p. Fabrizio Cristarella Orestano"Con occhi nuovi"MONASTERO DI RUVIANO,

XXX Domenica del tempo Ordinario (B) – Con occhi nuovi
  22 ottobre 2015 | Anno 2014/15, Mc cap. 10, Omelie Anno B, Vangelo di Marco
PER ESSERE DISCEPOLI FINO ALLA CROCE
Ger 31, 7-9; Sal 125; Eb 5, 1-6; Mc 10, 46-52
MONASTERO DI RUVIANO,
Seguire Gesù è la grande opportunità che l’uomo riceve in dono; seguire il Figlio di Dio venuto a portarci su vie di vita strappandoci dalle vie della morte. Seguirlo, però, è un rischio perché per seguirlo
bisogna dire dei no netti al mondo ed al suo modo di pensare; guai a chi pensa secondo gli uomini, secondo il mondo (cfr Mc 8, 33). Per seguirlo bisogna capire chi si sta seguendo: un Messia crocefisso, uno schiavo crocefisso e non un imperatore trionfante. Per seguirlo bisogna lasciarsi alle spalle le logiche con cui noi uomini cerchiamo sempre e solo di salvare noi stessi (Mc 8, 35); per seguirlo bisogna non lasciarsi imprigionare dalle tre libido, potenze capaci di disumanizzarci e di cui, nelle scorse domeniche, l’Evangelo ci ha dato i tre “antidoti”:
– la fedeltà nell’amore (Mc 10, 9-12);
– la condivisione (Mc 10, 21);
– il servizio che è dare la vita (Mc 10, 43-45).
La sezione dell’Evangelo di Marco sulla sequela, però, non si è conclusa lì; oggi c’è la vera conclusione con questo ultimo miracolo di tutto l’Evangelo: la guarigione del cieco Bartimeo.
Una narrazione vivace, simpatica e accattivante che conclude, possiamo dire, tutta l’attività pubblica di Gesù, e fa entrare nel contesto delle ultime polemiche che sorgono tra Gesù ed i suoi nemici, ma soprattutto nella narrazione della Passione.
La conclusione della sezione della sequela è affidata a quest’uomo cieco, che Marco ci indica come vero esempio di sequela; è come se l’Evangelo ci dicesse che non bisogna guardare ai discepoli per capire la sequela, ma a questo piccolo uomo di Gerico. In verità è l’unico miracolato dell’Evangelo ad avere un nome (insieme a Lazzaro, ma lì siamo nel IV Evangelo e siamo in tutto un altro mondo!), e sappiamo quanto il nome abbia importanza nella riflessione biblica e nella sequela del Signore…pensiamo, di contro, al giovane ricco restato senza nome perché incapace di sequela (cfr Mc 10, 22).
In tutta questa sezione, i discepoli si sono mostrati perplessi, esitanti, incapaci di comprendere le parole e le esigenze di Gesù (cfr Mc 10, 26.32.35); Bartimeo, invece, è icona di una sequela immediata e piena di luce («Subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada»).
Questo cieco è anche risposta ad una domanda che i discepoli hanno fatto a Gesù davanti alle esigenze radicali del Regno, dinanzi al demone del possesso che aveva raggelato il giovane ricco e che essi sentono che possa raggelare anche loro: «Se è così allora chi mai potrà salvarsi?».
Gesù aveva risposto indicando loro non le vie della loro bravura, delle loro azioni e dei loro meriti, ma la via di Dio che rende possibile l’impossibile: «Tutto è possibile presso Dio» (Mc 10, 26-27). Ora questo cieco mostra che ciò che pareva impossibile, inimmaginabile perfino diviene possibile presso Dio, presso Gesù … diviene possibile ciò che un attimo prima era addirittura impensabile: un cieco vede, uno seduto nell’immobilità ora segue Gesù lungo la via…
E’ straordinario: la potenza di Dio rende capaci gli impotenti; quell’uomo immobile nelle tenebre diviene discepolo coraggioso.
Quale la via di accesso a questa possibilità di Dio? Solo una: la fede, ed una fede che si è espressa in preghiera: «Figlio di David, abbi pietà di me»! E’ un grido insistente, che è addirittura considerato fastidioso dai presenti; ma quel grido è la porta spalancata di quel cuore in cui l’ingresso di Dio renderà possibile l’impossibile. Gesù sa leggere quel grido: è grido di fede, è la fede che lo ha salvato, è la fede che gli ha fatto credere che quel Rabbi potesse spalancargli l’oltre e l’impensabile.
Nell’Evangelo di Marco il primo miracolo è quello della liberazione di un indemoniato a Cafarnao (cfr Mc 1, 23-27); questo che leggiamo questa domenica è invece l’ultimo miracolo che Marco ci narra, e non è un caso: Gesù è venuto per liberare l’uomo dalle potenze del male e per introdurlo nella luce che è la sua sequela. Non si rimane liberi dal male e nella luce se non si segue Gesù, se non si mettono i piedi sulle Sue tracce. Chi legge l’Evangelo ha bisogno di luce per poter entrare nella Passione, ha bisogno di uno sguardo altro, uno sguardo che solo Dio può dare, uno sguardo impossibile presso gli uomini. Bartimeo è simbolo di un vedere diverso, illuminato dalla potenza di Dio; solo con un vedere così si può entrare nella Passione ed essere capaci di sostenerne il santo scandalo. Per vedere il Crocefisso e cogliere in Lui il Figlio di Dio c’è bisogno di occhi nuovi, illuminati dalla grazia.
Bartimeo, allora, ci prende per mano e ci conduce nelle ore tenebrose della Passione … ci fa camminare con lui dietro a Colui che ha preso la croce per servire e dare la vita. Bartimeo ci dice che è possibile anche a noi, fragili, ciechi, egoisti, tesi sempre e solo a salvare noi stessi; è possibile anche a noi infedeli, avidi e schiavi di noi stessi essere discepoli fino alla croce nella fedeltà, nella condivisione, nel dono totale di sé!
Nulla è impossibile presso Dio! Nessuno dica, dunque, “non è per me!”…
E’ per te solo se vuoi e se ti fidi! Grida: Figlio di Davide, abbi pietà di me!, e l’impossibile diverrà possibile!
p. Fabrizio Cristarella Orestano

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