Mons.Antonio Riboldi, "Solennità di Cristo Re: un potere che si fa dono"

Solennità di Cristo Re: un potere che si fa dono
Pare che Gesù abbia scelto i momenti più drammatici per affermare le grandi verità che non ammettono ombre.
Davanti a Pilato che aveva il potere di giudicare e condannare, Gesù si doveva difendere da una precisa accusa: ‘Sei tu il re dei Giudei?’. Agli occhi di Pilato poteva essere una grottesca invenzione
degli avversari di Gesù. Come poteva infatti uno essere re senza incoronazione, senza territorio, soprattutto senza un esercito? Altro era la posizione
di Pilato stesso: aveva alle spalle l’impero romano, con un potere che non guardava troppo per il sottile i diritti degli uomini, tanto da lasciare ai Giudei una parvenza di regalità da esibire, ma che restava sempre subordinata a Roma!

Altro era Gesù, solo, abbandonato da tutti, volutamente alieno da ogni esercizio di potere terreno e che quindi non poteva assolutamente competere né con Roma né con i Giudei.

La Sua potenza era l’amore: ‘Sono venuto per servire e non per essere servito’.

Pilato quindi aveva davanti a sé un uomo che non faceva assolutamente paura: una povera cosa che si poteva schiacciare come e quando si voleva.

Gesù, però, con semplicità, pur sapendo di essere totalmente nelle mani di un simile mostruoso potere ed avendolo accettato con la logica provvidenziale dell’amore, risponde con una chiarezza disarmante:

“Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18, 33-37)

Due modi diversi, contrapposti di esercitare la regalità o il potere: quello di Pilato, che è lo stesso del mondo e di tutti i tempi, è diventare ‘padroni degli uomini e delle cose’. Un potere che si esercita a volte con tale virulenza, dissacrando il Nome stesso di Dio, di cui ci si fa scudo – pensiamo a quanto accaduto a Parigi - da suscitare terrore.

Di per sé l’autorità che si esercita, qualunque questa sia e da qualunque parte venga, ad iniziare dalla famiglia, dalla Chiesa, dovrebbe aiutare a crescere nella libertà, nella giustizia, nella verità, nella pace e condivisione: tutto questo disinteressatamente, senza cioè farsi strada, vincendo la continua tentazione di badare ai propri interessi, che possono diventare squallide rapine agli uomini e gravi bestemmie al nobile concetto di autorità, che discende dal Cielo e segue le tracce di Gesù.

‘Fare strada ai poveri’ – diceva don Milani – ‘senza farsi strada’.

Siamo a dir poco scandalizzati nell’assistere quotidianamente alla lotta dei partiti per i vari poteri nei governi, da quello nazionale a quello regionale, a quello cittadino: una lotta di ‘coltelli’ che non risparmia colpi. Ed è una lotta che avviene in tutte le strutture amministrative, unita alla corruzione più bieca, tanto da parere ormai l’interesse principale o il fine delle strutture stesse.

E cosa dire quando questa mentalità di sopraffazione o di corruzione tocca uomini che dovrebbero essere ‘pastori buoni’ e diventano invece veri ‘mercenari’?

Non si hanno mai parole adatte per condannare queste squallide scalate al potere, condite di vendette più o meno meschine, da qualunque parte vengano: sono vergognosi sfregi al servizio degli uomini.

Se è giusta la denuncia, non lo è la sfiducia, come ha pubblicamente dichiarato Papa Francesco all’Angelus di domenica 8 nov.: “So che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. E’ un atto deplorevole che non aiuta. Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili. Perciò voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza.

Seguiamone l’esempio, con lui dietro i passi del nostro Signore e Maestro: Gesù continua a dirsi Re nella sua nudità e debolezza, che ignora ogni forma di potere. Continua ad affermare che il suo potere è l’amore: un amore che non sdegna affatto di farsi ‘servo’, che si fa dono fino a dare la vita, un potere che celebra la sua festa ed il suo trionfo nel farsi ‘mangiare’ nell’Eucaristia da chi ama.

Eppure Lui, a differenza degli uomini, davvero ha potere su di noi: Lui e Lui solo può chiamarsi la Verità e la Vita. Per Lui solo furono fatte tutte le cose e gli uomini. Con Lui, se accettiamo la sua regalità, condivideremo ‘potere e gloria in Cielo’. Eppure tanta regalità non si fa quasi sentire, fino al punto che la puoi rifiutare, quasi misconoscere, anche se agendo così è come oscurare il sole della vita, mettendosi le mani davanti agli occhi per paura della luce, come fanno in tanti.

Per Gesù regnare è amare, cioè parteciparsi i beni che si hanno.

Noi possiamo donare soltanto il nostro misero ‘sì’, ma Lui ci partecipa la sua stessa divinità!

Per cui è bello oggi fare festa perché sappiamo che siamo totalmente nelle mani e nel cuore di Gesù, anche se continuiamo a muovere i nostri passi quaggiù.

È festa sapere che già apparteniamo in Gesù nostro Re al suo Regno di verità e di pace, di giustizia e di amore: ‘Il Regno di Dio è in mezzo a voi’, nonostante le tante ombre che noi provochiamo.

È gioia poter dire: ‘Gesù è il mio Re: il Re che voglio seguire’ a dispetto dei tanti Pilato che continuano a credere che il solo potere sia quello che gestiscono loro.

È festa pensare che il vero potere non sta nella forza, tanto meno nelle armi o nella violenza, ma nel servizio reciproco, nell’amarci come Cristo, Re dell’universo, ci ama … servendo!

Con la Chiesa, uniti, viviamo ciò che preghiamo:

“Gesù, Speranza per chi si converte, quale misericordia per chi ti invoca!

Quale bontà per chi ti cerca, che sarai per chi ti trova?

Chi ne fa esperienza può credere cosa sia amare Gesù.

Gesù, sii la nostra Guida, tu che sei il Premio che ci attende.

Sia in Te la nostra gloria. Sempre!”.

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