Luca Desserafino sdb"Venite, mangiate il mio pane"

16 agosto 2015 | 20a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
Venite, mangiate il mio pane
Il Vangelo di questa domenica conclude il discorso di Gesù tenuto nella sinagoga di Cafarnao. Il senso delle sue parole - come anche del miracolo della moltiplicazione dei pani - si è fatto sempre più chiaro. A voce alta Gesù dice:
"Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
Tutti sono ad ascoltarlo, ma i più sono così intenti a pensare ai propri vantaggi da non comprendere la novità evangelica. Nel suo discorso Gesù non manca di porre riferimenti al Primo Testamento per facilitare la comprensione delle sue parole.
Lo scandalo degli ascoltatori giunse quando egli iniziò a chiarire che il pane del banchetto era lui stesso, il suo corpo. Gli ascoltatori si chiedevano tra loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?" e discutevano su cosa volesse intendere con queste parole.
Ed era più che comprensibile. Anzi facevano bene, perché era, ed è, davvero straordinario quello che Gesù stava dicendo. Eppure, bastava chiedere, bastava cercare una spiegazione interrogando Gesù stesso. Essi, invece, non volevano umiliarsi a chiedere spiegazioni; erano sicuri della loro sapienza.
Coloro che sono sazi delle proprie convinzioni o sazi di pane, non si abbassano e non chiedono, semmai mormorano e giudicano.
"La carne e il sangue" indicavano l'uomo intero, la persona, la sua vita, la sua storia. Gesù offre se stesso ai suoi ascoltatori; potremmo dire, nel senso più realistico del termine, che si offre in pasto a tutti. Gesù non vuole conservare nulla per se stesso e offre tutt'intera la sua vita per gli uomini che il Padre gli ha affidato.
L'Eucarestia, questo mirabile dono che il Signore ha lasciato alla sua Chiesa, realizza la nostra misteriosa e realissima comunione con lui.
Tutto questo Gesù lo metterà a disposizione, lo renderà presente perché ogni uomo della storia possa venire a contatto con tale avvenimento.
La sua carne, cioè la sua persona sacrificata, Gesù la dona come pane da mangiare, cioè da ricevere con fede nel Sacramento, lasciandosi nutrire dalla sua pienezza di vita.
Lo scopo dell'Incarnazione, la missione del Figlio inviato dal Padre a dare agli uomini la vita, trova il suo compimento nell'incontro eucaristico.
L'esperienza di incontro con Dio e tra fratelli, vissuta nella celebrazione eucaristica, va trasferita nella vita di ogni giorno. Mangiare e bere la carne e il sangue di Cristo non significa solo credere nella presenza reale del Signore e nel suo dono di amore, ma significa accogliere questo dono, porsi in sintonia con esso e prolungarlo nella vita.
Una vita che può dirsi divina non solo perché viene da Dio come un dono, ma perché è una comunione con la stessa vita di Dio. E non è solo una realtà futura, ma già presente nell'oggi, sia pure allo stato germinale.
Dimorare con Dio è già possibile all'uomo che si apre alla Parola del Signore e si siede con Lui al banchetto eucaristico.
Luca Desserafino sdb

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