PARROCCHIA SANTA MARIA DEGLI ANGELI"Cosa dobbiamo fare?"

omelia domenica 3o agosto 2015
XXII DOMENICA DEL T.O. ANNO B 2015 
Il Card. Martini scrisse un libro che riprendeva le Beatitudini del Vangelo di Matteo dal titolo:"Cosa dobbiamo fare?" Il Cardinale così spiegava:" Occorre ritrovare il silenzio, l'ascolto dell'altro, una dimensione contemplativa della vita per acquistare lucidità e chiarezza, per
discernere e individuare vie percorribili per la convivenza pacifica delle genti e delle culture, la salvaguardia del pianeta e il bene comune
 È la domanda che rivolgiamo spesso ma non a noi stessi, come dovrebbe essere, rimandiamo invece a Dio o ad altri.
La risposta a questa domanda la ritroviamo nel Vangelo di oggi. Non limitarsi ad una fare "tradizionale" ma ad una "fare" del cuore:" Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro».
Se non c'è un fare dal cuore, rischiamo di vivere un moralismo ma non una vera moralità che cambia il cuore dell'uomo.
San Giacomo, come abbiamo ascoltato dalla 2^ lettura, ha scritto una delle più belle lettere che troviamo nel Nuovo Testamento, che spesso consiglio di rileggere, per la sua ricchezza e soprattutto praticità del come vivere il vangelo, l'apostolo così invita la comunità al fare:" Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.
Un ascolto deve essere seguito da un fare, per non cadere anche noi nella tentazione, di pensare che ciò che è annuncio, è solo un trasmettere delle tradizioni che poi si trasformiamo in tradizioni culturali. L'abbiamo visto in questi anni ogni estate, sagre; feste popolari; che riportano tradizioni che prima avevano un significato religioso, ma poi si sono trasformate nel tempo, in un solo ripetere anzi un riprendere un po' di qua e un po' di là, per farne poi una "profanità" del Vangelo. Come già vi dicevo la domenica del 16 agosto, la finalità del cristianesimo  è l'incontro finale con Cristo, come abbiamo riflettuto nel ritornello del salmo:"Chi teme il signore abiterà nella sua tenda".
Il vivere con lo sguardo a Lui, come direbbe Montale:"Su tutte le cose pare sia scritto: Più in là"
Questa ricerca di Dio, questo gusto di vivere Con e Per Lui, è ciò che spinge a vivere nella realtà. Con tutto ciò che comporta, dialogo, confrontarsi e non cadere nel compromesso della tolleranza ma bensì nel vivere la carità dell'accoglienza.
A volte ci sembra di valicare le montagne, tanto è la difficoltà del vivere la legge divina, quella vera legge divina, quella che Dio ha dato a Mosè.
E penso alle nostre fragilità, al come veramente si cade nel poco. Diceva Bernanos:"Si valica la montagna ma s'inciampa in un sasso".
Non perdiamo mai quello sguardo all'ideale di essere comunità in comunione, di essere cioè un popolo guidato da Cristo, non un gregge disperso nel mondo. Siamo pochi o siamo molti, non ha importanza, è invece importante riprendere quella consapevolezza che noi siamo il lievito del mondo e non la pasta.
Siamo fuoco e non bosco che brucia.

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COMUNE DI GUARDAVALLE

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