Attilio GIOVANNINI sdb"Vegliate e pregate..."

29 novembre 2015 | 1a Domenica di Avvento - Anno C | Omelia
Vegliate e pregate...
* Vigilate pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.
Forse la crisi dell'economia non è ancora finita: il rallentamento dei paesi emergenti ci butterà giù da capo.

Forse la guerra (la terza guerra mondiale a pezzi) finirà per precipitarci nella catastrofe globale.
Forse il surriscaldamento climatico sconvolgerà il pianeta: Londra Shanghai New York Copenhagen.... saranno sommerse; metà Africa sarà senza acqua; le montagne senza ghiacciai; gli oceani senza plancton...
Forse la fine del mondo è già cominciata e forse facciamo finta di non vederlo. Forse confidiamo ancora negli armamenti, nei capitali, nella diplomazia, nella politica, nella scienza... e ci scambiamo le colpe, ci rimpalliamo le responsabilità, perché nessuno sa veramente cosa fare.

La via d'uscita da tutto questo c'è, è una.

Qualcuno sorriderà, ma si chiama preghiera. Come diceva Silvano del Monte Athos (e tanti insieme con lui):
"Il mondo si regge per mezzo della preghiera. Se la preghiera cessasse, il mondo perirebbe".
C'è da crederci: è la preghiera come quella di Mosè, di Abramo, di Maria... che sostiene il mondo. La preghiera come quella dei fanciulli di Fatima, come quella delle povere donne che stanno accanto al focolare o nell'oscuro dei monasteri e continuano a supplicare la misericordia di Dio per l'umanità.
Ma a quella preghiera dobbiamo dare una mano tutti, e anzitutto per salvare noi stessi, per non essere inghiottiti anche noi nel mondo che sprofonda. Dobbiamo verificare infatti se siamo con i giusti che salvano e si salvano... o se siamo tra quelli che vanno intontiti alla deriva portati dalla corrente della cultura di massa, delle mode, degli pseudo-valori mondani.

Indispensabile è in particolare la preghiera nel tempo della persecuzione e della tribolazione.

È allora che si deve fare più intensa e perseverante.
Ma la preghiera non si improvvisa e nella tribolazione è ancor più difficile pregare. Ecco perché bisogna imparare in tempo, fin d'ora, la preghiera incessante.
Incessante vuol dire: giorno e notte senza stancarsi. Come Gesù, che vediamo pregare tutte le notti, fino a quell'ultima notte nella quale la sua preghiera si fa combattimento ostinato e intenso fino allo spasimo.
È contagiati da questa preghiera di Gesù che gli apostoli e Paolo e le prime comunità cristiane si pongono in continua orazione, rivolti a Dio in ogni momento e circostanza. E così ottengono vittoria.
Per pregare incessantemente secondo questo esempio, occorre anzitutto la fede. Cioè aver scoperto non solo che a Dio nulla è impossibile, ma che Dio è Padre.

Questa fede si raggiunge in tre tappe:

1 - All'inizio siamo spinti a rivolgerci a Dio dal nostro bisogno.
Gridiamo a lui la nostra sofferenza e disperazione. È il nostro problema al centro, e guardiamo a lui solo perché è onnipotente.

2 - Poi, scoprendo la sua bontà, ci rivolgiamo a Lui perché è Lui.
La sua persona è al centro. È di lui che abbiamo bisogno, di lui non possiamo fare a meno.

3 - Infine non andiamo a lui perché abbiamo bisogno del suo soccorso e della sua consolazione, ma perché abbiamo capito che siamo noi a doverci dare a lui, con la stessa assoluta auto-consegna con cui Gesù si è dato al Padre. Ci rimettiamo alla sua volontà con la fiducia di un bambino.

Ecco, ora la nostra preghiera diventa irresistibile perché si è fatta semplice e pura come quella di un bambino. Abbiamo smesso di contrattare con Dio, di cercare di convincerlo, di dargli delle ragioni per ascoltarci. Ci buttiamo semplicemente nelle sue braccia. Non ci chiediamo più come pregare, anzi, siamo consapevoli che non sappiamo neppure pregare, e gli chiediamo anche questo.
Pregare di saper pregare: è tutta qui alla fine la soluzione per noi e per il mondo.

Attilio GIOVANNINI sdb

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