DON PAOLO ZAMENGO "Segni del tempo e segni del cielo"

FRAMMENTO
Segni del tempo e segni del cielo     Mc 13, 24-32
Abbiamo vissuto un ottobre meraviglioso. L’estate sembrava non finire. Ora la nebbia staziona ad altezza d’uomo e ci porta inesorabile nell’inverno. È la metafora della
vita. L’inverno è il tempo della precarietà, la stagione in cui sperimentiamo il valore ma anche la fragilità dei nostri sentimenti.

Vorremo vivere in eterno, amare per sempre, essere sempre felici ma costatiamo il nostro limite. I sentimenti mutano, gli ideali si spengono, i sogni si diradano e rimane nel cuore una certa tristezza e una specie di vuoto.  Ci ferisce l’esperienza del dolore, soprattutto quello dei piccoli, la violenza sugli innocenti, la sconfitta dell’amore e della fedeltà, la morte di un familiare. Tutto ci pare incerto e fragile.  Nebbioso.

Il tempo è un’altalena: bene e male, malattia e salute,  gioie e inquietudini. Cogliamo del mondo la straordinaria bellezza ma ne avvertiamo, pure, la profonda precarietà. Ma “gli occhi dell’uom cercan morendo il sole”. Nel nostro cuore vive una inestinguibile sete. Siamo abitati, quasi, divorati dalla nostalgia. Dell’amore, del sole, della vita.

La parola di Gesù oggi ci invita a guardare alla natura e al contadino che pregusta la dolcezza dei frutti già nella prima gemma di primavera. Nei piccoli segni c’è la speranza di un grande futuro, di un mondo nuovo.  La parola di Gesù profuma di speranza.

Il cielo può cadere e le stelle possono spegnersi ma oltre, oltre abita Dio, un Dio che è Padre.  Già spuntano i segni percepibili del suo domani. Per scorgerli bisogna allungare lo sguardo per intuire ciò che Dio, signore della storia, ha in serbo per i suoi figli.

Non sono diradati i banchi della nebbia né le aree di arsura e della prova, ma l’occhio della fede va oltre e raggiunge le oasi della freschezza e della pace.  Quanti sanno riservare spazio al silenzio interiore e all’ascolto, sono in grado di vedere l’invisibile.  Chi più alto sale più lontano vede, chi più lontano vede più a lungo sogna.

La Parola di Gesù ci trasforma in sentinelle del mattino e ci allena il cuore a fiutare l’aria della nuova primavera, della nascita di una nuova civiltà, nella verità e nell’amore. È la risurrezione di Gesù dalla morte che spalanca la primavera eterna e annuncia lo sbocciare di nuovi germogli della speranza.

Le luci umane come le stelle del cielo si sbriciolano e cadono ma altre, donne e uomini giusti e santi, compaiono come nuovi astri. Hanno il nome di quanti conservano una instancabile passione per il bene, per la pace e la giustizia.

Sono numerosi come le stelle del cielo. Grazie a loro, un nuovo arcobaleno si alza all’orizzonte della storia. È Gesù la stella più luminosa, è Gesù l’astro splendente che annuncia un nuovo mattino.  È l’avvento. Andiamo incontro al Signore che viene.


Commenti

Post più popolari