P. Ermanno Rossi O.P.“Simili a Dio!”

XXX Domenica Ordinaria – Anno B
(Mc 10, 46-52)
Gerico è una cittadina che si affaccia sul Mar Morto, splendida oasi in un deserto affascinante ma quanto mai arido. Siamo a trecento metri circa sotto il livello del mare. Un caldo torrido.
Gesù avrà sentito certamente, come noi, il caldo, la fatica del viaggio, lo stress della folla che lo assiepa e lo assilla con continue richieste; ma avrà sentito soprattutto l'angoscia per quanto sta per sopraggiungergli. Egli, infatti, è in viaggio verso Gerusalemme. A Gerusalemme, il Figlio dell'uomo
sarà preso, flagellato e condannato a morte. Gesù lo sa bene; anzi per tre volte ne ha preavvisato i discepoli che, però, non hanno capito nulla. Al contrario, hanno continuato a cullarsi nell'idea di una partecipazione trionfale al Regno del Messia.
In questo contesto s’inserisce l'episodio di Bartimeo, narrato con tanta vivacità da Marco.
L’evangelista ha un intento ben preciso nel riferire quest’episodio: sta, infatti, istruendo il discepolo sulle condizioni necessarie per seguire Gesù. Ed eccone una molto importante: la fede.
Bartimeo ha una fede molto viva nel Cristo. Incurante dell'opposizione della folla, egli grida la sua richiesta. Vuole che Gesù gli ridia la vista; vuol vedere.
Molto espressivo questo desiderio di luce. Gesù gli conferma in più il dono della salvezza. Non dice: la tua fede ti ha guarito dalla cecità, ma ti ha salvato. La salvezza è qualcosa di ben più grande del dono della vista.
Bartimeo segue immediatamente Gesù: diventa suo discepolo.
Questo pover'uomo deve essere diventato un elemento molto importante nella comunità cristiana del luogo, se di lui c’è riferito con tanta precisione il nome e la famiglia. Assieme alla luce degli occhi egli riceve quella dell'anima - la fede - e, con essa, una dignità fin allora sconosciuta: quella di figlio di Dio, altro Gesù.
Parlando a Nicodemo, Gesù spiega che cosa significa essere figli di Dio e qual è lo strumento che ci rende tali: il battesimo.
“In verità, in verità vi dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio” (in altre parole esistere nella vita divina).
“… Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne [ecco la prima creazione] e quel che è nato dallo Spirito è spirito” [ed ecco la seconda].
Gesù parla di nascita. Non di una nascita carnale, ma di una che proviene dall'alto e ci fa figli di Dio. Parla d’acqua. Parla soprattutto di Spirito. Lo Spirito “vuole che tutti gli uomini siano salvati”, “perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, l5). Questo avviene tramite il battesimo.
“Battesimo” è una parola greca che significa “immersione”. Paolo afferma che il battezzato è immerso nel sangue di Cristo. Veniamo sepolti con Lui e con Lui risorgiamo.
È il sangue di Cristo, dunque, che ci salva, ci redime. Il battesimo è il mezzo che ci mette in comunione con Cristo e ci fa partecipi della redenzione.
Noi siamo ben lontani dall'immaginare che cosa succeda in quel momento. S. Giovanni afferma che noi già siamo figli di Dio; ma quel che saremo non è stato ancora rivelato. E aggiunge: noi saremo simili a Lui perché lo vedremo faccia a faccia.
“Simili a Dio!”. L'eterno sogno dell'uomo potrà essere finalmente realizzato. L'uomo ha desiderato d'essere come Dio fin dal paradiso terrestre: fu questa la tentazione del serpente. Noi sappiamo come andò a finire; ma Dio ha il suo piano: ci porta ad essere come Lui attraverso il Cristo, uomo-Dio.
Col battesimo Gesù ci fa come Sé, uomini-Dio. Il battesimo c’innesta in lui, come ramoscelli in un albero rigoglioso e splendido.

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