PARROCCHIA S. MARIA DEGLI ANGELI «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me>>

XXV DOMENICA DEL T. O. ANNO B 2015 
Come già affermavo domenica scorsa, il Vangelo su cui mediteremo in queste domeniche riporta  la seconda parte, cioè il momento in cui dopo che Gesù ha rivelato ai suoi apostoli la scelta di vivere il sacrificio della Croce, annuncerà in più occasioni l' avvicinamento della passione."Il
Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà".
Come abbiamo ascoltato nella 1^ lettura, Cristo, il Giusto, verrà perseguitato perché proclamerà la pace, il sacrificio come dono d'amore. Verrà perseguitato perché la pace non è un ideale condivisibile.
Vera pace significa essere costruttori, cioè vivere il sacrificio anche del mettersi da parte ,  non  lottare per chi è il più grande. Dal Vangelo abbiamo ascoltato: "Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. "
Anche l'apostolo Giacomo nella seconda lettura ci richiama al bisogno della pace e ai suoi frutti:"Invece la sapienza che viene dall'alto, anzitutto, è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera".
È importante notare il passaggio che ci fa comprendere, al di là del sentimentalismo, il significato vero dell'ultimo passo del Vangelo: "E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Dire bambino, significa:"Bisogno di accoglienza, amore e rispetto".
Una parola  mette in chiaro tutto:" Nel mio nome". Gesù invita i suoi apostoli a vivere la fede, al fare, nel Suo nome-persona.  Fare per noi è principio di disgregazione, autoaffermazione o   senso di colpa. Vivere la vera carità è entrare nel Mistero della SS. Trinità.
È bello un paragone che riportava Marco Aurelio:"Belli soni i grani dell'incenso, chi è caduto prima o dopo, ma tutti sono poi uniti nel fumo" .
 Il concetto del vivere la carità nel nome di Cristo, i santi lo hanno più volte ribadito."Gesù e' la vita che deve essere vissuta. Gesù è l'amore che deve essere amato."(Madre Teresa)
Non abbiamo paura di tendere verso l'alto, verso le altezze di Dio. Non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo. Lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori. Sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore.(Benedetto XVI)
La carità della pace non si riesce a viverla perché non  lo vogliamo noi. Spesso riprendo l'aspetto importante del pensare che siamo noi. Protagonisti della costruzione di un mondo nuovo , come gli apostoli, cadiamo spesso nell'errore del protagonismo.
Se ci lasciamo modellare da Gesù, come il vasaio fa con la creta, allora diventeremo come Lui, avremo il suo stesso sguardo sulla realtà.
Pregare per chiedere cosa se non la Grazia?
Domenica  06 settembre,riflettendo sul Vangelo della Guarigione del sordomuto, dicevo appunto: noi, quando preghiamo, cosa chiediamo veramente?  Anche oggi San Giacomo riprende questo aspetto e ci dice:"Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni."
Non chiediamo che tutto riesca secondo le nostre idee, i nostri progetti, ma affidiamoci a Lui, come il Miracolo della moltiplicazione dei pani, offriamo a Lui i nostri pani e Lui poi farà il miracolo. è l'amore, che deve essere amato.

DAL SITO:
http://www.guardavalle.net/


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