MACHETTA Domenico"Gesù Cristo Re dell'Universo"

22 novembre 2015 | 34a Domenica: Cristo Re - T. Ordinario B | Appunti per la Lectio
34a Domenica / Tempo Ordinario B | 2015 
1ª LETTURA: Dn 7,13-14
Gesù Cristo Re dell'Universo

Un essere celeste appare a Daniele: il Figlio dell'uomo. In sé, l'espressione indica semplicemente un essere umano, ma il contesto impone una interpretazione decisamente più profonda. Forse è il simbolo di un popolo di giusti a cui Dio affida il suo potere. Per la letteratura giudaica questa diventa una profezia chiaramente riferita al Messia.
Questo Figlio dell'uomo appare sulle nubi del cielo: proviene dunque dalla sfera divina. Giunge alla presenza di Dio, "l'Antico dei giorni", e riceve il potere regale. Sarà un regno universale, indistruttibile, eterno.

VANGELO: Gv 18,33b-37
Gesù davanti a Roma, rappresentata da Ponzio Pilato. In tutta la "Passione secondo Giovanni" viene di continuo affermata la superiorità di Gesù: nessuno ha potere su di lui. Si consegna volontariamente alla morte quando
giunge l'"ora".
La regalità di Gesù in Giovanni si manifesta non nonostante la passione, ma proprio nella passione. La gloria (ebraico kavòd, letteralmente "peso") è nella passione in se stessa. È una teologia che parte da Marco e ha il suo vertice in Giovanni. La morte è il momento culmine della regalità, della glorificazione: "Padre, glorifica il tuo Figlio" (Gv 17,1). La morte è, per Giovanni, "innalzamento", "ritorno al Padre".
Gesù è l'"Io sono" del roveto ardente, davanti a cui i soldati nel Getsemani indietreggiano e cadono a terra. In Giovanni Gesù è il regista degli avvenimenti. Dà addirittura ordini: "Se cercate me, lasciate che questi se ne vadano". È il buon pastore che "depone" la vita per le sue pecore.
Soprattutto nel processo romano viene affermata la superiorità di Gesù: nessuno ha potere su di lui (19,11). Gesù obbedisce al Padre. L'io fisico e l'io psicologico sono sacrificati in pieno all'io teologico (volontà del Padre). Gesù tace quando si tratta di difendere l'io fisico e l'io psicologico; parla solo quando si tratta di far emergere la volontà del Padre (l'io teologico).
È questo io teologico che fa paura a Pilato. È curiosa la paura di Pilato, registrata dall'evangelista. Un uomo abituato ai processi e alle condanne, qui ha paura. Una paura che cresce. Gridano: "Si è fatto Figlio di Dio". All'udire queste parole dice Giovanni Pilato ebbe ancor più paura". E qui arriva quel "Di dove sei?", culmine di quella serie di "dove", tipici di Giovanni. Gesù non risponde, perché la risposta non è data ai potenti.
In Giovanni tutto è a servizio di un progetto. E Pilato, proprio lui che non riconosce la verità ("Che cos'è la verità?") è costretto a proclamare più volte la verità, come Balaam. Del resto, perfino Satana è sempre costretto a fare il gioco di Dio, a sputare le verità che gli bruciano. Pilato, suo malgrado, è costretto a fare il profeta, con quella scritta in ebraico, greco e latino. Diventerà famoso anche lui: il suo nome sarà pronunciato ogni domenica da milioni di cristiani nelle lingue di tutto il mondo: "Patì sotto Ponzio Pilato".
Cristo ha un modo strano di regnare. Dopo duemila anni si sente dire il mondo è ancora pieno di caos. È proprio in mezzo a questo caos che Dio segretamente regna, nel cuore di un piccolo resto... Quando tutto gioca contro, qualcuno accanitamente crede, spera ogni speranza, fin dai tempi di Abramo. La storia continua con le sue tragedie. E attraverso questa storia di dolore, di ferocia, di contraddizioni, Dio regna.
Dio agisce al di fuori dei quadri umani: Regnavit a ligno Deus. Un modo talmente divino di regnare, che l'uomo stenta a comprendere. Il massimo della forza nel massimo della debolezza. Non nel benessere, non nella salute e nella forza fisica, non nel successo apostolico, tra gli applausi... Quando tutto l'"umano" è tenuto in scacco, si fa avanti Dio e salva il mondo.

MACHETTA Domenico

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