CLARISSE SANT'AGATA LECTIO DIVINA "Come Colui che serve"

29 Domenica TO - B
Antifona d'Ingresso
Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta, rivolgi a me l'orecchio e ascolta la mia preghiera. Custodiscimi,
o Signore, come la pupilla degli occhi, proteggimi all'ombra delle tue ali.
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti
con lealtà e purezza di spirito. Per Cristo, nostro Signore.

Oppure:
Dio della pace e del perdono, tu ci hai dato in Cristo il sommo sacerdote che è entrato nel santuario
dei cieli in forza dell'unico sacrificio di espiazione; concedi a tutti noi di trovare grazia davanti a te,
perché possiamo condividere fino in fondo il calice della tua volontà e partecipare pienamente alla
morte redentrice del tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli.
Prima Lettura
Is 53,10-11
Dal libro del profeta Isaia.
Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà
una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo
tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si
addosserà le loro iniquità.
Salmo 32 (33)
Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.
Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
Seconda Lettura
Eb 4, 14-16
Dalla lettera agli Ebrei.
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di
Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non
sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi,
escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere
misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Il Figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.
Alleluia.
Vangelo
Mc 10, 35-45
Dal vangelo secondo Marco.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro,
vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia
per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o
essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse
loro: "Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi
sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro
per i quali è stato preparato". Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo
e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i
governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma
chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo
di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la
propria vita in riscatto per molti".
Sulle Offerte
Donaci, o Padre, di accostarci degnamente al tuo altare perché il mistero che ci unisce al tuo Figlio sia
per noi principio di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
Comunione
Gli occhi del Signore sono su quanti lo temono, su quanti sperano nella sua grazia, per salvare la loro
vita dalla morte, per farli sopravvivere in tempo di fame.
Oppure:
Il Figlio dell'uomo è venuto per dare la sua vita in riscatto per tutti gli uomini.
Dopo la Comunione
O Signore, questa celebrazione eucaristica, che ci ha fatto pregustare la realtà del cielo, ci ottenga i
tuoi benefici nella vita presente e ci confermi nella speranza dei beni futuri. Per Cristo nostro
Signore.
Come Colui che serve
Il Vangelo di questa domenica ci conduce sempre più in profondità a contemplare e a cercare
di comprendere il cammino che Gesù, nel suo andare a Gerusalemme, fa fare ai suoi discepoli.
Cammino abitato da tante contraddizioni, paure, fatiche nel capire la via che sceglie di percorrere il
Maestro. Gesù cammina verso il dono di sé sulla croce e i discepoli sono preoccupati di stabilire chi è
il più grande, forse chi tra loro potrà prendere la guida del “gruppo” al posto di Gesù se dovesse
davvero accadergli qualche cosa, sono preoccupati di assicurarsi un posto nel Regno futuro. Gesù
pazientemente continua ad insegnare ai suoi la via, ad educarli alla logica del Regno.
“Concedici di essere seduti nella tua gloria uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra”. Gesù si
misura continuamente con una distanza dai suoi, da coloro che, pur stando con lui, non lo
comprendono. Sembra qui che i discepoli non abbiano nemmeno sentito ciò che Gesù ha appena
annunciato: il suo essere consegnato nelle mani degli uomini per essere messo a morte. L’essenziale
per loro è la gloria promessa, ma che, saltando la croce come via per giungere a questa gloria, diventa
glorificazione di se stessi e non un dono, una risposta del Padre al dono di sé.
I discepoli hanno lasciato tutto per seguirlo, come ci ricordava Pietro nella pagina di Vangelo
della scorsa domenica; i discepoli capiscono forse che bisogna rinnegare se stessi per seguire Gesù;
Giacomo e Giovanni, con uno slancio un po’ esagerato, sono anche disposti ad accettare la morte nel
tempo presente (“Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?".
Gli risposero: "Lo possiamo"), ma per il futuro vogliono essere certi di una ricompensa, di un posto
d’onore, di un posto sempre vicino al Signore.
Tuttavia, tutte queste condizioni che Gesù chiede nella sequela fanno parte di una condizione
definitiva, della condizione che permette al Signore di dimorare, di avere spazio in noi per sempre e
sempre più totalmente. Non sarà tanto una questione di posti più e meno vicini al Signore, ma del
suo essere tutto in tutti, del suo abitare in ogni uomo che avrà creduto in lui.
Gli altri discepoli si indignano davanti alla domanda di Giacomo e Giovanni e forse si
pentono di non essere stati loro per primi a chiedere quei posti, i posti migliori.
“Chi tra voi vuole essere il più grande sarà vostro servo”: Gesù coglie l’occasione per chiarire ancora
una volta con i suoi la via di chi è chiamato a seguirlo. Avere il primo posto significa diventare servi,
essere schiavi dei fratelli, “soggetti ad ogni creatura”- direbbe Francesco d’Assisi- ad immagine di Gesù
stesso che “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la
condizione di servo”. Marco ribadisce alla sua comunità cristiana che se non c’è questa dimensione del
servizio, della sottomissione reciproca, dell’essere persino “schiavi” gli uni degli altri, non c’è
comunità cristiana. Questo è necessario non per essere migliori degli altri o più credibili, ma perché
Gesù ha fatto questa scelta, perché in obbedienza al Padre: “il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare
la sua vita in riscatto per molti”. La vita di Gesù, e quindi anche la chiamata dei discepoli, si gioca in un
servizio totale, in una solidarietà tale con la miseria umana, tanto da dare la vita per la salvezza dei
fratelli. Non è una salvezza che ci possiamo procurare con le nostre forze, ma è un accettare di entrare
nell’abbassamento del Figlio e lasciarsi salvare da Colui che tutto a noi si dona in una abbandono
totale, in una fiducia completa in Lui, anche se la via che percorre ci appare assurda. La chiamata è ad
una conversione profonda abbandonando la nostra cocciuta e presunta capacità di essere padroni
della nostra vita. Questa infatti non può essere salvata dai nostri meriti, ma perché riscattata da Cristo
e riconquistata dall’amore senza misura che vince il nostro essere schiavi di tanti idoli, la nostra sete
di potere e di possesso.
Tutto ciò che facciamo non è per conquistare, meritare, ricevere la salvezza, ma forse, e questo
è un vero ribaltamento di prospettiva, tutto è possibile perché in primo luogo sono stato salvato.
Sono abilitato a vivere quello stesso amore che gratuitamente mi è stato donato. Gesù chiede ai suoi
discepoli un rovesciamento completo di mentalità, di rapporti sociali, di valori dominanti che trova il
suo modello e ragione d’essere nella vita e nella morte di Gesù che tutto si consegna.
E quando quella sera, in quell’ultimo momento di intimità con i suoi, si cingerà le vesti, si
inginocchierà davanti a ciascuno e a tutti laverà i piedi, cesseranno le parole, i discorsi e con quel
gesto ci consegnerà una via, una vita: come ho fatto io facciate anche voi.

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