JUAN J. BARTOLOME sdb LECTIO DIVINA "Dio "lo creò maschio e femmina"

4 ottobre 2015 | 27a Domenica - Tempo Ordinario B | Lectio Divina
LECTIO DIVINA: Mc 10,2-16
Nel contesto narrativo creato per l'intervento di Gesù nel suo viaggi verso Gerusalemme, Marco mette in evidenza l'insegnamento di Gesù sulla vita matrimoniale. L'episodio presenta due scene:
la prima è il riflesso della controversia anti farisaica di Gesù sull'indissolubilità del vincolo matrimoniale. Gesù opta, con una radicalità inusuale per il suo tempo, per il disegno originale di Dio. Nessuna legge tradizionale, né un uomo di Dio come Mosè, possono ostacolare il progetto iniziale di Dio; quello che Dio pretese al principio si deve rispettare. Lasciare che Dio sia Dio, anche in seno all'intimità matrimoniale, è il modo di anticipare il regno che viene. La seconda scena ricorda la tenerezza di Gesù di fronte ai bambini, non perché lo siano bensì per la loro ingenuità, la loro dipendenza dai più grandi, ciò diventa l'esempio e norma di vita per quanti aspettano il regno di Dio; non è l'essere bambini che importa ma diventare come loro. Fare come i bambini non è un ideale di uomini maturi, non è dipendenza da Dio, solo la fiducia e l'essere subordinati è ciò che converte il credente in figlio.

In quel tempo, 2si accostarono a Gesù alcuni farisei e lo interrogarono, per metterlo alla prova:
"E' lecito a un uomo ripudiare la propria moglie"?
3Gesù rispose:
"Che cosa ha ordinato Mosè"?
4Risposero:
"Mosè ha permesso di ripudiarla, dandole un atto di ripudio".
5Gesù replicò:
"Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha dato questo precetto. 6Ma al principio della creazione Dio "lo creò maschio e femmina. 7Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre, e si unirà a sua moglie, 8e i due saranno una sola carne". Di modo che non sono due, ma una sola carne. 9Quello che Dio ha unito, l'uomo non lo separi".
10In casa, i discepoli lo interrogarono.
11Egli disse loro:
"Se uno divorzia da sua moglie e ne sposa un altra, commette adulterio contra la prima. 12E se ella divorzia da suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio."
13Gli portarono dei bambini perché li toccasse, però i discepoli li rimproveravano.
14Al vedere questo, Gesù si indignò e disse:
"Lasciate che i bambini vengano a me: non glielo impedite; di quelli che sono come loro è il regno di Dio. 15Vi assicuro che chi non accetta il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà".
16Li abbracciava e li benediceva imponendo loro le mani.

1. LEGGERE: Capire quello che dice il testo e come lo dice

Questo brano in cui l'unico motivo centrale è l'insegnamento di Gesù sul matrimonio è diviso in due parti: una prima discussione tra coloro che chiedono se è lecito il divorzio (Mc 10,2-9), l'altra sull'istruzione ai discepoli sulla vita di famiglia (Mc 10,10-16).
La controversia parte da una domanda che oltre ad essere maliziosa non è necessaria, sapevano bene coloro che interrogavano Gesù quale era la normativa. Di fatto interrogati da Gesù, si rifaranno al testo biblico che permetteva il ripudio (Dt 14,1-4). La domanda, apparentemente ingenua, cercava di mettere in difficoltà Gesù. E Gesù obbligandoli a rispondere a se stessi, smaschera le loro intenzioni; prova la sua malizia e l'inutilità della domanda e coglie l'occasione per rafforzare il concetto del matrimonio con un duplice argomento: nel primo stabilisce delle disposizioni per gli Israeliti di ubbidire a Dio; il secondo ricorda il progetto iniziale di Dio. La durezza del loro cuore, obbligò Mosè di permettere il ripudio (Mc 10,5); non fu un privilegio concesso, ma una concessione rubata, il permesso per una debolezza permanente. Attenendosi alla volontà originaria di Dio (Gn 1,27;2,24), Gesù fa vedere che Dio non solo proibisce il divorzio ma non lo autorizza senza possibilità di dissolversi: sono, senza possibilità di dissoluzione, una sola carne com'è il destino degli sposati. L'atteggiamento di Gesù fu più radicale ed insolita di quanto speravano coloro che lo avevano interrogato. Il divorzio era una pratica abituale (nonostante, Ml 2.16) e si discuteva solo la causa sufficiente - "peraltro vergognosa o gravemente inconveniente" - affinché il marito potesse ripudiare. Con l'atta di ripudio la donna era libera della tutela legale dell'ex marito e poteva sposarsi con un altro uomo. Negando la possibilità della dissoluzione della vita matrimoniale, Gesù desautorizzava la pratica del ripudio legale, ciò contraddiceva non solo la prassi dominante ma anche i valori culturali. Tale posizione diventa così insopportabile, anche per le prime comunità, che in seguito cercarono di alleggerire (Cfr Mt 5,32; 19,9; 1 Cor 7,7,12-16). Precisamente per questo, è probabile che Gesù non permette il divorzio perché contraddice l'ordine di Dio Creatore. Lo disse chiaro ai suoi discepoli, quando in privato ripete che il divorziato, uomo/donna, che si risposa commette adulterio.
Questo eccezionale rigore si attenua nella scena successiva, nella quale Gesù accoglie con tenerezza alcuni bambini che gli si avvicinarono (Mc 10,13-16). Più che la donna, i bambini erano i più vulnerabili nella società di Gesù; erano un peso economico e una nullità sociale, dipendendo sempre dai più grandi. La scena può dimostrare l'affetto e la difesa di Gesù contro i suoi discepoli. Però le parole di Gesù, più che le sue azioni, chiarificano le ragioni della sua preferenza: non è che sono degni di misericordia, perché sono deboli, ma è l'esempio di come devono essere coloro che vogliono entrare nel regno dei cieli. Il bambino, debole e bisognoso, che accetta ciò che gli si dà, merita Dio e il suo Regno; per questo Gesù li vuole intorno a se perché sono paradigma vivente per gli ereditari del Regno.

II. MEDITARE: applicare quello che dice il testo alla vita

Già ai tempi di Gesù si discuteva del divorzio! E come ci ricorda il Vangelo, anche Gesù si trova coinvolto in questa discussione. Una domanda dei farisei, maliziosa, lo obbliga a prendere partito. E la risposta di Gesù, per poco moderna che sembri - accusa molto frequente nei nostri contemporanei più 'eruditi' -, anche se inutile nella pratica - è questa la nostra costatazione quotidiana se osserviamo la vita privata di tanta gente oggi importante nella nostra società -, per inumana che possa risultare nel suo impegno - è anche questo il nostro giudizio della nostra esperienza -, è da assumere da quanti desiderano essere riconosciuti da Gesù come suoi discepoli. Vi è altro, poi, nell'atteggiamento del cristo sull'indissolubilità del matrimonio, perché la sua accettazione cordiale e della sua vita quotidiana dipende il nostro essere cristiani. Né più né meno. Per poter capire la risposta di Gesù, bisogna pensare che, nel suo tempo, nemmeno i migliori dei sui contemporanei discutevano sulla liceità del divorzio. La stessa legge approvava il ripudio della moglie se il marito trovava in lei qualcosa di vergognoso o dispiacevole (Dt 24,1). La discussione tra le parti era l'interpretare cosa volesse dire vergognoso o dispiacevole che giustificava la rottura della vita matrimoniale. Nella sua risposta Gesù volle entrare in questo tipo di discussione; non nega che Mosè aveva permesso la pratica del divorzio e istituito, incluso, un procedimento legale per conseguirlo. Ma lo spiega come una concessione, causa la durezza del cuore, di fronte alla volontà originale di dio; la considera come una eccezione inaccettabile; per Lui non c'era niente, di sgradevole o non, che potesse portare alla separazione matrimoniale. Sappiamo che il progetto di Dio fu, fin dal principio, che uomo e donna fossero una sola carne, un'unica comunità di vita; e da questo piano originale di Dio, Gesù si fa portavoce e difensore ad oltranza, senza concedere eccezione alcuna.
A stento oggi possiamo accogliere lo scandalo che questa posizione di Gesù ha provocato nei suoi ascoltatori, non per la sua durezza delle sue conseguenze, che sono evidenti anche a noi oggi, ma perché negando la legittimità al divorzio si opponeva di fatto alla legge scritta da Dio. Ricusava di accettare quello che stabiliva la legge di Dio: ecco un uomo che si confrontava con Dio! Misconoscere la legge di Dio era peggio che trasgredirla. Gesù si poneva in forma pericolosa come un peccatore.
La nostra situazione, invece, è radicalmente diversa. Oggi gli uomini, anche tra quelli che si dichiarano cristiani, si oppongono alla volontà di Dio che Cristo Gesù ha difeso controcorrente; curiosamente, si desidera di vivere questo stato di vita che Gesù dichiarò come contrario al piano primordiale di Dio. E si ricorre, come facevano già i contemporanei di Gesù a delle leggi più comprensive, a delle norme più umane, a costumi più universali, per disprezzare la volontà di Dio. Si è capaci di accusare Dio passato di moda, esagerato nelle sue pretese, inumano nelle sue esigenze per negargli con pretesa -e con la coscienza tranquilla - la sottomissione che gli si deve.
Non è casuale che in un mondo dove si sta perdendo Dio ogni giorno di più, gli sposi, anche quelli cristiani, stanno perdendo la capacità di essere fedeli reciprocamente. Escludere Dio, conduce inesorabilmente a escludere il prossimo, anche a chi si è promesso di amare e di donarsi per tutta la vita.
Con la sua intransigenza, tanto incomprensibile per noi come lo fu per i suoi contemporanei, Gesù si pone dalla arte di Dio e ci scopre la volontà originaria di Dio su di noi. Due sono gli insegnamenti che possiamo imparare se vogliamo continuare ad essere i discepoli di Gesù; la sua accettazione cordiale, senza obiezioni, la sua vita quotidiana, che ci contraddistingue come autentici cristiani oggi.
La relazione tra un uomo e donna l'ha concepita Dio per primo; non è frutto di un qualunque pensiero; perché è frutto del volere divino deve rimanere sotto le sue direttive, non è all'arbitrio dell'uomo, dei suoi gusti o non. Attentare contro la sua stabilità, lottare per dissolvere l'unione voluta da Dio, in qualsiasi forma e con qualunque risultato, significa attentare Dio e un non riconoscere il suo piano originale.
Oggi i matrimoni cristiani, debbono sopportare, oltre le proprie difficoltà, gli attacchi contro l'unità che provengono da un'ambiente culturale, che tende a considerare una cosa rara e impossibile la fedeltà, di persone concrete, che non rispettano, ancor di più, che non accettano il piano di Dio. Difendendo l'unità indissolubile del matrimonio, - del nostro o di quello degli altri -, seguiamo l'esempio di Cristo e difendendo la volontà di Dio. Potremmo desiderare di più, essendo tanto deboli? E quantunque questo ci costringe a dare ragione della nostra fede in pubblico, in mezzo ad una società che permette e favorisce il divorzio, e, ancora più difficile, nella nostra propria intimità, difendendo l'indissolubilità del matrimonio dagli attacchi che provengono dal nostro cuore, ci deve consolare il fatto che ci siamo schierati con dio. Avendo Dio al nostro lato, abbiamo assicurato l'esito finale.
Dio sceglierà chi lo ha scelto. In fondo, e qui vi è la seconda lezione che Gesù ci dà oggi, l'intransigenza nel difendere il matrimonio nasce da una opzione radicale per Dio. La posizione di Gesù la capisce solo colui che come Lui mette Dio sopra ogni cosa, chi gli permette di essere Dio sempre. Lasciare che Dio sia Dio, anche nella nostra vita matrimoniale, permettergli che la sua volontà sia conforme alla nostra vita e con chi più vogliamo bene, fare della sua volontà la norma suprema dei nostri affetti e il fondamento principale della fedeltà che dobbiamo a chi l'abbiamo promessa, significherebbe poter vivere come Dio ci ha pensato fin dal principio.
Non c'è da meravigliarsi che chi opta per Dio, in concreto come ci ricorda il vangelo, optando per il suo progetto originale sull'indissolubilità dell'unione matrimoniale, si incontra con l'ironia del suo mondo, l'incomprensione dei suoi e, a volte anche, con il dolore del suo cuore; conta, nonostante, il desiderio del suo Dio e si manifesta come autentico discepolo di Gesù.
Vivere la nostra vita, anche la vita matrimoniale, nel progetto di Dio, è ciò che ci si aspetta dai cristiani di oggi.
                                                                                    JUAN J. BARTOLOME sdb

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