D. Severino GALLO sdb"AMORE MATRIMONIALE E AMORE CONSACRATO"

4 ottobre 2015 | 27a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
AMORE MATRIMONIALE 
 E AMORE CONSACRATO (per religiose)
Si può affermare che le letture odierne offrono una "celebrazione della parola" sul Sacramento del Matrimonio.

I Lettura: "Non è bene che l'uomo sia solo" (Gn 2,18-24)

NB/ Secondo il solito, quanto è racchiuso tra parentesi si può tralasciare secondo l'uditorio e anche per non prolungare troppo l'Omelia.

Il racconto jahvista delle origini dell'umanità contenuto nella prima Lettura non si limita a presentare una creazione scheletrica, ma cerca di individuare i temi profondi della storia e dell'uomo, del bene e del male.
E' così che nel suo tipico moto ascensionale arriva alla creazione della donna, che, presentata all'uomo, desta stupore e ammirazione per la sua bellezza.
Siamo di fronte ad una grande e mirabile realtà della creazione, che termina nella costituzione della coppia, dalla cui fusione scaturisce il miracolo della conservazione della specie umana)

"Non è bene che l'uomo sia solo",

dice la prima Lettura. Non è bene: è contro la natura dell'uomo. Tra gli animali, l'uomo è l'unico capace di sentire e soffrire la solitudine. Il branco non gli basta, perché la solitudine non è un fatto fisico.
L'uomo ha bisogno del dialogo, ha bisogno di comunicare. Intendiamoci: non si tratta di comunicazione, si tratta di comunicabilità, cioè di possibilità di comunicare; di qui il dramma dell'incomunicabilità. Questo è il vero dramma dell'uomo socievole.

"Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile".

La compagnia di tutte le altre creature, fallisce nel tentativo di togliere l'uomo dalla sua solitudine.
La creazione e la scoperta della Donna risolvono il problema di Adamo. La differenza dei sessi, che non è un semplice fatto fisico, dà all'uomo la possibilità di un dialogo creativo.
Un rapporto che non sia dialogo di persone non solo non libera l'uomo dalla solitudine, ma lo porta alla morte. E' quello che non vogliono capire gli odierni adoratori del sesso.
"Non è bene che l'uomo sia solo".

Ciò vale anche anche per le Religiose.

Certa solitudine, certo deserto di amore, in qualche comunità, rappresenta la peggiore minaccia per la castità di tutti.
I rapporti tra una Religiosa e la sua Superiora, tra lei e le Consorelle, devono essere rapporti di amore. L'amore è l'ossigeno della vita di comunità, che permette il "respiro" della persona e la vita di tutte le altre virtù.

Ma se in una comunità non si trova tale ossigeno, se si tratta semplicemente di rapporti di convenienza, di opportunità, di diplomazia, di finzione; se il cuore deve comprimersi perché i polmoni respirano aria di indifferenza, sottile malizia, chi può valutare le conseguenze di un simile ambiente che uccide lo slancio, spegne l'entusiasmo e soffoca la spontaneità di cui ognuno ha bisogno?
Ciascuno di noi provi a dare la risposta a tali domande… piuttosto inquietanti.

Tutti devono rendersi conto che una comunità priva di serenità,

di amore e di fraternità può creare in qualcuno un senso di smarrimento, una solitudine, un "vuoto" pronto ad essere riempito dai più pericolosi surrogati.
Tutti devono rendersi conto che una parola dura, un gesto aspro, un comportamento sgarbato e un atteggiamento di freddezza possono mettere in pericolo la castità di una Consorella.

Un clima di grigiore, d'indifferenza e di freddo ossequio alle Regole può appesantire il passo e portare la desolazione nel cuore di qualche sorella.
Invece con il nostro cuore traboccante di Gesù, riempiamo il cuore delle sorelle che fossero attanagliate dalla tentazione di solitudine.

La prima Lettura e il Vangelo di oggi sono dedicati al Matrimonio, visto nell'unità originaria della coppia umana e portato da Gesù alla dignità di Sacramento dell'amore di Cristo per la sua Chiesa.
Quali motivi di meditazione personale po' ricavare da questo tema la Religiosa, che con volontà consapevole ha rinunciato alla vita matrimoniale?

Prima di tutto deve chiarire meglio a se stessa i motivi della propria vocazione consacrata, che deve diventare incentivo e non ostacolo al suo pieno sviluppo di donna; poi deve realizzare la propria vocazione come fedeltà all'amore di Dio. E infine deve porsi in atteggiamento di profonda comprensione nell'aiutare le famiglie che avvicina nel suo apostolato.

1. L'amore reciproco dell'uomo e della donna è la forma in cui meglio si realizza lo sviluppo di una personalità sul piano umano, perché in esso la creatura si apre all'altro, supera il cerchio chiuso del proprio egoismo, "trova un aiuto a sé corrispondente" (prima Lettura), spezza i limiti tragici della solitudine, dell'incomunicabilità, diventa feconda, insomma comprende che vivere è convivere, è donarsi agli altri.

Chi si consacra alla vita religiosa

deve assolutamente trovare in essa il mezzo per realizzare, su un piano diverso ma analogo, la stessa pienezza e la stessa apertura. Perciò meditare sulla vera realtà dell'amore umano è indispensabile alle Religiose.
Anche nella Bibbia l'immagine per eccellenza dell'amore di Dio per il suo popolo, di Gesù per la chiesa, e quindi di Dio per ogni anima è quella dell'unione matrimoniale, come leggiamo in Osea, in Isaia, nel Cantico dei Cantici e in San Paolo.

L'amore sponsale della Religiosa per Gesù

deve imparare dal vero amore umano le caratteristiche della sua donazione, appunto perché ognuno di noi non può darsi a Dio che in maniera umana, con le modalità del suo temperamento, della sua personalità, del suo ambiente.

Le varie sfumature positive dell'amore matrimoniale

- dedizione, spirito di sacrificio, pazienza, fedeltà, delicatezza - devono essere le sfumature dell'amore per Dio e devono condurre allo stesso sentimento di gioia che dà una amore umano pienamente vissuto.

Se invece la consacrazione religiosa

produce tristezza abituale, ripiegamento sterile, impoverimento umano, è il caso di fermarsi a riflettere se è stata vera vocazione e se lo è, vedere se c'è stato un rifiuto all'amore, un tradimento alla propria vocazione.

2. Tra le virtù dell'amore matrimoniale troviamo la fedeltà.

E' la virtù basilare sia nell'amore matrimoniale che nella vita consacrata, perché è quella che nella pazienza perseverante, talora dolorosa, fa dell'uomo e della donna "una sola carne" e dell'anima consacrata e di Gesù fa "una sola cosa". - "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
La nostra fedeltà è ancorata sulla fedeltà di Dio, la roccia che non viene mai meno. Tutto l'Antico Testamento ci presenta la fedeltà di Dio e l'infedeltà dell'uomo nella solita metafora o immagine matrimoniale.

NB/ Si può terminare con questa Conclusione:

1. Conclusione:
La nostra accettazione della castità deve essere gioiosa, piena di entusiasmo. Perché l'accettazione rassegnata della castità può essere meritoria, sì, ma non è la scelta libera e positiva della verginità per amore di Gesù, non è un votarsi pienamente a Gesù scelto come l'unico amore della nostra vita.
Non è un matrimonio d'amore, ma di convenienza o di necessità. Non è uno sposarsi da innamorati.
La vergine rassegnata, anche se poi sarà sempre fedele ai suoi impegni, non incarna in sé l'ideale della vergine consacrata, che è invece una sposa amante e appassionata della Persona che ha scelto tra mille, come l'unica che faceva per lei.

E allora per mantenerci appassionati del nostro celeste Sposo, meditiamo sulle magnifiche parole pronunciate da quella felicissima sposa di Gesù che fu Santa Agnese, quando vollero sedurla e trascinarla all'infedeltà. Disse:

"Già un Altro Amante mi ha in suo possesso. Io sono fidanzata a Colui, al Quale gli Angeli servono, la cui bellezza fa stupire il sole e la luna; la cui Madre è Vergine, il cui Padre non conobbe mai donna.
Egli ha cinto la mia destra e il mio collo di pietre preziose, ha ornato le mie orecchie con perle inestimabili.
Egli mi ha unito a Sé con l'anello della sua fede e mi ha adornata di anelli senza fine. (…)
AmandoLo sono casta, toccandoLo sono pura, ricevendoLo sono vergine. A Lui solo conservo fede, a Lui mi abbandono con tutto lo slancio del mio cuore".

Questi sono i sentimenti che dovrebbero vibrare costantemente nel nostro cuore, se vogliamo essere totalmente di Gesù.
La Madonna, Vergine amorosa e fedele, c'insegni Lei a innamorarci di Gesù, perché vogliamo come Lei "scoppiare di gioia" in ogni istante della nostra vita.
                                                                        D. Severino GALLO sdb


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