Luca Desserafino sdb "Gustate e vedete com'è buono il Signore"
9 agosto 2015 | 19a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
Di fronte all'affermazione di Gesù "Sono io il pane disceso dal cielo" i giudei reagiscono protestando e mormorando. Non riescono a convincersi dell'origine divina di Gesù. Il suo aspetto terreno, sembra loro inconciliabile con la sua proclamata origine divina.
Di fronte alle mormorazioni dei giudei, Gesù non discute, ma afferma. Il dialogo c'è stato e anche la pazienza di Dio, ma c'è spazio solo per un sì o per un no, Gesù ribadisce la sua pretesa. Non si
sottrae allo scandalo né lo attenua ma riafferma: "Sono io il pane della vita"; "Sono io il pane disceso dal cielo". Gesù ha tutti i contorni dell'uomo, e tuttavia è proprio in questo uomo che si è manifestato l'Assoluto, che qui e non altrove è apparso, che qui e non altrove va cercato.
Non è il pane di Mosè che dà la vita e non è più in quella direzione che va cercato il Signore. Il libro dell'Esodo racconta che Mosè chiese a Dio di vedere il suo volto, ma gli fu concesso soltanto di vedere il Signore di striscio, non faccia a faccia. Gesù invece contempla direttamente il volto del Padre. Gesù - e solo Gesù - è il pane, cioè la rivelazione, la Parola e la sapienza di cui l'uomo ha fame.
Di fronte al rifiuto dei giudei Gesù non si limita a denunciare l'incredulità, né si accontenta di indicarcene la ragione; ci svela, piuttosto, l'origine e le condizioni della fede. Il pensiero è tanto importante che Gesù lo ripete due volte: "Nessuno viene a me se il Padre non lo attira", "Chi ascolta il Padre e si lascia da lui istruire viene a me".
L'origine della fede in Cristo è l'iniziativa del Padre, la fede è dono Suo, e la condizione richiesta da parte dell'uomo è la docilità, l'ascolto e il lasciarsi istruire.
Non c'è bisogno che gli uomini facciano sforzi titanici per salire fino a Dio. E' Lui che prende l'iniziativa, che fa il primo passo, superando la distanza abissale che lo separa da noi, e ci raggiunge, col suo amore, attraverso Gesù.
Gesù dichiara che credere in Lui non è un atto semplice e scontato, ma è un avvenimento decisivo nella storia personale di ognuno. La fede in Gesù non è soltanto l'approdo di una ricerca e di uno sforzo puramente umani, non è nemmeno solo il prodotto dell'attività razionale dell'uomo; ma è un dono, e per ciò stesso gratuito di Dio che opera effettivamente dentro l'uomo stesso.
La parola di Gesù che risuona esteriormente è la parola del Padre che risuona dentro il cuore. Mentre ascolto Gesù, ascolto il Padre e nello Spirito mi approprio di questa Parola. Ecco l'intervento divino che genera la fede in Cristo.
Se il Padre esercita nell'uomo un'azione interiore di attrazione e di insegnamento, ciò non vuol dire che il credente abbia un rapporto immediato con il Padre. Solo Gesù "ha visto il Padre", cioè ha una conoscenza immediata di Dio, in forza dell'essere il figlio unigenito, e la comunica a chi da credito nella propria vita di questa Sua manifestazione. Egli rimane l'unico mediatore della nostra relazione col Padre.
Alla base di ogni nostro atto di fede c'è sempre la parola che Egli ci rivolge e l'azione interiore dello Spirito, ci attrae a Gesù, ci ammaestra, ci parla, ci plasma.
La fede, se è dono, è anche una presa di posizione dell'uomo, il suo abbandonarsi liberamente a Dio che vuole incontrarlo in Gesù. Attraverso la fede, che ci mette in relazione intima con Gesù, riceviamo da Lui la vita divina, lo Spirito Santo, come un dono attuale e permanente.
E' difficile, se non impossibile sul piano della logica umana, pensare che il cielo si possa manifestare attraverso la terra.
Eppure è nascosto in questo mistero il cuore stesso della fede cristiana:
- l'infinito sceglie il finito per manifestarsi;
- la Parola che ha creato il mondo sceglie le parole umane per manifestarsi;
- colui che crea ogni cosa si fa presente realmente in un po' di pane e in un po' di vino;
- il Signore del cielo e della terra si rende presente là dove due o tre persone si radunano nel suo nome.
Questa scelta di Dio, prima che essere un mistero incomprensibile per la ragione è mistero insondabile d'amore. Sì, nessun uomo avrebbe potuto osare tanto. Solo l'incredibile amore di Dio per tutti noi ha potuto escogitare e realizzare il dono del suo Figlio come pane di vita eterna.
Gesù non cessa di ripeterlo. E aggiunge: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Il Vangelo non dice "avrà la vita eterna", bensì "ha la vita eterna" fin da ora, ossia riceve in dono la vita che non finisce, la vita piena. Ricevere in dono la vita che non finisce, ecco il compito di ogni discepolo che si avvicina alla mensa eucaristica e se ne nutre, lasciare che il Tutto dell'amore abiti il frammento della nostra storia.
Luca Desserafino sdb
Di fronte all'affermazione di Gesù "Sono io il pane disceso dal cielo" i giudei reagiscono protestando e mormorando. Non riescono a convincersi dell'origine divina di Gesù. Il suo aspetto terreno, sembra loro inconciliabile con la sua proclamata origine divina.
Di fronte alle mormorazioni dei giudei, Gesù non discute, ma afferma. Il dialogo c'è stato e anche la pazienza di Dio, ma c'è spazio solo per un sì o per un no, Gesù ribadisce la sua pretesa. Non si
sottrae allo scandalo né lo attenua ma riafferma: "Sono io il pane della vita"; "Sono io il pane disceso dal cielo". Gesù ha tutti i contorni dell'uomo, e tuttavia è proprio in questo uomo che si è manifestato l'Assoluto, che qui e non altrove è apparso, che qui e non altrove va cercato.
Non è il pane di Mosè che dà la vita e non è più in quella direzione che va cercato il Signore. Il libro dell'Esodo racconta che Mosè chiese a Dio di vedere il suo volto, ma gli fu concesso soltanto di vedere il Signore di striscio, non faccia a faccia. Gesù invece contempla direttamente il volto del Padre. Gesù - e solo Gesù - è il pane, cioè la rivelazione, la Parola e la sapienza di cui l'uomo ha fame.
Di fronte al rifiuto dei giudei Gesù non si limita a denunciare l'incredulità, né si accontenta di indicarcene la ragione; ci svela, piuttosto, l'origine e le condizioni della fede. Il pensiero è tanto importante che Gesù lo ripete due volte: "Nessuno viene a me se il Padre non lo attira", "Chi ascolta il Padre e si lascia da lui istruire viene a me".
L'origine della fede in Cristo è l'iniziativa del Padre, la fede è dono Suo, e la condizione richiesta da parte dell'uomo è la docilità, l'ascolto e il lasciarsi istruire.
Non c'è bisogno che gli uomini facciano sforzi titanici per salire fino a Dio. E' Lui che prende l'iniziativa, che fa il primo passo, superando la distanza abissale che lo separa da noi, e ci raggiunge, col suo amore, attraverso Gesù.
Gesù dichiara che credere in Lui non è un atto semplice e scontato, ma è un avvenimento decisivo nella storia personale di ognuno. La fede in Gesù non è soltanto l'approdo di una ricerca e di uno sforzo puramente umani, non è nemmeno solo il prodotto dell'attività razionale dell'uomo; ma è un dono, e per ciò stesso gratuito di Dio che opera effettivamente dentro l'uomo stesso.
La parola di Gesù che risuona esteriormente è la parola del Padre che risuona dentro il cuore. Mentre ascolto Gesù, ascolto il Padre e nello Spirito mi approprio di questa Parola. Ecco l'intervento divino che genera la fede in Cristo.
Se il Padre esercita nell'uomo un'azione interiore di attrazione e di insegnamento, ciò non vuol dire che il credente abbia un rapporto immediato con il Padre. Solo Gesù "ha visto il Padre", cioè ha una conoscenza immediata di Dio, in forza dell'essere il figlio unigenito, e la comunica a chi da credito nella propria vita di questa Sua manifestazione. Egli rimane l'unico mediatore della nostra relazione col Padre.
Alla base di ogni nostro atto di fede c'è sempre la parola che Egli ci rivolge e l'azione interiore dello Spirito, ci attrae a Gesù, ci ammaestra, ci parla, ci plasma.
La fede, se è dono, è anche una presa di posizione dell'uomo, il suo abbandonarsi liberamente a Dio che vuole incontrarlo in Gesù. Attraverso la fede, che ci mette in relazione intima con Gesù, riceviamo da Lui la vita divina, lo Spirito Santo, come un dono attuale e permanente.
E' difficile, se non impossibile sul piano della logica umana, pensare che il cielo si possa manifestare attraverso la terra.
Eppure è nascosto in questo mistero il cuore stesso della fede cristiana:
- l'infinito sceglie il finito per manifestarsi;
- la Parola che ha creato il mondo sceglie le parole umane per manifestarsi;
- colui che crea ogni cosa si fa presente realmente in un po' di pane e in un po' di vino;
- il Signore del cielo e della terra si rende presente là dove due o tre persone si radunano nel suo nome.
Questa scelta di Dio, prima che essere un mistero incomprensibile per la ragione è mistero insondabile d'amore. Sì, nessun uomo avrebbe potuto osare tanto. Solo l'incredibile amore di Dio per tutti noi ha potuto escogitare e realizzare il dono del suo Figlio come pane di vita eterna.
Gesù non cessa di ripeterlo. E aggiunge: "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Il Vangelo non dice "avrà la vita eterna", bensì "ha la vita eterna" fin da ora, ossia riceve in dono la vita che non finisce, la vita piena. Ricevere in dono la vita che non finisce, ecco il compito di ogni discepolo che si avvicina alla mensa eucaristica e se ne nutre, lasciare che il Tutto dell'amore abiti il frammento della nostra storia.
Luca Desserafino sdb
Commenti
Posta un commento