PARROCCHIA S.MARIA DEGLI ANGELI, "Cosa devo fare…."

omelia domenica 11 ottobre 2015
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B 2015 (vespertina)
Oggi abbiamo ascoltato una pagina del Vangelo molto bella e ricca.
Quella ricchezza  ci fa comprendere chi  veramente è  vero e bello, chi bisogna seguire e cosa  arricchisce
veramente la nostra vita.
San Giovanni Paolo II, in più occasioni, in riferimento ai giovani, ha ripreso questa pagina del Vangelo che, voglio sottolineare, non è una parabola o un racconto, ma  la storia di un incontro.
Protagonista è un giovane e il motivo centrale è la sequela di Cristo, la vocazione.
È bello, innanzitutto, ciò che il giovane fa all'inizio:" Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui"
C'è una ricerca e poi un inginocchiarsi, cioè una buona disposizione che  il giovane ha di incontrare Cristo.
Si pone una domanda, l'essenzialità dell'essere umano, la ragione del perché vivere:"Cosa devo fare…."
L'uomo che ragiona vive, l'uomo che "campa"  lascia scorrere la giornate, non vive ma vegeta.
E' bello riprendere questo passaggio:" Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò"
Gesù vede in lui, come in ogni uomo, un incontro sempre nuovo per ricominciare.
L'amore di Cristo, come dicevo domenica scorsa, è un amore produttivo.  Perché sia tale, però, deve donarsi, così come avviene con  il seme che  muore per produrre frutto.
Ecco la proposta per la scelta di un vero amore:" «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, Avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Per vivere Cristo, devi riconoscere in Lui la vera ricchezza, la fonte della vita.
Il giovane, invece, vede in se stesso e nei suoi beni la gioia del vivere.
STORIA DEL SERVO CHE SEGUIVA IL RE(vedi news precedente)
 Chi seguiamo noi nella nostra vita? Chi veramente è tale da mettersi in cammino e lasciare tutto? Come diceva Marziale:"Nec tecum possum vivere, nec sine te"
La vera povertà non è il "non avere" ma  il riconoscere e il vivere il tutto, anche i nostri beni, nella carità.
Dio ti ha dato perché tu possa vivere l'occasione della carità.
Non basta la teoria. Il giovane ricco,  vive sì i Comandamenti ma non il vero motivo del perché viverli.
 Non basta, cioè, dire:"Al prossimo non  faccio del male. Bisogna amarlo".
La vera povertà è scoprire ogni giorno che non ci appartiene nulla. Anche il tempo, gli affetti…tutto passa in questo mondo, ma tutto resta, si rinnova e si produce in Cristo.

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