Pane Quotidiano«Tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno»

La Liturgia di Mercoledi 29 Luglio 2015  VANGELO (Gv 11,19-27) Rev. D. Antoni CAROL i Hostench  (Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».

Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Parola del Signore.
«Tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno»
Rev. D. Antoni CAROL i Hostench 
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi anche noi —indaffarati come al solito per tante cose— dobbiamo ascoltare, come il Signore ci ricorda che «C’è bisogno di poche cose, o meglio di una sola» (Lc 10,42): l’amore, la santità. È il punto di vista, che non dobbiamo perdere mai, malgrado i nostri impegni quotidiani.

Perché “occupati” lo saremo se obbediamo le indicazioni del Signore: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela» (Gn 1,28). La terra!, il mondo!: ecco qui il nostro luogo di incontro con il Signore. «Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno» (Gv 17,15). Si, il mondo è un “altare” per noi e per donarci a Dio e agli altri.

Siamo del mondo, però non dobbiamo essere mondani. Ben altro, siamo chiamati ad essere —una bella espressione di Papa Giovanni Paolo II— “sacerdoti della creazione”, “sacerdoti” del nostro mondo, di un mondo che amiamo con passione.

Ecco la questione: il mondo e la santità; l’attività giornaliera e l’unica cosa necessaria. Non sono due realtà contrarie: dobbiamo procurare la coerenza di entrambe. E questa coerenza si deve produrre —in primo luogo— nel nostro cuore, che è dove si possono unire cielo e terra, perché nel cuore umano è dove può nascere il dialogo fra il Creatore e la creatura.

È necessaria, dunque, la preghiera. «il nostro è un tempo di continuo movimento, che spesso sfocia nell’attivismo, col rischio facile del “fare per fare”. Dobbiamo resistere a questa tentazione cercando di “essere” prima di “fare”. Ricordiamo proprio il rimprovero di Gesù a Marta: Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno (Lc 10,41-42)» (Giovanni Paolo II).

Non c’è opposizione fra l’essere e il fare, però si c’è un ordine di priorità, di precedenza: «Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,42).


don Luciano Sanvito
Mano nella mano
 
Marta è immagine di ciascuno di noi, chiamato a far bene le faccende della giornata e le scelte della vita.
Senza Dio o con Dio?
In equilibrio, potremmo rispondere: con una mano faccio tutto, con l'altra mi tengo tutto alla sua mano, come un bambino che cammina fiducioso con la mano nella mano della mamma, e con l'altra raccoglie i fiori, prende il gelato, saluta gli altri, riceve e dona quello che la sua mano può ricevere e donare; ma nulla più ne meno, evitando quindi ogni agitazione e preoccupazione.

Tutto s'ha da fare, e bene, ma con la coscienza che Dio è con me.

...ALLORA TUTTE LE COSE RIESCO SEMPRE A TENERLE IN MANO

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