Pane Quotidiano"Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo."

 La Liturgia di Martedi 28 Luglio 2015  VANGELO (Mt 13,36-43) Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu  (Rubí, Barcelona, Spagna)
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».

Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Parola del Signore
«Spiegaci la parabola della zizzania nel campo»
Rev. D. Iñaki BALLBÉ i Turu 
(Rubí, Barcelona, Spagna)
Oggi, per mezzo della parabola della zizzania e del grano, la Chiesa ci invita a meditare sulla convivenza del bene e del male. Il bene e il male nel nostro cuore; il bene e il male che vediamo negli altri e quello che vediamo nel mondo.

«Spiegaci la parabola» (Mt 13,36), chiedono a Gesù i suoi discepoli. E noi, oggi, possiamo fare il proposito di prestare più attenzione alla preghiera personale, al rapporto quotidiano con Dio. —Signore, possiamo dirGli, spiegami perché non progredisco sufficientemente nella mia vita interiore. Spiegami come posso esserti più fedele, come posso cercarti nel mio lavoro, o attraverso questa circostanza che non capisco, o non voglio. Come posso essere un valido apostolo. La preghiera è questo, chiedere “spiegazioni” a Dio. Com’è la mia preghiera? E`sincera? E`costante? E`fiduciosa?

Gesù Cristo ci invita ad avere gli occhi fissi nel cielo, la nostra dimora eterna. Spesso viviamo come impazziti per la fretta e non ci fermiamo quasi mai a pensare che un giorno —lontano o no, non lo sappiamo— dovremo render conto a Dio della nostra vita, di come abbiamo fatto fruttare le qualità che ci ha dato. E il Signore ci dice che alla fine dei tempi ci sarà una scelta. Il Cielo ce lo dobbiamo guadagnare sulla terra, nel tran tran quotidiano, senza aspettare situazioni che forse non arriveranno mai. Dobbiamo vivere eroicamente la consuetudine, ciò che apparentemente non ha nessuna trascendenza. Vivere pensando all’ eternità e aiutare gli altri a pensarci: paradossalmente, «si sforza per non morire l’uomo che deve morire; e non si sforza per non peccare l’uomo che deve vivere eternamente» (San Giuliano di Toledo).

Raccoglieremo ciò che abbiamo seminato. Bisogna lottare per dare il 100%. E che quando Dio ci chiami al Suo cospetto possiamo presentarGli le mani piene: di atti di fede, di speranza, di amore. Che si concretizzano in cose molto piccole e in piccole vittorie, che vissute quotidianamente, ci fanno più cristiani, più santi, più umani.


don Luciano Sanvito
Grano e zizzania

Ascoltare la spiegazione della parabola del grano e della zizzania, con il riferimento alla fine fel mondo, può far sembrare che la situazione sia da attendere appunto "alla fine", e non abbia a che fare con l'oggi della storia.

Invece, dobbiamo imparare a vedere il giudizio finale come orientativo per la nostra storia, oggi, qui, e in queste nostre situazioni concrete.

Il fatto che tutto si svolgerà in un modo ufficiale alla fine, ci fa orientare il comportamento di oggi, perché non sia finale, alla fine già oggi nel senso, nel valore, nell'efficacia, ma sia nella pienezza della serenità.

Imparare cioè oggi ad essere grano e non zizzania, a pazientare pur nella zizzania del mondo, a essere capaci di seminare, proprio come ha fatto Dio seminatore, il buon grano della fede, della speranza e dell'amore.


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