P. Ermanno Rossi O.P.“Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati”.

XVI Domenica Ordinaria – Anno B
(Ger 23,1-6; Mc 6,30-34)
Chi può rimaner tranquillo di fronte a simili parole di Dio, riferite dal profeta Geremia? Dio interverrà contro i pastori iniqui. Chi sono questi pastori? Qui Dio si rivolge direttamente ai capi del popolo d'Israele, capi civili e religiosi. Sono essi i pastori supremi.
Hanno trascurato il gregge: “Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati”.
È un quadro ben conosciuto da tutti i popoli: reggitori della cosa pubblica e della religione che pascolano più se stessi che il
gregge, il popolo loro affidato. Sono presi dalla cupidigia del guadagno, dall'egoismo, dalla rivalità, dalla superbia: prepotenti, trascurano i deboli, non se ne preoccupano. E avvengono cose che gridano vendetta al cospetto di Dio.
Chi di noi, dunque, può sentirsi tranquillo, di noi che abbiamo una qualche responsabilità? Chi di noi può dire: io ho il cuore e le mani pure; io ho fatto tutto quel che era in mio potere per far giustizia alla vedova e all'orfano, al povero e al perseguitato? Io ho asciugato le lacrime dell'afflitto, ho cercato di dare una risposta a chi era nel dubbio, ho aiutato chi si è rivolto a me?
Il mistero dell'essere umano è che siamo tutti collegati, membri tutti di un ingranaggio sociale che ci sopravanza; e, nello stesso tempo, responsabili, a nostra volta, di altri che ci circondano. Allora, pastori non sono solo alcuni; ma ognuno di noi è, per la sua parte, responsabile e, perciò, pastore di altri: il capo politico, il sacerdote, il genitore nei riguardi dei figli, i figli tra loro e nei riguardi dei genitori. Nessuno può dire come Caino: “sono forse io il responsabile del mio fratello?”. Ecco perché penso che nessuno può star tranquillo di fronte a parole così serie come quelle che ci ha trasmesso Geremia. Non lo sono stati i santi, i quali si sono sentiti responsabili di quanto accadeva nella società e nella chiesa; non si sentiva tranquilla S. Caterina da Siena di fronte allo sfascio della società e della chiesa del suo tempo e per questo moltiplicava le sue preghiere e l'offerta dei suoi dolori.
“Ecco, io mi occuperò di voi - dice il Signore a questi pastori infedeli - e della malvagità delle vostre azioni”.
Dio usa tanta misericordia e pazienza nell'attendere un ripensamento, un ritorno al ben operare. E, questo, ognuno può costatarlo da se stesso: la pazienza che Dio ha con me è infinita come il suo amore. Attende. Ma attendono anche i poveri, gli oppressi, i trascurati, i figli che hanno fame. E, finalmente, quando Dio giudica venuto il momento, interviene. Allora, guai a cadere nelle mani del Dio vivente, se non ci siamo convertiti! Ma dipende da noi.
Ed ecco l'intervento per questo gregge martoriato: “Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli”.
Dobbiamo essere certi: Dio non ci abbandonerà se noi cercheremo di essergli fedeli, di seguire quanto Gesù ci ha insegnato, perché in Lui solo c'è la verità, la via, la vita. Chi soffre - e ha la sensazione di essere stato abbandonato e dimenticato da Dio, perché non ha nessuna difesa contro l'oppressore, né ristoro contro la fame, la sete, la nudità -, non deve mai dubitare di Dio. Dio interverrà: “Le farò tornare ai loro pascoli”. Ma l'intervento di Dio non è solo futuro. Egli interviene sempre, ogni momento, anche quando non lo sento, anche quando esperimento l'abbandono - perché Dio è Amore, sempre!
“Saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, cosicché non dovranno più temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una”.
“Anche i capelli del vostro capo sono contati”, dice Gesù.
C'è, infine, nel testo di Geremia, l'annuncio del Messia: “Susciterò a Davide un germoglio giusto” - Gesù è della stirpe di Davide -. “Regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra”. È il buon Pastore, Colui che dà la vita per il suo gregge, Colui che pascola le sue pecore con la sua carne e il suo sangue, invece di nutrirsi di esse.
“Tutti quelli che sono venuti prima di me sono lupi rapaci”.
Purtroppo siamo in tempi in cui ci sono lupi rapaci. Ognuno di noi diventa lupo, quando non è in grazia, quando non ritorna a Dio con sincerità ed umiltà. Allora bisogna stare bene in guardia. Infatti:
“Se un cieco guida un altro cieco ambedue cadranno nella fossa”
Ci sono troppe sirene che cercano d'incantarci. Ascoltiamo, pure, tutti; ma discerniamo in base a quel senso di rettitudine che è in fondo ad ogni cuore che non ha scelto volutamente il male, l'odio che è omicida; soprattutto giudichiamo in base a quella fede che ci è stata infusa nel battesimo e rigettiamo con decisione quanto la nostra coscienza - illuminata dalla Parola di Dio - c’indicherà come prodotto dal maligno. Il diavolo è all'opera - è la Scrittura che ce lo certifica - e cerca tutti i mezzi per ingannarci. Resistiamogli saldi nella fede, come ci avverte S. Pietro. Queste sirene possono essere capi politici, a volte anche vescovi, quando non sono in comunione con il Papa. Tutti ricordiamo la vicenda di Mons. Lefevre che ha causato addirittura uno scisma nella chiesa. Teniamo gli occhi ben aperti e non saremo ingannati.

 Sono un Padre Domenicano della Provincia Romana e, attualmente, risiedo presso il Convento di San Domenico a Perugia.

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