P. Ermanno Rossi O.P "Le Beatitudini "

TUTTI I SANTI
(Mt 5, 1-12)
Ho visto il luogo dove Gesù ha proclamato le Beatitudini. Oggi c'è una chiesa da cui si domina gran parte del lago di Tiberiade: una veduta splendida. Gesù parlava a povera gente, pescatori, contadini, gente che conosce il soffrire.
Nel passo parallelo, Luca nota che Gesù, prima di parlare, alza lo sguardo sui
discepoli. Gli Apostoli lo ricordano ancora dopo tanti anni! E che cosa dice loro?
“Beati voi poveri, perché il Regno di Dio è vostro!”.
Di quali poveri parla?
Il povero è, prima di tutto, chi è nelle privazioni. Tuttavia tali privazioni potrebbero essere una semplice situazione non voluta, anzi subìta. Per essere una beatitudine è necessario, invece, che sia una virtù. Ora, la povertà è una virtù solo se c'è il distacco dello spirito, un distacco ispirato dall'amor di Dio e dall'abbandono fiducioso alla Provvidenza. Per questo motivo, S. Agostino – a ragione - conclude che i poveri - dichiarati tali da Cristo - sono gli umili. Per lo stesso motivo, Maria dichiara nel Magnificat: “ha esaltato gli umili e ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Gesù dirà più tardi: “I poveri sono evangelizzati”. Rimane tuttavia vero che la povertà reale, messa in rilievo in modo speciale da Luca, è una condizione privilegiata per mettersi in questa disposizione d’umiltà e di distacco. La ricchezza, al contrario, rende egoisti e superbi, incita all'orgoglio e dispone l'anima ad abbandonare Dio; la povertà, accettata o ricercata, invece, è libertà dello spirito[1].
Gesù ha vissuto, per primo, questa beatitudine: da ricco che era, dice Paolo, si fece povero; anzi abbassò se stesso fino all'annientamento.
Chi ha seguito Gesù su questa strada sono i santi. Eccelle – in questa scelta della povertà - S. Francesco d'Assisi. Si è messo alla sequela del Cristo povero e nudo inchiodato sulla croce, nell'atto dell'annientamento supremo. Gesù crocifisso e abbandonato è l'esempio più alto del povero del regno dei cieli.
I santi sono imitatori di Gesù. Le Beatitudini diventano, così, la strada di santità.
Non possiamo ora seguire tutto l'itinerario di santità, tracciato da Gesù nelle Beatitudini. Ma è necessario che ognuno di noi le mediti e si confronti con esse. Spesso le circostanze della vita ci pongono nell'una o nell'altra delle situazioni descritte da Gesù nelle beatitudini. Si tratta, a volte, della fame, del pianto, dell'odio, in genere di un dolore. Sono tante le strade della sofferenza. Ebbene: esse sono rovesciate dal Cristo e diventano beatitudini, se sono prese per amor di Dio e per aderire alla sua volontà. Se vogliamo diventare santi anche noi dobbiamo fare la volontà del Padre come Gesù: “La tua volontà sia fatta”; “Non come voglio io, ma come vuoi tu”. Scopriremo, allora, la pace, come diceva  Dante: “In tua voluntade è nostra pace”. Così imiteremo i santi e saremo con loro un giorno, eternamente felici.
Le Beatitudini sono un programma rivoluzionario che capovolge la mentalità umana. Tutti sentono il loro fascino; ma purtroppo solo pochi le prendono come legge della propria vita. Chi le vive diventa santo.
Certo, noi tutti siamo chiamati alla santità. Ed io credo che il Signore tanto farà che ci porterà ad essa. Forse occorreranno tanti dolori; ma alla fine arriveremo anche noi a vivere queste Beatitudini. Ma, allora, tanto vale che ci impegniamo fin d'ora a penetrarle, a sforzarci di ragionare come Gesù ci indica con queste poche frasi che valgono più di tutti i libri di tutte le biblioteche del mondo.

Commenti

Post più popolari