Mons. Tommaso Stenico"Servi per amore"

17 ottobre 2015 Omelia nella 29 domenica per annum «Servitori e schiavi»
«Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo
di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Lungo la strada che conduce a Gerusalemme Gesù confermava per la terza volta i suoi discepoli del destino doloroso che lo attendeva e che avrebbe atteso tutti coloro che avessero seguito le sue orme e si fossero posti alla sua sequela. I discepoli non potevano o non volevano capirlo. Anzi: la loro incoscienza fu sorprendente. Infatti, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si staccarono dal gruppo e si avvicinarono a Gesù chiedendo al Maestro una posizione privilegiata: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Di fronte a quella ridicola ambizione la risposta di Gesù fu immediata: «Voi non sapete quello che chiedete». Dimostrazione eloquente che non avevano capito nulla. Gesù sembrò scoraggiato; ma con grande pazienza il Giovane Rabbi invitò i due fratelli a chiedersi se fossero in grado di condividere il suo destino doloroso: «Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Quando gli altri dieci discepoli vennero a sapere che cosa stava accadendo, furono pieni di indignazione contro Giacomo e Giovanni. Anch’essi hanno anche le medesime aspirazioni! L'ambizione li divide e li pone l’un contro l’altro. La ricerca di onori e di protagonismo interessato rompere sempre la comunione della comunità cristiana. Anche oggi. Cosa potrebbe esserci di più contrario a Gesù e al suo progetto di servizio e di liberazione?

Il fatto fu talmente grave che Gesù chiamò a sé i Dodici con l’intento di istruirli piuttosto che rimproverarli e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono». Era ben nota a tutti la tirannia dei Romani che facevano pesare tutto il loro potere. Tra i seguaci del Giova Rabbi di Nazaret non poteva, non doveva essere così. E continuò Gesù: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».

La grandezza non si misura con il potere, con il rango o con i titoli che si ostentano. Chi brama queste cose, nella Chiesa di Gesù non è più grande, ma insignificante e ridicolo. Lontano le mille miglia dallo stile di vita desiderato dal Crocifisso e mancherebbe di una caratteristica fondamentale per essere un seguace di Gesù. Nella sua comunità non c'è spazio per il potere che opprime, ma solo per il servizio. Gesù non vuole padroni seduti alla sua destra e alla sua sinistra, ma come lui servi, che danno la loro vita per gli altri.

Chi si pone alla sequela del Signore deve farsi servo: un atteggiamento che investe nel profondo e cambia in radice il modo di vivere. Infatti, le caratteristica del discepolo del Maestro non sono la superiorità, il potere o il protagonismo interessato, ma la disponibilità, il servizio e l’aiuto verso il prossimo. L’esempio è quello eloquente dato da Gesù stesso. Il nostro esempio è Gesù «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Questa è la strada che Gesù indica ad ogni discepolo. La migliore e la più ammirabile sintesi di quello che fu Gesù Cristo: servo per amore.


Commenti

Post più popolari