don Roberto Rossi "La parola di Gesù è luce per i nostri passi"

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (25/10/2015)
Vangelo: Mc 10,46-52 
Gesù, il Salvatore, ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del vangelo.
Il Vangelo di oggi ci riporta un
miracolo particolare. Nel testo di Marco è l'ultimo miracolo riportato prima della passione e morte di Gesù. In quel cieco, Bartimeo, che grida lungo la strada, è raffigurato ognuno di noi, il nostro percorso verso Gesù, l'inizio del nostro discepolato.
È cieco, Bartimeo, quindi non può «vedere» Gesù. Ma anche gli apostoli che stanno con Gesù da molto tempo sembra che proprio non ci vedano. Non sono loro che poco prima si sono arrabbiati per una questione di posti e di potere?
Bartimeo «sente», avverte qualcosa. Tutto potrebbe finire lì. Chi non ha provato, prima o poi, qualche emozione di carattere religioso, connessa a qualche evento significativo, a qualche momento particolare? Lui, Bartimeo, però, non si accontenta di «sentire»: grida. E continua a gridare anche quando cercano di farlo tacere. Il suo non è un grido qualsiasi: è un'invocazione, un riconoscimento, una professione di fede. Grida il suo bisogno, certo. Grida la sua voglia di essere guarito, di vederci. Ma grida anche la sua fiducia in Gesù, il «Figlio di Davide», il «Messia».
Il suo grido non può restare inascoltato. E Gesù che passa lo fa' chiamare. Bartimeo non se lo fa ripetere due volte: si libera del mantello, balza in piedi e va da Gesù. Strani gesti in un cieco, che non ci vede e dovrebbe andare a tentoni. Ma non è quello che accade quando il Signore ci chiama e noi avvertiamo che in quel momento è tutta la nostra vita che è in gioco? Non c'è mantello, allora, che possa trattenerci. Non c'è tempo da perdere!
A questo punto ci attendiamo che Gesù faccia tutto lui: che guarisca subito Bartimeo e gli restituisca la vista. E invece Gesù lo accoglie con una domanda che è, stranamente, un misto di delicatezza e di disponibilità: «Che vuoi che io ti faccia?». La risposta di Bartimeo non è solo una richiesta, è anche un atto di fede. Una fede che Gesù sa riconoscere, una fede senza la quale il miracolo non può avvenire.
Ci vede, ora, Bartimeo, e si mette a seguire Gesù. Ha recuperato la vista solo per la parola di Gesù. In effetti Gesù non gli ha toccato gli occhi, non ha detto nulla di particolare, solo: «Va', la tua fede ti ha salvato».
È la Parola che ci guarisce, una Parola intesa nella fede, una Parola che può fare di noi, ciechi, dei seguaci che si mettono per strada, dietro a Gesù.
Tutto era partito da una «sensazione»... Ma non basta provare qualche sensazione per essere cristiani. Il cristiano è uno che va dietro a Gesù, in un cammino di morte e risurrezione, che segue il suo esempio e i suoi insegnamenti. La Parola di Dio diventa luce per i nostri passi. Ogni giorno il Signore ci dona la sua parola, ci illumina, ci sostiene, ci dà forza, speranza, coraggio.

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