D. Mario MORRA SDB "Solennità di Tutti i Santi"

1 novembre 2015 | 31a Domenica: Tutti Santi - Tempo Ordinario B | Omelia
Solennità di Tutti i Santi
Rallegriamoci tutti nel Signore in
questa solennità di tutti i Santi: con noi gioiscono gli Angeli e lodano in coro il Figlio di Dio.
Con questo invito alla gioia si apre la Liturgia di questa Solennità nella quale la Chiesa ci chiama ad onorare i Santi, proprio tutti:
* quelli del cielo, coloro cioè che hanno già raggiunto la meta, il paradiso, e vedono Dio così come Egli è (2a lettura), e sono una moltitudine immensa, come afferma l'Apocalisse nella 1a lettura;
* i Santi che sono in Purgatorio, cioè coloro che si trovano in stato di purificazione, nell'attesa di essere resi degni di entrare nel possesso di Dio e di goderlo per l'eternità;
* i Santi che sono sulla terra, cioè tutti noi che, diventati figli di Dio con il Battesimo, cerchiamo di vivere in un rapporto di crescente amicizia con Lui.
I primi cristiani si chiamavano tra loro "Santi o Santificati", perché resi partecipi della santità di Dio nel Battesimo erano impegnati a vivere e a mantenersi in stato di grazia.
In questa solennità, però la Chiesa vuole proporre alla nostra ammirazione e venerazione soprattutto i Santi "canonizzati", quelli cioè dei quali la Chiesa ha riconosciuto ufficialmente la santità, perché hanno raggiunto un grado di perfezione cristiana esemplare, eminente ed eroica.
In ogni tempo, anche nei periodi più oscuri della storia, la santità è fiorita sulla terra; anzi, spesso proprio nei momenti più bui e burrascosi della storia, sono apparse le più grandi figure di Santi.
Nel secolo scorso, quando grande era la povertà e l'indigenza tra i tanti immigrati dalle campagne piemontesi, oppresse dalla carestia, in Torino sorge una vera schiera di Santi e di Sante della carità: il Cottolengo, Don Bosco, il Murialdo, Francesco Faà di Bruno, la Beata Anna Michelotti, i Marchesi Giulia e Tancredi di Barolo suo sposo…, per ricordarne solo alcuni.
I Santi, dopo aver compiuto una missione provvidenziale in mezzo agli uomini del loro tempo, sono diventati in cielo i nostri intercessori. Siccome sono graditi a Dio, sono uniti a Lui in comunione perfetta di vita, possono efficacemente intercedere per noi, ed ottenerci quelle grazie di cui abbiamo bisogno, specialmente le grazie di ordine spirituale.
Noi dobbiamo imparare ad invocarli con fede ed a sentirceli vicini come fossero degli amici.
Il Concilio Vaticano II così ci insegna: "A causa della loro più intima unione con Cristo, gli abitanti del cielo rinsaldano tutta la Chiesa nella santità… Ammessi nella patria e presenti al Signore, per mezzo di Lui, con Lui e in Lui non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini…La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine" (LG 49).
Ma onorarli, venerarli e invocarli non basta: bisogna soprattutto imitarli. La Chiesa ce li propone come modelli, come maestri, come fari di luce che indicano la rotta da seguire, stelle che brillano nell'oscurità della notte di questo mondo.
Ancora il Concilio Vaticano II ci ricorda "che il vero culto dei Santi non consiste nel moltiplicare gli atti esteriori, quanto piuttosto nell'intensità del nostro amore fattivo" (LG 51). "Il contemplare la vita di coloro che hanno seguito fedelmente Cristo, è un motivo in più per sentirsi spinti a ricercare la città futura, nello stesso tempo impariamo la via sicurissima per la quale, tra le mutevoli cose del mondo, e secondo lo stato e la condizione propria di ciascuno, potremo arrivare alla perfetta unione con Cristo, cioè alla santità" (LG 50).
Ognuno di noi può trovare tra i Santi il suo modello ideale da imitare, la sua guida preferenziale. I Santi appartengono ad ogni età, ad ogni stato di vita, e condizione sociale: ci sono Santi tra i sacerdoti e le anime consacrate, ma anche tra i laici, tra gli sposati e tra i celibi; ci sono santi papà e sante mamme; santi che in vita hanno conservato sempre la loro innocenza battesimale, e santi che hanno conosciuto l'amara esperienza del peccato e della lontananza da Dio. La storia e l'esperienza insegnano che in ogni condizione di vita è possibile diventare santi.
Il Concilio Vaticano II parla di Vocazione universale alla santità, intendendo con questo richiamare la verità che tutti abbiamo il dovere di tendere alla santità, perché tutti siamo chiamati a tendere alla perfezione dell'amore di Dio e del prossimo; perché tutti siamo chiamati a sviluppare quella vita divina, che abbiamo ricevuto, come dono, nel Battesimo, con l'aiuto della preghiera, con il nutrimento della Parola di Dio, con il sostegno dei Sacramenti, specialmente dell'Eucaristia (LG 42); perché tutti siamo chiamati a seguire l'esempio di Gesù ed a mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo: essere cioè poveri nello spirito, umili, misericordiosi, caritatevoli, pazienti, puri di cuore, operatori di pace.
Ed è lecito pensare che non siano pochi gli uomini e le donne che si impegnano seriamente a corrispondere a questa chiamata alla santità, e che quindi sono santi nel senso vero della parola.
Noi siamo portati piuttosto al pessimismo ed a spaventarci più per il male che c'è nel mondo, che non a guardare il tanto bene che non fa rumore, ma che pure incide profondamente nella società: il male fa rumore, fa notizia, ma il bene costruisce nel silenzio, secondo il vecchio detto: "fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce".
A questo sano ottimismo ci esorta il Santo Papa Giovanni Paolo II parlando proprio dei fedeli laici: "Agli occhi illuminati della fede si spalanca uno scenario meraviglioso, quello di tantissimi fedeli… uomini e donne, che proprio nella vita e nell'attività di ogni giorno, spesso inosservati, o addirittura incompresi ai grandi della terra, ma guardati con amore dal Padre, sono gli operai instancabili che lavorano nella vigna del Signore, sono gli artefici umili e grandi… della crescita del regno di Dio nella storia" (ChL 17).
A Domenico Savio smanioso di farsi santo, Don Bosco indica come via sicura l'adempimento dei propri doveri; Domenico diventerà santo a 15 anni facendo bene ogni giorno il suo dovere di studente.
Don Bosco, Domenico Savio e tutti i nostri Santi ci aiutino ad imitarli per essere anche noi santi.

D. Mario MORRA SDB

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