DON PAOLO ZAMENGO SDB"Vivere della sua vita "

Vivere della sua vita Gv , 51-58  XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (16/08/2015)
La cena di pane e pesce allestita da Gesù si è rivelata un flop. Saziati si sono saziati, e bene anche, ma è subentrata subito la voglia di dormire e non di capire. Si è creato un cortocircuito, anzi peggio, il miracolo si è trasformato in un autogoal.
Gesù contava molto su quella cena. Avrebbe dovuto essere il suo trampolino di lancio. La dimostrazione, finalmente, di essere speciale. Invece tutti prendono lucciole per lanterne. È bastato lo stomaco pieno. Lo stomaco pieno diventa spesso ateo.



Ma Gesù non arretra di un millimetro. Con pazienza infinita dice che la fame da saziare è un’altra. La fame del cuore è più sostanziale e profonda e solo Dio la può appagare. Nella ricerca della felicità, che Gesù chiama vita eterna, propone un pane capace di farci attraversare immuni i deserti delle nostre solitudini e delle nostre povertà.

Chi è questo pane se non Gesù stesso? È lui il pane di vita e il banchetto dove possiamo trovarlo ha inizio nel cenacolo, il giovedì santo, vigilia della sua passione e morte.

Lo aveva finalmente capito la prima comunità dei cristiani. Lo dicono gli atti degli apostoli: “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2, 42). Ha inizio così, nella vita della chiesa, la liturgia eucaristica. Che è il cuore della sua vita.

La nostra vita è misteriosa, spesso ci sfugge. La vita è contemporaneamente materiale e spirituale. Tuttavia per alimentare la vita abbiamo bisogno di un cibo che è materia, il pane. E, senza pane, la vita langue e si spegne. Ciò che era vivo muore.

Quando si tratta della vita di Dio si ripete lo stesso mistero. Anch’essa dipende da un pane. Queste sono le parole di Gesù nel vangelo: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”…”La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”.  Il pane quotidiano, alimento materiale, nutre la vita, così un altro pane materiale nutre e sostiene la vita spirituale, quella di Dio in noi.

Questo pane che Gesù identifica con la sua carne, contiene però un elemento divino cioè la vita stessa di Dio. E questa vita, per grazia, è sempre a disposizione di quanti lo desiderano.  Straordinaria comunione con Gesù che mai avremmo potuto immaginare. Questa nostra vita misteriosa resta viva grazie a un cibo vivo e indispensabile pur sotto le sembianze di un pezzo di pane la cui vera natura ci sfugge.

Questo pane bianco diventato il corpo di Gesù è il luogo in cui la vita divina si è condensata sulla terra per essere dono, ed è anche il luogo in cui essa diventa la nostra vita.

D’ora in poi la comunione con il pane eucaristico ci strappa in anticipo alla nostra morte futura e ci fa entrare in possesso della vita eterna. “Chi mangia di questo pane vivrà in eterno”.  San Paolo lascerà scritto: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

Noi, ancora in cammino, possiamo sussurrare il nostro timido “amen”.

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