D. Gianni Mazzali SDB "LA SANTITA' E' AMORE"

1 novembre 2015 | 31a Domenica: TuttiSanti - Tempo Ordinario B  | Omelia
LA SANTITA' E' AMORE
Ricordo di aver letto una espressione che mi ha colpito molto e mi è rimasta impressa nella mente:
santo è colui che va "all'altra sponda di se stesso".

Essere santi significa far respirare la propria vita, non chiudersi, non restringere il proprio orizzonte, non aver paura di guadare il fiume per scoprire ricchezze straordinarie che sono in noi. La solennità di tutti i santi ha un respiro universale e ci trasmette una gioia vera: come figli di Dio siamo tutti potenzialmente santi e chiamati alla santità. La santità non è un privilegio, ma una caratteristica della nostra identità cristiana e della nostra fede in Dio.

SIAMO REALMENTE FIGLI DI DIO

La santità in fondo è una questione di amore. Origina nel fatto che Dio ci ha pensati, nel suo straordinario disegno, prima ancora che noi venissimo al mondo. L'amore fecondo dei nostri genitori che ci ha generati è un segno, una espressione dell'amore di Dio. Giovanni, nel brano della sua prima lettera che viene proclamato oggi, contempla la profonda verità che non solo siamo chiamati figli di Dio, ma lo siamo realmente. E c'è una prospettiva nella visione di Giovanni: c'è una pienezza che si deve ancora realizzare, una rivelazione che si deve completare. La chiamata alla santità vive questo profondo dinamismo che la proietta verso una manifestazione finale: "saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è".
La Chiesa vuole che noi oggi celebriamo tutti coloro che sono in Dio, che sono come Dio perché lo contemplano nella visione e nella beatitudine del Paradiso. La realtà di santità a cui siamo abituati riguarda quegli uomini e quelle donne che la Chiesa ci propone come modelli di virtù e soprattutto di amore. Oggi il nostro sguardo si allarga ai nostri cari, alle persone che ci hanno lasciato, a tutti coloro che hanno solcato la barriera della morte e vivono immortali in Dio. Sono santi perché ora, senza veli e senza condizionamenti, appartengono a Dio, sono pienamente di Dio, vivono e sperimentano la pienezza dell'Amore.
E' una verità che ci conforta e ci stimola. Il ricordo, in particolare dei nostri cari, è carico di affetto, di riconoscenza, di preghiera, ma soprattutto ci conferma che il nostro orizzonte va oltre l'esperienza terrena. Essere per sempre in Dio, immersi nel suo amore, è l'oggetto della nostra speranza e quindi lo stimolo a vivere già nell'esperienza terrena la nostra realtà di figli.

UNA MOLTITUDINE IMMENSA

La visione di Giovanni, nell'odierna pagina dell'Apocalisse, è veramente grandiosa, contrassegnata dal sigillo stesso del Dio vivente sulla fronte dei suoi servi. Chi vorrebbe mettere dei paletti, delle restrizioni al disegno di Dio si blocca ai centoquarantaquattromila. C'è chi fa propaganda di questo "numero chiuso". Si tratta invece soltanto di un "preludio", di una evidente traccia che la Parola di Dio è incarnata nelle vicende del popolo di Israele. Ma non si riesce a trattenere la foga della visione che dilaga in una "moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua".
E' una realtà che ci conforta e che stimola tutti, senza alcuna esclusione, nel nostro pellegrinaggio della fede e nella nostra vocazione all'amore. Giovanni vede una realtà al di là del tempo e delle confuse e complesse trame della storia. E' una visione dell'eternità, di un presente che è di Dio e di tutti i suoi figli. E in quella folla straripante è bello pensare che ci siamo anche noi; noi che ora fatichiamo, che sentiamo il peso della vita, che siamo tentati di disperarci nel presente che soffoca la speranza. Anche noi siamo lì, con il sigillo di Dio, con la veste candida e brandendo i rami di palma. La santità è davvero la nostra vocazione, è la ragione ultima del nostro percorso esistenziale: ricomporre tutti i frammenti della nostra vita, la nostra brama di amore nell'Amore di Dio. Nella festa di oggi noi gridiamo a Dio che abbiamo bisogno della sua salvezza, che Cristo, l'Agnello, è la nostra forza nel nostro pellegrinaggio terreno.

E SIAMO BEATI

Gesù parla alle folle, sul monte e annuncia la beatitudine, la felicità. C'è una grande ricompensa che ci attende nei cieli, oltre il tempo, oltre la storia. In fondo Gesù ci dice che c'è un "aldilà che si realizza nell'aldiqua", possiamo vivere già il Paradiso in terra. Certo bisogna capovolgere le priorità, i valori in controtendenza spesso rispetto al mondo e alle aspettative di oggi: la povertà di spirito, la sofferenza, la mitezza, la sete di giustizia, la misericordia, la purezza di cuore, la pace, la persecuzione. Oggi è la nostra festa, è la festa di coloro che vivono la perenne novità del Vangelo di Gesù, di coloro che lottano per giungere all'altra sponda di se stessi: la sponda dove regna l'Amore.

"I santi sono peccatori che continuano a provare". (Stevenson, Robert Louis )

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