Don Paolo Zamengo, "Ostinatamente amando"

Ostinatamente amando    Gv  18,33b-37
XXXIV Domenica Cristo Re dell'universo
Tempo ordinario Anno B
La storia li ha messi di fronte. Ponzio Pilato governatore della Giudea e Gesù di Nazareth. Pilato, rappresentante di Roma chiamato a decidere sulla sorte degli imputati e Gesù
sottoposto a un processo fazioso. Pilato temuto e vincente, Gesù umiliato e sconfitto.  Ma, forse, non è Gesù che si trova di fronte a Pilato, è Pilato che si trova di fronte a Gesù.

Due logiche opposte e inconciliabili. Pilato annoiato funzionario incline a usare la giustizia secondo l’opportunità e Gesù mite agnello innocente pronto al sacrificio sono a pochi passi l’uno dall’altro, eppure lontanissimi. Ed è Gesù che lancia la sfida: “Io sono re”. Pilato non ha neppure inteso la voce di Gesù. Ha solamente percepito un mormorio di parole. Non ha neanche riconosciuto un volto da re, ha solo intravisto un giudeo fra tanti giudei.

Per Gesù la verità va servita, per Pilato sfruttata. Per Gesù il potere è servizio che si dona, per Pilato è strumento di dominio, per Gesù la verità procede per gesti d’amore, per Pilato la verità è quella del diritto romano.  Il potere di Pilato si fonda sulla verità della forza, il potere di Gesù si fonda sulla forza della verità.

Gesù ha rifiutato la prepotenza dei segni del potere e ha preferito quelli della misericordia. A Pilato è chiesto di decidere della vita di Gesù ma Pilato è paralizzato dalla paura di perdere il potere, indietreggia e svende cuore e mente e sceglie la convenienza.  Ma Gesù inchioderà Pilato alle sue responsabilità di falso garante della verità e della giustizia.

Pilato lascerà fuori dalla porta del tribunale la sua coscienza e abdicherà molto facilmente alla giustizia.  Ma sarà proprio Pilato, Ponzio Pilato, a consegnarci la verità, la verità su Gesù Cristo. Quella scritta assurda e ridicola, appesa al palo della croce “Costui è il re dei giudei”, ebbene, proprio quella lapide scritta nelle principali lingue del mondo di allora, diventa l’incredibile atto di fede di questo uomo,  tormentato e pauroso.

Questa iscrizione blasfema agli occhi dei giudei è la suprema ironia di un procuratore romano che vendica o, forse, riscatta la sua vigliaccheria. Confessa davanti al mondo intero la regalità di Gesù.

Pilato, suo malgrado, è un involontario profeta: perché il Re è visibile, è riconoscibile proprio qui, ora, sulla croce, con le braccia spalancate, dove gli altri contano più della sua vita, dove si dona tutto e non si prende niente. Sulla croce Gesù muore ostinatamente amando. Gesù sulla croce, davanti a tutti, è finalmente Re.

E io e tu e noi?  “Fissiamo da lontano le ferite dei chiodi: adoriamo i segni della nostra libertà”.


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