p. Alberto Maggi OSM"IO SONO IL PANE VIVO DISCESO DAL CIELO "

XIX TEMPO ORDINARIO – 9 agosto 2015
- Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Gv 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il
pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui
non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il
Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E

tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a
me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è
la mia carne per la vita del mondo».
Con l’espressione ‘giudei’ nel vangelo di Giovanni, non si indica il popolo, ma i capi religiosi, le autorità
religiose, e sono queste che mormorano contro Gesù. Che mormorino contro Gesù i capi si può capire,
ma in questo vangelo mormorano contro Gesù sia la folla, ma anche i discepoli.
Gesù è riuscito a scontentare tutti quanti e vedremo in questo vangelo perché.
Qui gli scontenti sono i capi del popolo perché non possono ammettere che Gesù rivendichi la
condizione divina. Gesù ha detto “io sono” – è il nome di Dio – “il pane disceso dal cielo”. Che un uomo
pretenda di avere la condizione divina per le autorità religiose è un crimine intollerabile. Dio mette tutto
il suo intento per avvicinarsi all’uomo e fondersi con lui; le autorità religiose hanno tutto l’interesse e
mettono tutto l’intento per separare l’uomo da Dio, perché più Dio e l’uomo sono lontani, più essi si
possono inserire quali unici mediatori.
E quindi non accettano la pretesa di Gesù di essere un uomo con la condizione divina.
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Ecco perché replicano “ma non è costui il figlio di Giuseppe?” E Gesù dà un importante criterio per
avvicinarsi e accoglierlo: “nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Cosa
vuol dire per Gesù? Andare a Gesù significa riconoscere Dio come Padre, cioè colui che è a favore
dell’uomo, perché Gesù è l’espressione dell’amore di Dio per tutta l’umanità.
Chiunque vede in Dio un alleato per l’uomo si sente poi attratto da Gesù. Ecco perché i capi non
avvicineranno mai Gesù e non arriveranno mai a Dio, perché loro non sono interessati al bene
dell’uomo, ma soltanto al proprio prestigio. Non conoscono il Padre, ma soltanto il loro interesse.
Questo amore che Gesù comunica è un amore che viene da Dio e quindi è indistruttibile, ecco perché
Gesù può assicurare “io vi dico che chi crede”, cioè ‘chi da adesione a questo Gesù, a questo progetto
d’amore di Dio per l’umanità, “ha la vita eterna”. La vita eterna per Gesù non è una promessa da
conseguire nel futuro, per la buona condotta tenuta nel presente, ma una realtà che si può
sperimentare in questa esistenza. Quindi Gesù non dice “chi crede avrà” poi nel futuro la vita eterna, ma
“chi crede ha già”, sperimenta già adesso una vita di una qualità tale che è indistruttibile.
Poi Gesù dice quello che non dovrebbe dire, ecco perché riesce a scontentare tutti quanti, e mette il dito
nella piaga. Gesù, rivendicando la condizione divina, “Io sono io pane della vita”, dice “i vostri padri”.
Gesù avrebbe dovuto dire “i nostri padri”, anche lui è un componente del popolo di Israele, ma Gesù
prende le distanze. Lui è mosso e segue il Padre, non i padri, non la tradizione del popolo.
“I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti”. Gesù mette il dito nella piaga del
grande fallimento dell’esodo. Tutti quelli che sono usciti dalla schiavitù egiziana sono tutti morti nel
deserto. Neanche uno è entrato nella terra promessa; i loro figli sono entrati nella terra promessa. Ma
neanche Mosè c’è riuscito e sono tutti morti.
E perché sono morti? Secondo il libro di Giosuè e secondo il libro dei Numeri, sono morti per non aver
dato ascolto alla voce di Dio. Allora Gesù dà un monito “come quella generazione morì nel deserto per
non aver ascoltato la voce di Dio, anche voi rischiate di non entrare nella pienezza della libertà se non
ascoltate questa voce.
Ed ecco allora Gesù che rivendica e conferma “se uno mangia di questo pane” – che è lui, la sua vita –
“vivrà in eterno”. La vita che Gesù comunica è una vita che non viene interrotta dalla morte. E poi questa
preziosa indicazione “il pane che io darò è la mia carne”, l’evangelista usa il termine ‘carne’ che indica la
debolezza dell’uomo, “per la vita del mondo”. Non esistono doni divini che non si manifestino nella
debolezza della condizione umana.

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