D. Gianni Mazzali SDB " UN RE PER SALVARE L'UOMO"

Cristo Re 
22 novembre 2015 | 34a Domenica: Cristo Re - Tempo Ordinario B  | Omelia
UN RE PER SALVARE L'UOMO
L'anno liturgico culmina e si conclude guardando a Cristo. L'attesa dell'Avvento con cui riprende l'anno sfocia nella contemplazione del Cristo totale, che ricapitola tutto in sé, che abbraccia tutto l'universo, che regna nella verità e nell'amore. Davvero paradossale è la Parola che ci presenta Cristo re,
prigioniero, sanguinante, in balia di un potente della terra. C'è un capovolgimento, c'è una trasformazione che Cristo vive nella sua carne e nel suo spirito e che trasmette a noi. Cristo re è il nostro salvatore e, nel guadagnarci la salvezza, apre la nostra esperienza terrena ad una dimensione che non è di quaggiù: "Il mio regno non è di questo mondo".

IO SONO RE

Nel dialogo con il procuratore romano Pilato Gesù afferma con chiarezza la sua regalità e ne chiarisce il significato e i contenuti. Di fronte all'atteggiamento di superiorità e di sufficienza del funzionario di Roma Gesù, in qualità di imputato e di accusato, stravolge gli equilibri e le aspettative di chi sperava che lui pronunciasse parole che lo scagionassero. Colpisce in primo luogo che Gesù interpelli Pilato sulla sua rettitudine di arbitro della situazione e che il procuratore risponda risentito e con aria di superiorità e di sufficienza, indicando i capi dei sacerdoti come responsabili di quanto sta avvenendo. Gesù non risponde direttamente alla domanda del procuratore, ma trasferisce il senso della sua regalità su di un altro piano, al di sopra dei dinamismi e delle vicende che lo hanno posto sul banco degli imputati.
Di fronte all'insistenza del tribuno Gesù afferma la sua regalità: "Io sono re", ma sa di poter essere frainteso e chiarisce il senso del suo regno e del suo potere: un regno non "mondano", non "terreno" ed un potere che non si regge sulla forza militare, ma sulla testimonianza della verità.
Con trasparente immediatezza la Parola delinea oggi due colonne della nostra identità cristiana: l'accettazione in primo luogo della contraddizione, dell'incomprensione e della sofferenza come il Cristo, re umiliato, sanguinante e posto sotto accusa, nella prospettiva di un regno che si realizzerà in pienezza nell'aldilà. In secondo luogo l'appassionata ricerca della verità sulla vita, sull'uomo, sul senso della storia e del tempo.

IL POTERE DI CRISTO

La visione del Figlio dell'uomo sulle nubi del cielo completa quanto Gesù ha esplicitamente detto a Pilato. Non siamo di fronte ad un re zimbello, ad una caricatura. Misteriosamente il brano del libro di Daniele afferma con chiarezza: "Gli furono dati potere, gloria e regno (…) il suo potere è un potere eterno che non finirà mai e il suo regno non sarà mai distrutto".
In qualche modo la visione profetica di Daniele fuga i nostri dubbi che il Gesù re che sta davanti a Pilato sia una caricatura, che le sue parole siano la inutile rivalsa di un condannato a morte. Il vegliardo, Dio Padre, è lui a consegnare il potere la gloria e il regno al Cristo ed è lui stesso che, nel suo piano di salvezza, chiede a suo figlio l'obbedienza della sconfitta umana e della morte. Solo accostando questi due movimenti del Padre possiamo capire ed apprezzare nel suo senso più vero il potere regale di Cristo. Riusciamo a percepire che "regnare è servire", che il potere più efficace è quello dell'amore, del dono di sé, che, come per Cristo, la croce è il trono della nostra gloria.

UN POPOLO REGALE E SACERDOTALE

Ci sono espressioni e frammenti della regalità di Cristo che ci appartengono. La liberazione dal peccato che Gesù ci ha conquistato con la sua morte, ci ha reso membra del suo regno, già in questa dimensione terrestre, partecipi della sua regalità e del suo sacerdozio: "ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre". E' una realtà che dobbiamo ancora approfondire ed interpretare quella della nostra identità di sacerdoti, di re e di profeti conquistataci da Gesù. Sono tratti del nostro DNA di cristiani che orientano la nostra testimonianza. Oggi forse a volte abbiamo più la sensazione di interpretare Cristo nel suo ruolo di accusato in balia di un potere che sembra sopraffarci ed eliminarci. Ci soccorre la Parola nella nostra fragilità e debolezza esistenziale: "Io sono l'Alfa e l'Omega". Noi siamo di Cristo, il Re, il vincitore del male e del peccato, principio e fine del nostro pellegrinare.

"Doveva essere cancellato 2000 anni fa dalla faccia della terra con una terribile esecuzione capitale da schiavo e oggi dopo venti secoli quel supplizio continua a essere ricordato in ogni parte del mondo". (Antonio Socci)
D. Gianni Mazzali SDB

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