p. Alberto Maggi OSM"LA MIA CARNE E’ VERO CIBO E IL MIO SANGUE VERA BEVANDA "

XX TEMPO ORDINARIO – 16 agosto 2015
- Commento al Vangelo di p.
Alberto Maggi OSM
Gv 6, 51-58
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia
di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua
carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la
carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché
la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha
la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono.
Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
L’evangelista ci presenta la conclusione del lungo discorso tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao,
tutto incentrato sull’Eucaristia.
Giovanni è l’evangelista che non ha il racconto della cena Eucaristica, ma in realtà è l’evangelista che, più
degli altri, ne esplora i ricchissimi significati. Vediamoli.
Gesù, rivendicando la condizione divina con il nome “Io sono”, afferma di essere questo “pane vivo che
discende dal cielo. Chi lo mangia vivrà per sempre”, quindi è un pane che consente una vita di una
qualità tale che neanche la morte potrà scalfire, e, dichiara Gesù “il pane che vi darò è la carne per la
vita del mondo”.
Qual è il significato di questa espressione? ‘La Carne’ indica l’uomo nella sua debolezza. La vita di Dio
non si può dare al di fuori della realtà umana. Non può esserci comunicazione dello Spirito dove non ci
sia anche il dono della carne. I doni dello Spirito passano attraverso l’umanità, più si è umani e più si
scopre il divino che è in sé.
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Ebbene “i Giudei” – ricordo che con questo termine si indicano le autorità religiose, i capi - non
accettano questo, si mettono a discutere aspramente e dicono “come può costui” – notiamo come i
giudei si rivolgano sempre a Gesù con disprezzo, ed evitano sempre di nominarlo - “darci la sua carne
da mangiare?”
Un Dio che, anziché pretendere i doni si fa lui dono per la vita del mondo, questo è inaccettabile per
un’istituzione religiosa che ha creato un Dio a sua immagine e somiglianza, e come essa sfruttatrice dei
bisogni dell’uomo.
Ebbene, ecco la dichiarazione di Gesù “in verità, in verità vi dico” – affermazione importante che significa
‘vi assicuro, con certezza’ – “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue,
non avete in voi la vita”. Questa carne e sangue sono un tema molto caro all’evangelista, che rimanda a
Gesù quale Agnello di Dio. Gesù è stato presentato fin dall’inizio di questo vangelo come l’Agnello di
Dio, cioè l’agnello dell’esodo pasquale, quell’agnello di cui, secondo le indicazioni di Mosè, bisognava
mangiare la carne per avere la forza di iniziare questo esodo e il cui sangue avrebbe liberato dalla morte
nella notte dello sterminio dei figli degli egiziani.
Ebbene Gesù viene presentato da questo evangelista come il vero Agnello, la carne darà la capacità di
perpetuare questo esodo fino al suo pieno completamento e il sangue non libererà dalla morte terrena,
da una morte fisica, ma libera dalla ‘morte per sempre’, cioè consentirà di vivere una ‘vita per sempre’.
E Gesù, a questa espressione già difficile da accettare per i giudei, mangiare la carne, aggiunge qualcosa
che stride per la cultura e la mentalità ebraiche, cioè bere il sangue. Per evitare che intendano in
maniera simbolica, in maniera metaforica, Gesù dice “chi mastica”. Qui l’evangelista per il verbo
‘mangiare’, usa il greco ‘trogo’ (trogo), che già dà l’idea di qualcosa di molto rude che significa ‘triturare’,
‘masticare’, quindi Gesù vuole evitare che ci sia un’adesione ideale; no, l’adesione deve essere
completa.
“Chi mastica la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. Di nuovo Gesù torna sul tema che gli è
molto caro: la vita eterna non è collocata nel futuro, come una ricompensa per il buon comportamento
tenuto nel presente, ma un’esperienza nel presente. Chi dà adesione a Gesù e come lui si fa carne per la
vita degli uomini, si fa pane per il bene degli uomini, questo ha già una vita di una qualità tale che la
morte non potrà interromperla.
E continua Gesù “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”. Il progetto di
Dio è quello di fondersi con l’uomo. Mentre l’istituzione religiosa allontana Dio dall’uomo per mettersi
come unica mediatrice, Dio vuole fondersi con l’uomo e diventare una sola cosa con lui. Dichiara Gesù
“chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”, c’è questa fusione tra Dio e
l’uomo.
L’unico vero santuario nel quale si irradia l’amore di Dio da questo momento è l’uomo che lo ha accolto.
E, continua Gesù, “come il Padre, che ha la vita” - è la prima volta nel vangelo il Padre viene dichiarato il
Padre vivente, colui che comunica vita – “ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che
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mangia me vivrà per me”. Non è soltanto la causa, ma è anche l’effetto. Chi mangia di Gesù vivrà grazie
a lui, ma vivrà per lui. Come il Padre ha mandato il Figlio nel mondo per essere testimone di un Dio
ESCLUSIVAMENTE BUONO, di un amore fedele, così questo sarà il destino e la missione di tutti quelli
che accolgono Gesù.
L’unico vero santuario dove si manifesta l’amore di Dio è dove questo amore non esclude nessuno. E poi
Gesù di nuovo ritorna sull’affondo “questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono
i padri e morirono”. Ricorda il fallimento dell’esodo che è avvenuto perché non hanno ascoltato la voce
di Dio. “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”, l’esodo di Gesù è destinato a realizzarsi pienamente.

DAL SITO:CENTRO STUDI BIBLICI "G. VANNUCCI"

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