Pane Quotidiano«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna»

La Liturgia di Domenica 23 Agosto 2015  VANGELO (Gv 6,60-69) COMMENTO:Rev. D. Miquel VENQUE i To 
(Barcelona, Spagna)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro:
«Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Parola del Signore
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna»
Rev. D. Miquel VENQUE i To 
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci porta a Cafarnao, dove Gesù è seguito da molti per aver visto i suoi miracoli, soprattutto quello della spettacolare moltiplicazione dei pani. Socialmente, Gesù corre il rischio di morire di successo, come viene spesso detto; inoltre lo vogliono nominare re. Si tratta di un momento chiave della catechesi di Gesù. E' il momento in cui inizia a esporre chiaramente la dimensione soprannaturale del suo messaggio. E, come Gesù è un catechista così buono, perfetto sacerdote, il miglior vescovo e papa, li lascia andare, con dolore, ma Egli è fedele al suo messaggio. Il successo popolare non lo cieca.

Diceva un grande sacerdote che, in tutta la storia della Chiesa, sono cadute persone che sembravano colonne indispensabili: «si tirarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). Io e te possiamo cadere, "lasciar stare", allontanarci, criticare, "andare alla nostra." Con umiltà e fiducia diciamo al buon Gesù che vogliamo essere fedeli oggi, domani e ogni giorno; che ci faccia vedere il poco senso evangelico che ha discutere gli insegnamenti di Dio o della Chiesa perché "non capisco": «Signore, da chi andremo?» (Gv 6,68). Chiediamo più visione soprannaturale. Solo in Gesù e nella sua Chiesa, troviamo la Parola di vita eterna: «Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).

Come Pietro, noi sappiamo che Gesù ci parla con linguaggio soprannaturale, linguaggio che deve essere sintonizzato correttamente per entrare nel suo pieno significato, altrimenti solamente sentiremo dei rumori incoerenti e sgradevoli: dunque è necessario mettere la sintonia al punto. Come Pietro, anche nella nostra vita cristiana ci sono momenti in cui dobbiamo rinnovare e manifestare che stiamo in Gesù e vogliamo continuare con Lui. Pietro amava Gesù Cristo, perciò restò. Gli altri lo volevano per il pane, per le "caramelle", per motivi politici, e lo abbandonano. Il segreto della lealtà è amare, la fiducia. Chiediamo alla Virgo Fidelis che ci aiuti qui ed ora per essere fedeli alla Chiesa che abbiamo.


don Marco Pratesi
Chi volete servire?
Libertà non è vivere la propria vita fine a se stessa, il che la rende sterile e assurda; ma piuttosto come servizio a ciò che merita di essere servito e la rende buona e sensata. Qui allora è questione del primo comandamento, che è poi quello essenziale: l'unico degno di essere servito è Dio. Tutto il resto va vissuto all'interno di questo servizio e in armonia con questa scelta di base.
Israele a Sichem ha manifestato la sua volontà di servire il Signore, ma già dopo la morte di Giosuè si ritrova a zoppicare: l'epoca dei giudici è caratterizzata dal continuo oscillare tra Dio e gli idoli (cf. Gdc 2,11-19). Non dobbiamo illuderci. Un conto sono le intenzioni, un altro la realtà. Mettersi integralmente al servizio di Dio, "con integrità e fedeltà" (Gs 24,14), "con tutto il cuore e tutta l'anima" (Gs 22,5) non è punto di partenza ma di arrivo, e richiede un cammino ben esigente. Vale la pena di intraprenderlo: solo questa è la via della vita.

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