Missionari della Via Domenica di Avvento (Anno C)

Commento su Luca 21,25-28.34-36
Missionari della Via  
I Domenica di Avvento (Anno C) (29/11/2015)
Vangelo: Lc 21,25-28.34-36 
Eccoci nel tempo dell'Avvento, tempo che ci vuol svegliare dal
torpore! C'è il Si- gnore in arrivo, pieno di grazie da non perdere: ci vuole perciò un atteggiamento vigilante nella preghiera e operoso nella carità. A Natale festeggiamo la prima ve- nuta di Gesù nell'umiltà: ora lo attendiamo nella gloria, come Lui ci ha promesso, e noi vogliamo essere pronti a questo incontro; anche perché ogni giorno il Si- gnore ci viene incontro in tanti modi misteriosi (dai sacramenti all'incontro con i poveri) e noi non vogliamo perdere i nostri appuntamenti con Lui!
Il Vangelo di oggi è composto da due parti: nella prima Gesù ci parla delle cose ultime e della sua venuta nella gloria; nella seconda di come vivere nell'attesa dell'incontro con Lui, che non sappiamo quando sarà (compresa sorella morte). La prima parte ci apre alla speranza: in mezzo alla distruzione, viene il Signore a salvarci; così sarà alla fine dei tempi, così è stato quando si è incarnato (ve- nendoci a salvare dal peccato) e così è nel nostro oggi: quando tutto sembra umanamente crollare alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina! Alzate il capo, sollevatevi, cioè: non restate chini su voi stessi, tristi, senza speranza: qualcuno viene a salvarci dal peccato e dalla morte, dandoci dignità e amore!
Come fare per esser pronti? Gesù ce lo spiega nella seconda parte del testo. Anzitutto ci dice: state attenti che il vostro cuore non sia appesantito. Una mongolfiera per volare deve essere slegata e senza troppi pesi: e il nostro cuore com'è? Ab- biamo delle zavorre che ci tengono inchiodati "alla terra"? che ci impediscono di pregare, di servire, di amare? Poi Gesù ci mette in guardia soprattutto da tre cose: dalle dissipazioni, dalle ubriachezze e dagli affanni della vita.
Dissipazioni: il termine dissipare ci fa venire in mente lo sprecare. In greco il termine usato è kraipàle e riguarda l'uso e il consumo sregolato dei beni. Come a dire: c'è chi spreca la sua vita perdendosi dietro ai beni materiali e a tante cose inutili, cercando sempre di più, consumando sempre di più, chiudendo il cuore ai bisogni degli altri, unicamente preso da se stesso. Nello sport, uno che fa tiro al bersaglio, se vuole fare centro deve concentrarsi sull'obiettivo, eliminando le di- strazioni; così noi, nel cammino spirituale, dobbiamo tener conto che la nostra "carne" con le sue voglie non sempre ordinate, il mondo con i suoi piaceri e il diavolo con le sue lusinghe vogliono distoglierci dal tener fisso il mirino sulla santità... che invece dobbiamo tenere ben presente! Come in natura una pianta per portare buoni frutti deve essere potata, così noi dobbiamo eliminare quelle cose e attività che sono di troppo nella nostra vita, per non correre il rischio di perderci dietro 1000 cose inutili, trovandoci un giorno senza niente!
Ubriachezze: oltre al vizio del bere, possiamo vedere nell'ubriachezza la ricerca di appagamento immediato dei propri piaceri, di chi non vuole farsi mancare niente, di chi ha il cuore legato a qualcosa o qualcuno che lo rende "dipendente, stordito".
Affanni della vita: è chi vive senza confidare nella Provvidenza del Padre, come se tutto fosse solo sulle sue spalle, nevroticamente intento a crearsi si- curezze materiali, ansioso per il domani, affannato dal possesso... sempre di corsa per nuovi obiettivi, ma alla fine, verso dove si corre?
Perciò dobbiamo essere pronti; se no come un laccio quel giorno si abbatterà su chi abita sulla faccia della terra, su chi vive attaccato a questa terra, come se dovesse starci per sempre; la nostra vita è preparaci a incontrare il Signore: se viviamo così saremo pronti a parti- re. Ma se viviamo solo per questo mondo e per noi stessi, quando il Signore arriverà sarà fastidioso e non vorremo incontrarlo. Dunque vegliate pregando, cioè vivete rivolti verso Dio, rivolgendovi a Lui, pregando, così da ricevere da Lui la forza di sfuggire all'angoscia del futuro e alla paura della morte, vivendo la gioia della laboriosa attesa. Che bella la vita di chi è pronto a partire, aperto alla novità, proiettato verso l'eternità!

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