova conoscenza di sé. Egli si percepiva come l'apostolo sulle cui spalle gravavano le chiese, e dunque doveva essere forte, capace di affrontare ogni fatica e lotta. Trovandosi in una certa debolezza, si rivolse al Dio da cui aveva ricevuto il mandato, perché intervenisse. E il Dio che ha detto: "Io sono con te"; il Dio che ha assicurato: "Nel mio nome caccerete demoni, guarirete i malati..." poteva non rispondere al suo servo che lo pregava con fede?
Eppure Dio non adempie la sua richiesta. Gli risponde con una parola misteriosa:

*Ti basta la mia grazia. La forza si manifesta nella debolezza.
Paolo deve accettare di conoscere un altro volto di Dio, e un'altra identità di sé.
Il Dio che agisce nella sua debolezza è esattamente il Dio della croce, che adesso riconosce come il Dio e Signore che si manifesta nella sua debolezza, e a cui deve cedere la realizzazione della sua santità.
L'apostolo che non si vergogna più della sua debolezza, è il vero portatore della grazia. Nella sua impotenza e nel suo vuoto può lasciare espandere tutta la misericordia e la forza del Padre.
Ci vuole davvero una fede assoluta per vantarsi della propria debolezza. Quella fede che solo un'autentica preghiera ci permette di raggiungere.
GIOVANNINI Attilio sdb

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