GIOVANNINI Attilio sdb"Dio non fa differenza di pesona"

30 agosto 2015 | 22a Domenica - Tempo Ordinario B | Appunti per la Lectio
Dio non fa differenza di pesona
Ogni popolazione, ogni etnia cerca di mantenere la propria identità e distinzione dalle altre mediante usi e costumi propri. Questo folklore tende ad assumere significati religiosi. Gli usi diventano qualcosa di sacro e si confondono con le manifestazioni tradizionali della fede.

Così era avvenuto anche per il popolo di Israele. La sua identità di popolo privilegiato, con un rapporto unico con Dio, aveva trasformato ogni espressione della sua vita in qualcosa di sacro. Tutte le sue usanze col tempo avevano assunto una valenza religiosa e morale. La stessa scelta dei cibi, il modo di confezionarli, il modo di consumarli... tutto era diventato un rituale rigoroso.
Ora la religione, almeno nel suo stadio iniziale, può passare attraverso queste osservanze. I riti insegnano ad andare oltre i semplici impulsi animali e a sentire la presenza di una volontà superiore. Ma finiscono anche per catturare tutto lo spirito religioso, che deve invece sviluppare un rapporto personale con la divinità.
C'era dunque da aspettarsi che Gesù, venuto a portare l'umanità a perfezione, ricentrasse la religione nel cuore, aiutando a distinguere tra rito e fede, tra usanze e morale, tra esteriore ed interiore.
L'occasione gli venne, secondo il vangelo di Mc, dalla discussione sulle abluzioni. La tradizione codificata imponeva 2 abluzioni, con non meno di 137 cl di acqua, non in un catino di coccio, non passando l'acqua da una mano all'altra… Queste norme di aiuto a rispettare il precetto della purità, erano diventate intoccabili.
Gesù, che con i suoi discepoli viaggiava ogni giorno da un posto all'altro, non sempre riusciva a rispettare queste minuzie. Ma sentiva di essere in rapporto vivo con il Padre lo stesso. E vedeva che alla fine il peso di queste osservanze impediva, piuttosto che aiutava, ad andare a Dio.
Inoltre tutte le leggi finiscono per discriminare la persone, per imporre divisioni e categorie che fissano le identità: ognuno è messo a priori nel gruppo degli osservanti o dei non osservanti, dei giusti o degli ingiusti, dei nobili o dei plebei, dei bianchi o dei neri… Ma Dio non fa differenze di persona.
Allora Gesù riporta al vero spirito della religione. Non siate ipocriti, egli dice, cioè simulatori, quelli che si atteggiano a…, che si auto inseriscono tra i giusti. Andate piuttosto al nucleo autentico della religione: quello che ci spiega il salmo 40:

Non mi hai chiesto né olocausto né sacrificio ...
Nel rotolo del libro è scritto per me di fare la tua volontà!
Il culto, le pratiche religiose tradizionali non servono a niente, se poi non si fa la volontà di Dio. Al di là dei precetti, devo intuire l'intenzione divina che nei precetti si incarna, e realizzarla. Per questo Gesù insiste sul cuore. Senza la conversione del cuore non sarò mai giusto. L'interiorità, l'intenzione è quello che vede il Padre...

...e il Padre che vede nel segreto ti ricompenserà.
Perché il rischio è di fare la cosa giusta per la ragione sbagliata. E comunque di mancare il rapporto con Dio, fissati come si è sui dettagli dei precetti.
Se invece di preoccuparci dei precetti, curiamo il cuore, arriviamo all'essenza.

Non ciò che entra, ma ciò che esce dall'uomo lo contamina
perché la morale nasce dal cuore.
In conclusione, il rito, il folklore va continuamente verificato: aiuta il compimento della volontà di Dio... o lo svia? La festa, la processione, i canti, il distintivo della confraternita... mi fa servire di più Dio o finisce lì?
Quante volte abbiamo denunciato la scollatura tra preghiera e vita?
La fede è obbedienza. Il resto è falsità.

GIOVANNINI Attilio sdb

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