Mons.Silvano Piovanelli"«Come Bartimeo, gridiamo anche noi»

Come Bartimeo, gridiamo anche noi
Domenica 25 ottobre - XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. «Rabbunì, che io veda di nuovo!»
Nell’episodio del mendicante cieco all’uscita da Gerico palpita un bisogno e un desiderio unico: poter vedere. È più importante vedere o udire? Istintivamente sentiamo più compassione davanti ai ciechi che ai sordi. D’altra parte, la parola «vedere» è spesso
usata nel doppio senso, fisico e morale, perché la «luce» può essere esteriore e interiore.

C’era molta folla. Bartimeo sente pronunciare il nome di Gesù  e domanda alla gente chi c’è e, udito che c’era Gesù Nazareno, comincia a gridare: «Figlio di David, Gesù, abbia pietà di me!». Con quel titolo, figlio di David, il cieco intende un profeta o un taumaturgo, con in più questo: che  Gesù, per via del padre putativo Giuseppe, era  realmente della tribù di Giuda e della stirpe di David re (Mt 1,1-16). Evidentemente, chi ha scritto il Vangelo e chi lo ascolta, arricchisce il titolo del valore messianico.

La gente chiacchiera di Gesù, Bartimeo lo chiama. Molti sgridano questo mendicante per farlo tacere e lui grida ancora più forte. Esce allo scoperto e col suo grido richiama l’attenzione di Gesù.

Qualche volta c’è bisogno di tirarsi fuori dalla folla e superare  parole o atteggiamenti che scoraggiano la fede. Qualche volta,  perché Gesù si fermi dinanzi al nostro bisogno,  è necessario  gridare la nostra fiducia nonostante tutto. Il grido è un’invocazione di tutto il nostro essere verso Colui che può farci vedenti  e metterci in cammino.

Ecco che Gesù si ferma e dice: «Chiamatelo!».  Un comando sempre attuale per noi cristiani: Chiamatelo! Chiamateli tutti!  Noi, invece, siamo pronti, forse,  ad  accogliere chi viene, ma di fronte a molti, più che di trasmettere l’invito,  sembriamo preoccupati  di creare barriere protettive, controllare documenti, fissare  modalità dell’incontro, stabilire  momenti e  precedenze. Il grido travolge le domande «rituali», per le quali siamo sufficientemente preparati, e fa saltare le risposte prefabbricate.

«Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Bisogna gettare via il mantello  delle protezioni umane, delle sottomissioni all’ambiente e delle ricerche egoistiche, per stare in piedi e liberi: discepoli di Gesù e figli del Padre celeste.

La domanda di Gesù, quasi scontata per il cieco Bartimeo, è importantissima per noi: «Cosa vuoi che io ti faccia?». Può darsi che noi assomigliamo a Giacomo e Giovanni  che chiedono a

Gesù un posto di gloria: «sedere uno alla destra e uno alla sinistra» del Messia vittorioso e trionfatore. Corriamo tutti il rischio di guardare la nostra vita e la storia con i paraocchi e quindi accorgerci solo delle cose immediate, di quelle che ci riguardano personalmente, e forse solo dei bisogni e necessità materiali.

La risposta del cieco è immediata: «Rabbuni, che io riabbia la vista!». E Bartimeo riacquista la vista fisica, ma anche la vista interiore e spirituale: «ritrovare la fede è più che ritrovare la vista» - come è scritto nel monumento che raffigura un cieco a Lourdes, vicino alla basilica.  Bartimeo diventò discepolo; prese a seguirlo per la strada.

I mantelli non finiremo mai di buttarli via! Con la fede balzi in piedi e ti liberi, lasciando che il passato sia passato e, consegnando a Cristo i tuoi limiti e le tue debolezze, ti metti a seguirlo per la strada. Non chissà mai quale strada, ma la strada concreta e attuale della tua vita, orientando i tuoi passi sulle orme che Gesù  ha lasciato per tutti.


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