D. Mario MORRA SDB"Non sono più due, ma una carne sola"

4 ottobre 2015 | 27a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
"Non sono più due, ma una carne sola"
Il racconto del libro della Genesi (1a lettura) ci presenta Dio che si prende cura dell'uomo e della sua profonda solitudine.
Non basta che l'uomo sia stato costituito signore del creato (per Adamo imporre il nome a tutti gli
animali significa prenderne possesso); egli avverte l'esigenza profonda di realizzarsi nel dialogo con una creatura che sia simile a lui.
In questa solitudine di Adamo, in questa sofferenza del primo uomo scopriamo un'esigenza non di avere, ma una sete di essere: il suo essere è incompleto.
Per questo Dio crea la donna.
Dalla descrizione immaginifica della creazione della donna, da parte della Bibbia, ci vengono trasmesse alcune verità fondamentali: prima di tutto che la donna è della stessa natura dell'uomo, non inferiore a lui nella sua dignità, nei suoi diritti e nei doveri; secondo che la donna è il completamento dell'uomo e viceversa.
Significativa è l'espressione di stupore e di gioia da parte di Adamo che esclama, alla vista di Eva: "Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa".
È Dio stesso che "la presenta ad Adamo".
Il mistero dell'amore umano si rivela così come un dono. Il senso autentico del matrimonio consiste proprio nell'accogliere il coniuge come un dono di Dio e nell'essere per il coniuge un dono.
Uomo e donna, sullo stesso piano, sono chiamati a formare una perfetta comunione di vita, a costituire quasi un unico essere, un'unica realtà, un'unica persona: "E i due saranno una sola carne".
Questo è il progetto iniziale di Dio sul matrimonio.
A queste intenzioni di Dio creatore si ricollega Gesù nel rispondere ai Farisei che gli pongono la domanda tranello sul ripudio-divorzio consentito dalla legge di Mosè.
Gesù supera l'ottica legalistica della domanda e va al cuore del problema, richiamandosi al progetto originario di Dio sull'uomo.
Mosè ha emanato quella norma, dice Gesù, "per la durezza del vostro cuore", ed essa è l'espressione di un fallimento.
L'intenzione di Dio creatore che ha voluto la coppia umana (maschio e femmina li creò) ed ha istituito l'unione coniugale, è che questa unione sia una ed indissolubile: "Non sono più due, ma una carne sola; perciò l'uomo non separi ciò che Dio ha congiunto".
È quindi indispensabile, un'educazione all'amore vero, inteso come dono di sé alla persona amata, un amore libero da egoismi, attento e rispettoso delle esigenze dell'altro.
Un amore così non si improvvisa, ma suppone un'educazione prima del matrimonio e comporta dopo, una crescita, una maturazione costante. L'unione coniugale non si regge solamente sul sì pronunciato il giorno delle nozze, ma matura nel sì rinnovato ogni giorno, in una comunione di pensiero, di cuore e di volontà che deve diventare ogni giorno più profonda, nonostante le difficoltà della vita.

Dalla comunione di vita dell'uomo con la donna, la Parola di Dio ci porta a considerare la comunione profonda di Dio con l'uomo, attuata in Gesù.
Dalle nozze umane alle nozze mistiche del Verbo di Dio che nell'incarnazione sposa l'umanità in maniera indissolubile. Gesù è consacrato dal Padre, per mezzo della sofferenza, per "portare molti figli alla gloria".
Il brano della Lettera agli Ebrei (2a lettura), ci presenta questa consacrazione di Gesù che si manifesta nell'Incarnazione, nella sua Passione, Morte e Risurrezione: verità tutte che noi meditiamo nella recita del S. Rosario.
Gesù è stato consacrato "mediante la sofferenza", la via scelta da Dio, perché fosse totalmente solidale con gli uomini.
Per questo Gesù "Non si vergogna di chiamare fratelli" tutti noi: assumendo la nostra natura umana, il Figlio di Dio non si è vergognato di unire la sua divinità alla nostra povera umanità; non si è vergognato di condividere la stessa vita con noi peccatori. Ci ha rivelato il volto del Padre, e ci conduce a Lui. Non si vergogna di presentarci al Padre come suoi fratelli.
Chiediamo al Signore che ci educhi a questa scuola di amore e di fraternità, scuola che non si ferma davanti alla sofferenza.
La Vergine Maria, che ricordiamo nella prossima festa del Santo Rosario, ci ottenga un cuore fedele, che non si spaventi delle difficoltà, ma sappia donarsi sempre a tutti, con grande generosità.
Alla sua protezione affidiamo, in modo particolare, il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia, che proprio oggi inizia.
D. Mario MORRA SDB

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