DON PAOLO ZAMENGO"Il sogno di Dio "

XXVII domenica del tempo Ordinario, anno B, 4 ottobre 2015
Il sogno di Dio  Mc 10,2-16
È una domanda trabocchetto: è lecito o no ripudiare la moglie? I
farisei conoscono bene la legge di Mosè; sanno che esiste un conflitto tra norma e vita, e sanno molto bene che c’è molto dolore tra le donne che sono state abbandonate. Allora mettono alla prova Gesù.
Gesù risponde rilanciando in alto il problema e va oltre il lecito o l’illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come semplice osservanza della norme. Gesù ci porta a respirare un sogno, il sogno degli inizi. Gesù ci chiede di respirare con il respiro di Dio. Non è bene che l'uomo sia solo!
Nel regno della bellezza e della gratuità che è il paradiso della creazione, Dio scopre un non-bene, una mancanza, un male: la solitudine. La solitudine è un nemico della vita. Dio è contro la solitudine. Dio è relazione, è estasi, è comunione, è alleanza. La Trinità è comunione. La Trinità è famiglia.
Nel paradiso terrestre, dopo aver creato l’uomo, Dio continua a plasmare il mondo dal nulla, le creature care all’uomo ma non simili a lui e l’uomo dà loro il nome stabilendo la sua superiorità. Ma le cose, gli animali e persino il lavoro non possono dare significato pieno alla sua vita. Solo chi gli è simile può colmare questa solitudine profonda. E Dio crea Eva.

Per creare Eva, Dio non usa il fango, ma compie una specie di operazione chirurgica in anestesia totale. “Dio fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò. (…) Gli tolse una costola (…) Dio plasmo dalla costola di Adamo una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: (…) essa è carne della mia carne (…). Si chiamerà donna (…)”  (Gen 2, 21-23).

Così Dio ha inventato l’innamoramento.  La Bibbia non poteva descrivere meglio quello che spesso sentiamo dire “ho incontrato la donna dei miei sogni”.  Innamorarsi significa questo, svegliarsi, destarsi dal sonno e ritrovarsi accanto la persona che si desiderava da sempre. L’amore non è frutto di pianificazione. È qualcosa di imprevedibile, dono dall’alto, che fa dire: “è amore”.

La donna diventa la moglie e inizia così l’esperienza del reciproco aiuto. “Aiuto” è una parola bellissima che riempie i salmi e le profezie, gridata nel pericolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemento di forza o di speranza. Aiuto indica una salvezza possibile e vicina. Adamo ed Eva, sono l'uno per l'altro “aiuto simile”, salvezza che cammina a fianco. In principio era così. Questo è il sogno di Dio.
Ma il sogno di Dio può e va in frantumi. Sempre più spesso. La fine del patto nuziale nasce lontano, da molto lontano.  Per dieci, cento, mille eventi, per quei comportamenti che producono l'indurimento del cuore e non sanno mantenere vivo l'amore. Le cause sono l'infedeltà, la mancanza di rispetto, l'offesa alla dignità, l'essere l'uno per l'altro non causa di vita ma di morte quotidiana.
Agli inizi, il sogno fa volare. L’aria è pulita e rarefatta. Il sogno è limpido e bellissimo, l’amore è per sempre.  Chi continua a bere alla prima sorgente conserva intatta la bellezza del sogno. Il sogno del matrimonio è la fedeltà nonostante la fatica che si incontra nel donarsi felicità.  Perché è in gioco la dignità della persona e la serietà dell’amore.  Gesù non vuole una fedeltà stanca e ripetitiva. Non esteriore e svuotata di contenuto ma gioiosa. La fedeltà creativa inventa il futuro.

Alle coppie in difficoltà, Gesù non chiede di continuare, Gesù chiede di ricominciare. Di tornare all’inizio. Non offre puntelli a un edificio traballante ma rafforza le fondamenta dell’edificio stesso. I legami si logorano, lo sappiamo, quando l’abitudine appesantisce il passo.  La mancanza di acqua svuota il lago e ne mostra il fondo ed emerge il peggio.
Il matrimonio cristiano non è una norma difficile da osservare, è “vangelo”, è la lieta, bella notizia che l'amore è possibile, che può durare oltre, che il cuore umano è capace di un sogno che non svanisce all'alba. E questo sogno è nel cuore di Dio. Di Dio che è l’innamorato.  Pazzo.

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