don Roberto Seregni "Allentare la presa"

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 
Vangelo: Mc 8,27-35
Tolto il tappo dalle orecchie e sciolto il nodo dalla lingua, il Signore mi mette davanti alle incandescenti esigenti del Vangelo. Non ho più scuse. Tutto, ora, dipende da me, da quanto sono pronto a lasciarmi ribaltare dalla potenza della Parola.

Chi ha un po’ di dimestichezza con il Vangelo di Marco, sa che il brano che oggi la liturgia ci propone è al centro del racconto e fa da cerniera tra le due parti della narrazione dell’intero Vangelo. Qui, a Cesarea di Filippo – il territorio più lontano raggiunto da Gesù nel suo cammino– il Rabbì viene riconosciuto come il Cristo; sulla Croce (Mc 15,39) – il luogo più lontano da tutte le aspettative religiose – viene riconosciuto dal centurione pagano come il Figlio di Dio.
La duplice pungete domanda con cui si apre il Vangelo, non è un segno di squilibro del Rabbì di Nazareth. Lui sa benissimo chi è. Siamo noi che dobbiamo chiarirci le idee...
Fino a questo punto i discepoli lo hanno seguito incantati dalla Sua Parola così diversa da quella degl’altri maestri, i suoi miracoli hanno lasciano tutti a bocca aperta, il suo modo di parlare del Padre ha rivela un’ intimità inaudita con Dio, la sua attenzione e simpatia verso i poveri, gli ammalati, gli esclusi ha capovolto gli schemi religiosi del tempo. Ma ora Gesù inizia a girare le carte in tavola, vuole fare il punto della situazione con i suoi discepoli. E con noi.
“La gente chi dice che io sia?”. Facile: Giovanni Battista, Elia o qualcuno dei profeti... Tutti hanno capito la grandezza di Gesù, ma la riducono a qualcosa di già noto e conosciuto, non riescono a cogliere la sua novità. Ho l’impressione che questo non sia solo un “difetto” dei contemporanei di Gesù... Anche noi corriamo il pericolo di dare per scontato, di pretendere di sapere già e ci chiudiamo in una fede stanca e ripetitiva...
Ma Gesù non si accontenta di smascherare la folla, ora vuole arrivare anche a loro, ai discepoli. E a noi. “Ma voi, chi dite che io sia?”.
Eccoci, cari amici. Qui si gioca tutto. Questa è la domanda fondamentale del Vangelo. Tutta la nostra vita cristiana sta qui.
Mi piace sottolineare che Gesù, in tutta la sua vita, non ha mai imposto nulla a nessuno. Si è esposto e proposto, ma mai imposto. Con la sua domanda (“Ma voi, chi dite che io sia?”) e il suo invito ( “Se qualcuno vuole venire dietro a me...” ), Gesù ci fa intravedere che esiste una possibilità nuova, che c’è qualcosa di diverso, che è possibile cambiare, rialzarsi e uscire dalle secche dell’autoreferenzialismo.
Si può, per davvero. Bisogna solo volerlo con tutto il cuore, allentare la presa su se stessi, lasciarsi guidare dallo Spirito e allenare lo sguardo per non perdere di vista i passi del Rabbì.
Buona settimana
don Roberto

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