DON PAOLO ZAMENGO SDB"La scuola dei poveri"

FRAMMENTO   La scuola dei poveri         Mc 12, 38-44       32 TO     B 
Senza saperlo la vedova del tempio dà una lezione di fede. La sua condizione di vedova le ha tolto ogni sostegno sociale. Tuttavia ha una grande dignità che proviene dalla ricchezza del suo cuore.

La scena si svolge nella sala del tempio, detta del tesoro, dove erano collocati i recipienti delle offerte. Un sacerdote aveva l’incarico di controllare il valore delle monete e di dichiararne, ad alta voce, l’importo e l’intenzione dell’offerente. Comprendiamo facilmente come le offerte dei ricchi ricevevano ampia eco mediatica dal tono altisonante del sacerdote controllore di turno.
“La povera vedova” o ”la vedova del vangelo” arriva umile e furtiva nel bel mezzo di questo  spettacolo e getta i suoi due spiccioli. Non vista o ignorata, come desiderava, si sottrae alla confusione, immersa nei suoi pensieri. Non sfugge però allo sguardo attento di Gesù capace di penetrare pensieri e sentimenti del cuore umano, svelandone le fragilità o le ricchezze ineffabili.
Appare immediato e stridente il confronto tra la presunzione e l’ipocrisia di coloro che mettono nel tesoro del tempio, ben consapevoli di avere i fari accesi sul loro gesto per ampliarne la spettacolarità, la loro cospicua offerta e il comportamento schivo e senza fronzoli della vedova. Lei non ha calcoli da fare ne attenzioni da suscitare. Lei è poca cosa e ha poco da dare. Fa scivolare due spiccioli, il suo presente e il suo futuro.
Gesù chiama i discepoli e indica loro chi è maestra di fede e di carità. Prima di andare a offrire lui stesso la sua vita al Padre, Gesù sembra indicare ai discepoli chi devono seguire per vivere il vangelo. Non sono i dottori della legge e neanche quei sacerdoti del tempio che si arrogano il diritto di custodire la Torah. Gesù preferisce affidare la custodia del Vangelo ai piccoli e ai poveri.
Il Regno di Dio non cresce grazie a parole preconfezionate o a discorsi infarciti di citazioni bibliche, germoglia e fiorisce, piuttosto, attraverso l’umile testimonianza di coloro che vivono  in spirito di povertà e abbandono fiducioso. La fede non è teoria e tanto meno ideologia. La fede si identifica con la persona di Gesù. Il vero libro da leggere e da cui imparare è Gesù, ciò che fa e ciò che insegna a fare.  Il suo volto è riconoscibile nei “poveri cristi” in cui lui si identifica.
La vedova è figura del discepolo che riconosce la signoria di Dio sulla propria vita. Lei non si limita a dare il superfluo ma dà gratuitamente tutto quello che ha, perché ha trovato un tesoro più grande, il vero e unico tesoro, e ha deciso di investire tutto su di esso. Sa di appartenere a Dio e decide di vivere per lui. I ricchi, descritti nel vangelo, contrariamente, danno a Dio una parte di quanto possiedono. Il povero ha “sposato” Dio e ha deciso di regalargli anche le sue umane possibilità.
I due spiccioli della vedova diventano oro. Sono preziosi come una pagina di vangelo vivo. Il complimento di Gesù lascia senza parole.  Con questa vedova i poveri salgono in cattedra: sono i veri maestri di fede.
Non vale nulla la boria di chi si serve della religione per cercare compiacimento e farsi largo tra la gente. Il gesto della vedova è carico di drammaticità perché ha conseguenze capitali sulla sua vita perché si priva anche del necessario. La vedova ha preso Dio in parola. Gli ha affidato il proprio domani, certa che Dio non la deluderà.
Non è l’apparenza che acquista credito agli occhi di Dio ma il cuore puro, la fede autentica, la fiducia totale. La vedova è povera affida a Dio se stessa. Non morirà di fame.

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