MONS.Antonio Riboldi"Accogliere l’invito di Dio o restare tristi, perché lo si è rifiutato?

Omelia 11 ottobre 2015  XXVIII Domenica  Tempo Ordinario - Anno B
Accogliere l’invito di Dio o restare tristi, perché lo si è rifiutato?
Il modo con cui si presenta Gesù, e quindi la Sua missione tra di noi, è
perentorio: non ammette tentennamenti. Da sempre il popolo eletto – speriamo anche noi – attendeva ‘la notizia delle notizie’, ossia che il Messia era tra di loro e quindi Dio, non solo manteneva le Sue promesse, ma, quanto più conta, tornava, con Gesù tra noi, a essere nostro Padre.

E’ finito il tempo di discutere, il tempo delle incertezze o del sentirsi come avvolti dall’oscurità. È finito il tempo di chiedersi: ‘Cosa farà Dio? Ci ama sul serio?’.

Gesù è venuto ed è giunto il tempo di decidersi: la Buona Novella, ossia la certezza che Dio costruisce giorno per giorno, uomo per uomo, il Suo piano di salvezza è qui, in Gesù che ORA parla.

Lui, anche se troppe volte preferiamo chiacchiere di uomini, che non hanno e non danno né senso né futuro, Lui è qui, ora: Dio è presente in Gesù che ci parla, ADESSO.

Gesù, con la Sua Parola, è la concreta prova che l’amore di Dio non è ‘una favola’, non è una ‘promessa’ tutta da verificare. GESÙ È IL VANGELO DI DIO.

Allora deve avere fatto una certa impressione – e così deve essere oggi – a quanti Lo udivano parlare in un modo che univa Dio all’uomo: un linguaggio totalmente nuovo che, se accolto, finalmente fa gustare il sapore della bellezza del Cielo, che si apre su questa terra proprio con la Parola.

Allora, come oggi, la Parola di Dio, che si manifesta senza incertezze nelle parole di Gesù, ha suscitato e suscita stupore e la letizia per chi, accogliendola, trova il non facile bandolo della verità della vita; per altri, ieri e oggi, se chiudono il loro cuore o sentono la Parola come troppo esigente, perché mette a rischio le sicurezze a cui si aggrappano, non vi è che l’esperienza vissuta dal giovane ricco di cui ci parla oggi il Vangelo: ‘Egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato: possedeva infatti molti beni’. (Mc. 10, 17-30)

Ho ormai 92 anni e dal lontano 1951 ho iniziato come sacerdote, prima parroco e poi vescovo, ad annunciare la Parola di Dio; mi sono sempre stupito, quelle poche volte che ho trovato indifferenza, perché so che quando la Parola è accolta con amore fa sentire bene ‘dentro’. Per grazia di Dio sono più le volte che ho visto piangere di gioia gente semplice, durante l’ascolto della Parola!

Per me, l’annunciare ‘tempi nuovi’ con il Vangelo, è stata davvero la meravigliosa esperienza di far conoscere Dio, sempre tenendo presente che non ero io a parlare o scrivere, ma, come direbbe Madre Teresa di Calcutta, ‘sono la matita tra le dita di Dio’, con cui Lui scrive a noi una lettera d’amore, con la Sua ‘Parola viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio’. Una Parola che ‘penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito … e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di Colui al quale noi dobbiamo rendere conto’: (Eb 4, 12-13) come afferma oggi S. Paolo.

Ma ci vuole fede, tanta fede.

Gesù continua ad invitarci a stare con Lui sempre, ma noi siamo disposti ad accoglierlo nella nostra esistenza?

L’offrirsi di Gesù, di Dio, come ‘primo e totalizzante amore’, che deve occupare tutta la vita, può essere respinto, rifiutato. Come è possibile rifiutare l’offerta di essere amati e di amare, soprattutto se viene da Dio?

Ci sarebbe da rattristarsi piuttosto se non ci venisse fatta!

Purtroppo le ‘cose di questo mondo’ troppo spesso ci avvinghiano e soffocano ogni anelito più alto. Possiamo ammirare, possiamo anche godere di tante bellezze e comodità della vita: sono sempre creature di Dio, ma siamo pronti a ‘venderle tutte’ per non perdere un soffio del Suo Amore?

E questo vale per ogni cristiano, qualunque posto il Signore gli abbia assegnato nella sua vita.

È talmente grande l’errore del rifiuto di quel ‘tale’ e di quanti siamo come lui, che Gesù pronuncia quella terribile frase che da sola definisce la tragicità di una scelta sbagliata per la vita: ‘Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio’.

Ma stiamo attenti a non essere riduttivi, per poter tacitare la nostra coscienza.

Oggi le voci di aiuto per una vita dignitosa, che conosca la verità del suo esistere, la ricerca della vera felicità sono tante. Direi che sono la domanda di tutti: non si può far finta di non sentirla.

Dio ci chiama attraverso questa urgenza di tanti nostri fratelli. È pericoloso voltare le spalle a Dio che chiama, per preferire ciò che non è voce di verità, ma solo affezione a cose che sono  nulla davanti alla vita eterna, come possono essere il ‘nostro benessere’, la ‘nostra sicurezza’.

Non ci resta che pregare perché le famiglie educhino i figli ai grandi sì a Dio, quando manifesta la Sua volontà e sappiano aprirsi alla solidarietà fattiva verso i più fragili e deboli.

Preghiamo per i giovani, perché sappiano essere generosi e aperti nel fare della vita un sì, senza ma, al bene che il Padre propone ed è nei Suoi progetti.

E preghiamo per i sacerdoti, i consacrati, che testimonino con la gioia e la santità la bellezza dell’essere stati chiamati e di aver avuto la grazia di seguirLo.

Ricordiamocelo sempre: noi, ‘scelti e chiamati’ siamo le ‘sentinelle di Dio’.

Antonio Riboldi

Vescovo

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