P. Ermanno Rossi O.P“E io lo risusciterò nell'ultimo giorno”
XIX Domenica Ordinaria – Anno B
(Gv 6,41-51)
Da qualche settimana stiamo leggendo il capitolo 6° del Vangelo di Giovanni sul Pane di Vita. Gesù è nella sinagoga di Cafarnao, il giorno dopo la moltiplicazione dei pani.
Le sue affermazioni sono nuovissime, sconvolgenti: coinvolgono la divinità del Padre - in unità col quale Egli opera -, e suppongono la sua divinità. Questo disorienta gli ascoltatori.
Gesù afferma: “Sono disceso dal cielo”; ma non è “il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre”, essi mormorano tra loro.
Non possiamo dar loro torto per tale disorientamento; ma, d'altra parte, anche Gesù ha ragione: Egli è veramente “disceso dal cielo”. Gesù li comprende; per questo, usa tanta pazienza; opera prodigi di gran potenza e n’opererà di maggiori: la sua risurrezione. Cerca, così, d’aprirsi un varco nel loro cuore.
Li ammonisce, pertanto: “Non mormorate tra di voi”. Fa, poi, un'affermazione che fa riflettere: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”.
Se voi non venite - sembra dire Gesù -, è perché il Padre non vi attira; ma, allora, la colpa non è loro?
Il fatto è che l'azione di Dio s’intreccia con la libera risposta dell'uomo. Ambedue sono sovrane nel loro ambito. D'altra parte, Gesù dice loro queste cose perché si aprano all'ascolto profondo.
«Questo dono [infatti] Dio lo vuol fare a tutti, - scrive Chiara Lubich, commentando questo brano - purché trovi in essi le condizioni richieste. I grandi ostacoli al dono di Dio possono essere soltanto il nostro orgoglio e i nostri attaccamenti; sono la mancanza d’apertura verso la luce di Dio; soprattutto sono la mancanza di generosità e di disponibilità a quei cambiamenti di mentalità e di vita, che Gesù ci chiede. Certo è che, vivendo la sua parola, Gesù entra in noi e con Lui la vita eterna».
S. Agostino ammonisce: «Non cercare di giudicare chi è che sarà attratto e chi è che non lo sarà, né di stabilire perché uno sarà attratto e un altro non lo sarà, se non vuoi sbagliare. Accetta queste parole e cerca di capire. Non sei attratto dal Signore? Prega per esserlo». E continua: «Quando ascolti: “Nessuno viene a me se non è attratto dal Padre” non pensare di essere attirato tuo malgrado. La tua anima è attirata anche dall'amore».
Gesù prosegue con affermazioni altrettanto importanti: “E io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.
C'è una duplice risurrezione; o meglio, una sola risurrezione con duplice destinazione: alla vita eterna o alla seconda morte che è l'eterna dannazione.
Gesù risuscita alla vita chi andrà a Lui. Andare da Gesù! Ma che cosa significa?
“Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da Lui, viene a me”. Occorre, dunque, udire il Padre e imparare da Gesù.
Che cosa udiamo e che cosa impariamo?
Il Padre testimonia in favore del Figlio; ci rimanda a Lui, e ci spinge ad ascoltarlo.
Ci parla nel Figlio. Il Figlio, infatti, è la Parola del Padre. È il Padre che parla, ma il Figlio è la Parola che ha la vita in sé. Nessuno può andare da Gesù se il Padre non lo attira. A costui, il Padre parla nel Figlio.
“Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo Colui che viene da Dio ha visto il Padre”; eppure Gesù dirà, nell'ultima cena: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Gesù è la manifestazione del Padre: il Padre si rende visibile nel Figlio, parla nel Figlio.
Ed ecco un'altra grand’affermazione: “In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna”.
“Per possedere questa vita occorre credere in Gesù; e si crede in Lui accogliendo e mettendo in pratica le sue parole… ” (Chiara Lubich).
È necessaria, quindi, una nuova apertura alle Parole di Gesù. Occorre accoglierle senza riserve e senza riduzioni, mettendo da parte il rispetto umano, le paure o i pretesti che potrebbero essere suggeriti dalla nostra meschinità.
«Allora le parole di Gesù s’illumineranno e Gesù entrerà in noi con la sua verità, la sua forza ed il suo amore. La nostra vita sarà sempre più un vivere con Lui, un fare tutto assieme a Lui. Ed anche la morte fisica che ci attende, non potrà più spaventarci, perché con Gesù ha già avuto inizio in noi la vera vita, la vita che non muore» (Chiara Lubich, ib.).
(Gv 6,41-51)
Da qualche settimana stiamo leggendo il capitolo 6° del Vangelo di Giovanni sul Pane di Vita. Gesù è nella sinagoga di Cafarnao, il giorno dopo la moltiplicazione dei pani.
Le sue affermazioni sono nuovissime, sconvolgenti: coinvolgono la divinità del Padre - in unità col quale Egli opera -, e suppongono la sua divinità. Questo disorienta gli ascoltatori.
Gesù afferma: “Sono disceso dal cielo”; ma non è “il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre”, essi mormorano tra loro.
Non possiamo dar loro torto per tale disorientamento; ma, d'altra parte, anche Gesù ha ragione: Egli è veramente “disceso dal cielo”. Gesù li comprende; per questo, usa tanta pazienza; opera prodigi di gran potenza e n’opererà di maggiori: la sua risurrezione. Cerca, così, d’aprirsi un varco nel loro cuore.
Li ammonisce, pertanto: “Non mormorate tra di voi”. Fa, poi, un'affermazione che fa riflettere: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”.
Se voi non venite - sembra dire Gesù -, è perché il Padre non vi attira; ma, allora, la colpa non è loro?
Il fatto è che l'azione di Dio s’intreccia con la libera risposta dell'uomo. Ambedue sono sovrane nel loro ambito. D'altra parte, Gesù dice loro queste cose perché si aprano all'ascolto profondo.
«Questo dono [infatti] Dio lo vuol fare a tutti, - scrive Chiara Lubich, commentando questo brano - purché trovi in essi le condizioni richieste. I grandi ostacoli al dono di Dio possono essere soltanto il nostro orgoglio e i nostri attaccamenti; sono la mancanza d’apertura verso la luce di Dio; soprattutto sono la mancanza di generosità e di disponibilità a quei cambiamenti di mentalità e di vita, che Gesù ci chiede. Certo è che, vivendo la sua parola, Gesù entra in noi e con Lui la vita eterna».
S. Agostino ammonisce: «Non cercare di giudicare chi è che sarà attratto e chi è che non lo sarà, né di stabilire perché uno sarà attratto e un altro non lo sarà, se non vuoi sbagliare. Accetta queste parole e cerca di capire. Non sei attratto dal Signore? Prega per esserlo». E continua: «Quando ascolti: “Nessuno viene a me se non è attratto dal Padre” non pensare di essere attirato tuo malgrado. La tua anima è attirata anche dall'amore».
Gesù prosegue con affermazioni altrettanto importanti: “E io lo risusciterò nell'ultimo giorno”.
C'è una duplice risurrezione; o meglio, una sola risurrezione con duplice destinazione: alla vita eterna o alla seconda morte che è l'eterna dannazione.
Gesù risuscita alla vita chi andrà a Lui. Andare da Gesù! Ma che cosa significa?
“Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da Lui, viene a me”. Occorre, dunque, udire il Padre e imparare da Gesù.
Che cosa udiamo e che cosa impariamo?
Il Padre testimonia in favore del Figlio; ci rimanda a Lui, e ci spinge ad ascoltarlo.
Ci parla nel Figlio. Il Figlio, infatti, è la Parola del Padre. È il Padre che parla, ma il Figlio è la Parola che ha la vita in sé. Nessuno può andare da Gesù se il Padre non lo attira. A costui, il Padre parla nel Figlio.
“Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo Colui che viene da Dio ha visto il Padre”; eppure Gesù dirà, nell'ultima cena: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Gesù è la manifestazione del Padre: il Padre si rende visibile nel Figlio, parla nel Figlio.
Ed ecco un'altra grand’affermazione: “In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna”.
“Per possedere questa vita occorre credere in Gesù; e si crede in Lui accogliendo e mettendo in pratica le sue parole… ” (Chiara Lubich).
È necessaria, quindi, una nuova apertura alle Parole di Gesù. Occorre accoglierle senza riserve e senza riduzioni, mettendo da parte il rispetto umano, le paure o i pretesti che potrebbero essere suggeriti dalla nostra meschinità.
«Allora le parole di Gesù s’illumineranno e Gesù entrerà in noi con la sua verità, la sua forza ed il suo amore. La nostra vita sarà sempre più un vivere con Lui, un fare tutto assieme a Lui. Ed anche la morte fisica che ci attende, non potrà più spaventarci, perché con Gesù ha già avuto inizio in noi la vera vita, la vita che non muore» (Chiara Lubich, ib.).
Commenti
Posta un commento