D. Severino GALLO sdb",FEDE: SCEGLIERE GESU' - INNAMORARSI DI GESU'

23 agosto 2015 | 21a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
FEDE: SCEGLIERE GESU' - INNAMORARSI DI GESU'
La liturgia odierna propone a tutti i cristiani, la domanda di Giosuè al popolo di Dio: "Chi volete servire?"; oppure la domanda di Gesù agili Apostoli: "Volete andarvene anche voi?".
E il cristiano deve rispondere liberamente alla libera chiamata di Dio, attuandola concretamente nel servizio del prossimo.
Ad ogni uomo Dio propone chiaramente una scelta fra gl'innumerevoli idoli offerti dal mondo (idoli del potere, del denaro, del piacere, ecc.) e l'unico vero Dio, che ci propone la croce, ma anche la vita eterna.

Però il Vangelo di oggi sembra ricordarci che la scelta, per quanto sincera, non è mai definitiva, perché c'è sempre il pericolo di venire meno, di scendere a scelte più facili, meno impegnative.
Quando la proposta divina diventa dura e impegna la nostra fede fino ai limiti dell'assurdo, allora ci scandalizziamo come gli Apostoli, non comprendiamo più i motivi della nostra scelta iniziale e allora Gesù ci dice: "Volete andarvene anche voi?".

Dunque è tempo di scelta il nostro… Tutta la vita è tempo di scelta e credere vuol dire appunto scegliere Gesù".

La fede ricevuta col Battesimo è un seme, ma un seme è fatto per produrre frutti.
La nostra fede può accrescersi, ma non crescerà col cercare, senza fine, nuove "ragioni" per credere, o "immaginando" la bontà, la potenza, l'amore di Dio, o col cercare di "sentire" la presenza del Signore, persuadendoci di credere di più.

La nostra Fede si accrescerà invece, se c'impegniamo al seguito di Gesù, non solo negli atti religiosi, ma, giorno per giorno, in tutta la nostra vita: "Se qualcuno vuol essere mio discepolo, mi segua!".

La nostra fede può diminuire, può morire. Come? Quando abbandoniamo Gesù per ritornare agli idoli, come si legge nella prima Lettura di oggi. Quali sono i nostri idoli?
Il nostro corpo? Questa o quella passione? La nostra intelligenza? L'attaccamento a quell'idea, a quel metodo, a quei mezzi? La nostra sensibilità quella simpatia invadente?
Oppure l'azione per l'azione, perché amiamo "agitarci"?.
Ma non possiamo servire due padroni. Bisogna scegliere. La Fede è scegliere Gesù… e tutto il resto, ma per Gesù e per il Regno del Padre.

Abbiamo "difficoltà" di Fede? Quali? Ostacoli intellettuali? Allora non battiamoci con le idee, ma andiamo incontro a Gesù, in seguito potremo riflettere con più calma e più efficacemente, rischiarati dalla Sua Luce e infiammati dal Suo Amore.
Per me uno dei sintomi più preoccupanti dell'attuale "crisi della fede" (formula da usarsi con molta cautela. Quale "fede" è in gioco? Quell'autentica o un'idea?) è che non si crede abbastanza nella fede.

Non è un paradosso. Crediamo a tutte "le verità" della fede. Crediamo in tante cose. In realtà, crediamo troppo poco nella fede. Voglio dire nella forza di espansione, nella potenza di seduzione della fede. Cerchiamo di aiutarla con dei mezzi, delle stampelle che la sostengano.
Ci affanniamo, talvolta, a diffonderla con tecniche copiate disinvoltamente dalla pubblicità. E pensiamo, così, di renderle un buon servizio.
Crediamo più nelle argomentazioni e dimostrazioni circa le verità della fede, che non nella forza della fede in sé, pura e semplice.

Eppure l'unico "mezzo" atto a diffondere la fede è la fede stessa. La fede vissuta, s'intende. Più che gli argomenti che la sostengono, è la fede stessa che costituisce l'argomento principale, irresistibile.

La fede è l'unico miracolo ancora capace di stupire il nostro mondo distratto e disincantato.
E' stato detto: "Dopo aver visto un santo, è difficile non credere". Ma il santo è, precisamente, uno che vive di fede. Non di parole.

La fede appartiene al campo della vita. Ed è una legge di natura che la vita si trasmette soltanto con la vita. Non con le parole. Non con le dimostrazioni. Non con i libri.
Chi vive di fede, farà vivere anche gli altri di fede.

E aggiungerei: la fede si trasmette per contagio. Perché una fede sia autentica, dev'essere contagiosa; dev'essere una specie di santa "calamità" pubblica… Deve possedere un'irresistibile forza di seduzione.
E allora si comprende come il vero dramma, la vera crisi preoccupante non è che si possa "perdere la fede". Ma che la nostra fede non sia contagiosa.
C'è un solo, gravissimo pericolo per la fede: che sia insignificante. Innocua.
(Cfr. A. PRONZATO, Le mille e una Suora, pp. 57-58).

In una parola, dobbiamo incontrarci con Gesù, innamorarci di Lui, lasciarci travolgere dal Suo amore, affinché la nostra fede diventi una santa "calamità" pubblica e sia contagiosa per il mondo intero.

Franca Rame, rispondendo a Edgarda Ferri - in un'intervista - alla domanda:
"E se Dio desse un segno della sua esistenza?", rispose:
"Diventerei pazza per Lui!".

Chi ha il dono della fede, pensa raramente di avere un dono incommensurabile, non paragonabile a nessun altro. E ancor meno pensa al travaglio - continuo, tremendo - che il dubbio fa dentro di coloro che dubitano.
E' un travaglio immane, dalle dimensioni ciclopiche: qualunque cosa se ne pensi o se ne scriva, superficialmente.
Un travaglio che faceva dire a Jean Rostand: "Voi potete non pensarci. Ma io, che non credo, sono obbligato a pensarci sempre".
E' mostruoso strappare la fede alle anime. Eppure lo scandalo dei nostri giorni è proprio questo: rubare i veri valori, rubare la fede alla gioventù.

Narra Billy Grahan:
"Un giorno venne a trovarmi un amico disperato. Suo figlio aveva deciso improvvisamente di lasciare gli studi. E quando lui gliene aveva chiesto il motivo, si era sentito rispondere:
"Beh! Papà, la verità è che ti detesto".
Costernato il padre aveva insistito:
"Ma perché? Ti ho dato tutto!".
E il figlio gli aveva risposto:
"Esatto. Tu mi hai dato tutto, ma non qualcosa in cui credere!".

Rimprovero spietato, che potrebbe tuttavia essere rivolto, a ragione, da non pochi giovani a genitori, cineasti, politici e giornalisti. Rimprovero che andrebbe rivolto a tutti gli artefici di questa stupenda nave che è il nostro mondo moderno: nave perfetta, ma senza meta, senza fede.
Affermazione dura? E' forse una meta innalzare palazzi sempre più alti e ideare letti sempre più confortevoli? Viaggiare più velocemente o morire qualche decennio più tardi? E' una meta questa? Evidentemente no.
"La vita c'è stata data per cercare Dio, dice Nouet,
la morte per trovarlo, l'eternità per possederlo".
Chiediamo alla Madonna che ci doni una fede veramente "contagiosa" in Gesù, per infettarne tutte le anime, specialmente quelle dei giovani, inconsapevolmente affamate d'ideali sublimi.
                                                                        D. Severino GALLO sdb, (+)

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