don Luca Garbinetto "Cristo Re "

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (22/11/2015)
Vangelo: Gv 18,33-37 
Il Regno di Dio è il Regno della verità! Gesù è Re perché Egli è la Verità! Per questo motivo il Regno
di Gesù non è di quaggiù: perché i regni di questo nostro mondo violento e affannato non sono fondati sulla verità.
Assistiamo addolorati e impauriti, sconvolti e a tratti intolleranti gli uni verso gli altri, alla corsa agli armamenti, alla legge della vendetta, alla strage quotidiana di vite innocenti. Tutto questo accade, ed è reale. Ma la verità che soggiace a tanta crudeltà non ci è svelata. I motivi veri per cui aumenta la sfiducia fra gli uomini, il sospetto fra i popoli, l'odio tra le nazioni rimangono nel buio della menzogna.
I regni del mondo si imbottiscono di parole e di immagini, oltre che di armi e di diffidenza: ma la comunicazione globale che passa attraverso le raffinate tecnologie moderne non sembra aiutare molto le persone ad essere più umane. Le regole che governano i rapporti tra gli uomini appaiono capaci di stordire e anestetizzare, per poi far scoppiare rabbia e ira, smarrendo la capacità di un giudizio ragionevole. È un regno tanto materialista, da aver perso di vista l'integrità dell'essere umano, la dignità di ogni uomo - di OGNI uomo! -, la necessità del rispetto dei diritti di tutti ma anche dei propri doveri.
I regni del mondo urlano la legge del più forte, e schiacciano i piccoli e gli indifesi nell'oblio del ‘politicamente corretto': è politicamente corretto il genocidio di innocenti nel grembo materno; è politicamente corretto - a volte religiosamente controfirmato - il massacro di inermi tra le vie della vita quotidiana o dall'alto di missioni punitive. Quaggiù le grida dei poveri si mescolano all'esibizione di sfacciata criminalità dei dominatori.
Questo non è il Regno di Dio, non è il Regno di Gesù, non è il Regno della Verità!
Il Regno di Gesù chiede prima di tutto una scelta personale, un incontro che responsabilizza. Non si può riconoscere la regalità di Gesù ‘per sentito dire'. Anche Pilato è invitato da Gesù a lasciarsi coinvolgere nel rapporto con Colui che gli sta davanti, indifeso e disarmato. Senza questa opzione, non si entra a far parte del Regno di Dio. Si tratta di lasciarsi a nostra volta spogliare da sicurezze e armamenti vari, con cui cerchiamo di mascherare la nostra intima vulnerabilità. Si tratta di superare il terrore che ci prende, quando ci confrontiamo con la nostra personale debolezza e con l'insicurezza che ne consegue. Il terrore sta dentro di noi! Gesù, il Re, la Verità, si offre come inerme Signore che accoglie e sostiene la nostra fragilità. Egli ne è il custode, il guaritore amante! Ma si tratta di lasciarlo libero di entrare nella nostra vita, senza fuggire e senza nasconderci dietro affannosi e intraprendenti progetti di aggressione all'altro.
Il Regno di Gesù, poi, rifiuta la logica della notte e dell'ombra. Non c'è posto per le notizie pilotate, per i gesti a proprio servizio, per le battaglie che mascherano oscuri interessi. Nessun esercito combatte per gli interessi del Re. Il Re, piuttosto, porta alla luce gli interessi dei propri cittadini, di coloro che si riconoscono suoi servitori, e che ricevono così l'inaspettato dono della libertà. È Lui che li serve! La verità del Re, infatti, porta alla luce ciò che Egli è e ciò che noi siamo, e la nostra costitutiva dipendenza da Lui, creatore e datore di vita. La verità che viene da Gesù ci permette di abbandonarci fiduciosi alla vitale relazione con Lui. E in Lui ci specchiamo, veramente uomini e donne, liberi nella misura in cui abbandoniamo le difese e tendiamo le mani per stringerne altre e costruire la pace.
Il Regno di Gesù, quindi, ci rende liberi. Tutti coloro che riconoscono il proprio nome pronunciato dalla voce tenera e forte del Re, entrano in una dimensione dell'esistenza che va oltre le dure tensioni di questo mondo. Non perché le evadono, ma perché le soffrono ‘da dentro', facendosi testimoni di un modo nuovo di viverle. I cittadini del Regno di Gesù, spesso giudicati e condannati dalla legge di questo mondo, rifiutano di essere a loro volta giudici e censori, e avviano spirali di riconciliazione e di fraternità. Perché la verità è che noi tutti siamo fratelli e sorelle, figli di uno stesso Padre. NOI TUTTI!

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