PAOLO CURTAZ"Osiamo"

Osiamo 28a Domenica - Tempo Ordinario B 
C’è chi vuole capire il senso della vita, anche se ha tanto, anche se ha tutto, anche se ha troppo.
Come il simpatico personaggio di oggi che chiede a Gesù cosa fare per ottenere la vita dell’Eterno.

Gesù gli risponde a tono, senza chiedergli niente di più.
Non lo scoraggia, non polemizza, avverte il suo desiderio sincero.
La sua è una risposta esemplare, tipica dei rabbini del suo tempo: propone al giovane di osservare i comandamenti, niente di particolarmente difficile.
Mi piace un sacco questa cosa: Dio non chiede cose superiori alle nostre forze. È lui che media, che interviene, che si adatta.
La fede è accessibile, la salvezza, cioè la vita piena, parte dalle piccole cose.
Folgori
Quello gli rispose: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate sin dalla mia fanciullezza».
Lo è o lo fa?
Mi incuriosisce proprio tanto questo ragazzo.
Io, alla richiesta di Gesù, mi sarei cortesemente congedato e me ne sarei andato con il proposito di ripassare dopo vent’anni. Lui no, ammette candidamente di osservare tutti i precetti, di essere a posto, di averlo fatto da sempre.
Un impressionante san Luigi Gonzaga ante litteram, insomma.
Meglio: ha seguito la lezione di Gesù e non lo chiama più “buono” ma solo “maestro”.
Che tipo!
Eppure non è soddisfatto.
Li ha seguiti i precetti, da sempre, ma non è quella la soluzione.
Il suo cuore è ancora assetato. Cosa gli manca?
Ha seguito la regola e il rigore. Gli mancano la bontà e la misericordia.
Gesù è pronto a dargli l’amore che ancora non ha conosciuto.
La regola e il rigore non colmano il cuore. Non spengono la sete.
Soddisfano la nostra coscienza perché adempiamo ad una regola e, almeno in passato!, ciò era approvato dalla società.
Una cosa è certa: al giovane l’osservanza delle regole non è bastata.
Gesù, visto il desiderio del giovane, colma la distanza.
L’affermazione di Marco, unica nel vangelo, è una fucilata.
Gesù guardandolo lo amò.
Quello sguardo
Quello sguardo è lo sguardo che ha incontrato Pietro e Levi e Marco.
E ogni discepolo da allora ad oggi.
Non basta seguire le regole. Dobbiamo, prima o dopo, fare esperienza di quello sguardo.
Nessuna apparizione, per carità!
È l’esperienza concreta dello sguardo del Signore che ci raggiunge nella preghiera, nella meditazione, nell’adorazione. L’esperienza che cambia la vita.
Solo se sentiamo su di noi lo sguardo amorevole del Signore possiamo dire di avere fatto esperienza di Dio, solo se sentiamo in noi lo sguardo mai giudicante del Maestro cogliamo la verità della proposta cristiana.
Quello sguardo è la sintesi dell’annuncio cristiano.
Sei amato. A prescindere.
Sei amato bene.
Sei amato seriamente.
Quell’amore che dona gioia, non l’amore del pozzo che non sazia, Dio solo, che ne è sorgente, può donarcelo.
Ecco, tutto è compiuto. Lo sguardo del giovane, ora, è immerso nell’amorevole sguardo di Cristo.
Che osa.
Esigenze
Gli disse: «Ti manca ancora una cosa. Va’, vendi tutto ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi, vieni e seguimi!».
Gesù chiede.
Una serie di imperativi: va’, vendi, dallo, vieni, seguimi!, movimentano la scena accelerando i tempi.
Ecco la bontà, ecco la pienezza. Se il giovane non si è accontentato della regola ecco la proposta di abbandonare tutto per seguire la misericordia.
Non si tratta di liberarsi delle ricchezze ma di condividerle, di amplificare i comandamenti diretti al prossimo per condividere, per osare, per lasciare le reti nelle quali è imbrigliato…
È una proposta inattesa, folgorante, bruciante, diretta.
Ciò che manca al giovane virtuoso è il coraggio di sognare, di volare, di essere ciò che Dio ha pensato per lui.
Mozza il fiato tanto ardire da parte di Gesù.
L’invito non è rivolto ai religiosi ma a chiunque non si accontenti di una fede che sia solo osservare le regole. L’invito è rivolto a quanti, come il giovane, hanno il cuore pieno di desiderio insoddisfatto. A chi ancora osa sognare.
La proposta di Gesù è netta: lascia ciò che non sazia e seguimi.
E per farlo ci guarda con amore.
Fughe
Bello, per carità, ma forse troppo, non esageriamo.
Se ne va triste il giovane.
Ce ne andiamo tristi se non abbiamo il coraggio di credere nella santità che Dio mette nei nostri cuori.
Osiamo.

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