D. Mario MORRA SDB "Rabbunì, che io veda di nuovo!"

25 ottobre 2015 | 30a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
"Rabbunì, che io veda di nuovo!"
Lo scenario nel quale si svolge la pagina del Vangelo di Marco che abbiamo ascoltato è la strada: Gesù sta camminando sulla strada che lo conduce a Gerusalemme, dove si compirà la sua missione con la passione, morte e risurrezione.
Su questa strada Gesù incontra il cieco Bartimeo che gli chiede: "Che io veda!" e
Gesù compie il miracolo, gli ridona la capacità di vedere. Non solo la capacità fisica di vedere, ma soprattutto la fede, la capacità cioè di vedere in Gesù il Messia, il Salvatore. Bartimeo infatti guarito "segue Gesù per la strada", che è quella che porta a Gerusalemme, al Calvario.
Nelle pagine precedenti del Vangelo, sulle quali abbiamo meditato le domeniche passate, Gesù ha esortato i suoi discepoli, e quindi anche noi, a vivere con fedeltà gli impegni della vita matrimoniale, a vivere con il cuore distaccato dalle ricchezze, dai beni della terra, a vivere la nostra vita come un servizio verso il prossimo, sull'esempio suo, di lui, di Gesù che è venuto non per essere servito, ma per servire.
Ora realizzare questi insegnamenti non è certo facile; essi richiedono un continuo dominio di sé, una continua rinuncia a quelle che sono le nostre passioni e le nostre inclinazioni. Occorre che anche noi seguiamo Gesù sulla via del sacrificio, sulla via della croce, senza paure.
Inoltre, tutte le volte che Gesù ha parlato di passione, morte e risurrezione, gli Apostoli non hanno compreso il suo discorso, anzi si sono comportati da egoisti, bisticciando tra loro per primeggiare; sono stati dei ciechi, non hanno visto in Gesù colui che salva attraverso la via della croce.
"Gesù cammina insieme ai discepoli e a molta folla", ci fa ancora osservare il Vangelo. Attorno a Gesù vi è ressa, confusione, falso entusiasmo!
In forte contrasto con questa confusione, il povero cieco sta seduto ai margini della strada, ignorato da tutti. È cieco! Nel suo cuore però vi è una fede in Gesù che salva, più grande di quella di coloro che fanno ressa attorno a Lui, e grida sempre più forte: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!"
Gesù si ferma e compie il miracolo: "Va' la tua fede ti ha salvato! E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada".
Gli Apostoli e la folla stanno attorno a Gesù, lo stringono da ogni parte, ma con il loro cuore sono molto lontani dal suo modo di pensare e di giudicare le cose: non riescono a comprendere perché Gesù debba andare a morire a Gerusalemme.
Gesù guarisce il cieco di Gerico ed elogia la sua fede, per dimostrare che lui, cieco ha visto giusto: la via della croce porta alla luce; occorre seguire Gesù sulla via della croce per giungere con Lui alla gioia della salvezza.
Non è certo facile seguire Gesù su questa via, perché non è sempre facile entrare pienamente nei disegni di Dio a nostro riguardo, abbandonarci cioè fiduciosi nelle sue mani di Padre. Abbiamo la vista corta, o addirittura siamo ciechi! Anche noi dobbiamo chiedere costantemente: "Gesù, che io veda!"
Solo Gesù può guarire la nostra cecità nel comprendere le vie del Signore; solo Lui può sostenere la nostra debolezza nel realizzare la sua volontà, attraverso il dono dello Spirito Santo, che è luce per la mente e forza per la volontà. Comprendiamo allora come con Gesù la via crucis diventi via lucis, via di luce, e come la via di pianto del deportato, come ci dice il Profeta Geremia, nella prima lettura, diventi la via di consolazione di chi ritorna in patria; o come ci assicura il salmista "chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. Nell'andare se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare viene con giubilo, portando i suoi covoni".
La fede ci mette in un cammino di impegno e forse di sofferenza, ma ricco di frutti e di gioia vera!
Oggi si chiude il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia: dopo tante discussioni e tante proposte per il bene della famiglia, c'è bisogno di luce e di coraggio per imboccare la via giusta!

Sia questa pertanto la nostra preghiera:
"O Padre, luce ai ciechi e gioia ai tribolati, che in Gesù ci hai dato il sacerdote giusto e compassionevole verso coloro che piangono, fa che riconosciamo in Lui la tenerezza del tuo amore di padre, e ci mettiamo in cammino verso di te".
Ci sostenga in questo cammino la bontà materna di Maria!

D. Mario MORRA SDB

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