P. Ermanno Rossi O.P“La parola da me pronunciata lo giudicherà nell'ultimo giorno”

I Domenica AVVENTO – Anno C
(Lc 21,25-28;34-36)
All'inizio della Messa
Con questa domenica inizia un nuovo anno liturgico. La sensibilità cristiana c’insegna a vedere in esso un “anno di grazia”. Chi lo rende tale è il Cristo. Noi lo percorreremo interamente col Cristo se ci lasceremo condurre dalla liturgia.
La Parola di Dio ci suggerisce l'atteggiamento adatto per questo momento: “A te, Signore, innalzo l'anima mia”. Cerchiamo di essere aperti all'incontro con Dio, all'ascolto del Cristo, e chiediamo perdono dei nostri peccati.
 
SS. Messa
Oggi, la liturgia ci fa meditare due testi - uno di Geremia e l'altro di Luca - che riguardano l'inizio e la fine dell'avventura umano-divina della redenzione.
Il primo testo riguarda la promessa del redentore - di qui l'attesa e l'Avvento -; il secondo, la prospettiva della venuta finale di Gesù, che segnerà la fine della storia, con i cieli nuovi e le terre nuove. Sono due attese che hanno un enorme interesse per l'umanità e, quindi, per ognuno di noi.
L'Avvento, ci farà percorrere - con i suoi testi tratti dall'AT - l'attesa d’Israele. Ne ripercorreremo i fatti salienti. Sono avvenimenti che ci riguardano.
I profeti hanno dato messaggi che sono, ancor oggi, attuali: sono parole che Dio rivolge anche a noi. Se vogliamo capire Gesù dobbiamo riferirci necessariamente ad essi.
In realtà, noi non ripercorriamo fatti passati, ma riviviamo un eterno presente; infatti, ciò che riguarda Dio e il Figlio suo, non passa col tempo.
L'anno liturgico inizia, dunque, con una previsione sul ritorno di Cristo: quello del Natale - sua prima venuta -, e quello che avverrà alla fine dei tempi per il Giudizio Universale. Essi sono intrecciati.
La Scrittura ci avverte di continuo: con l'incarnazione di Cristo comincia il tempo finale; infatti, con la venuta di Gesù Dio pronuncia la sua ultima parola (Eb 1,2). Gli uomini l’ascolteranno? Da questa risposta dipende il nostro destino.
Chi “disprezza la (Parola di Dio), e non l'accoglie, ha già chi lo giudica” - afferma Gesù -; “La parola da me pronunciata lo giudicherà nell'ultimo giorno” (Gv 12,47s).
Il tempo che intercorre tra il Natale e il Giudizio finale è il tempo lasciatoci per la decisione.
Alcuni diranno sì; altri risponderanno di no; anzi sembra che – in questo tempo intermedio - il no aumenti. È significativo il fatto che, alla prima indagine - compiuta dai Magi in Gerusalemme -, “tutta Gerusalemme resta turbata” (Mt 2,3). Nel terzo giorno dopo Natale, dobbiamo già celebrare la strage dei bambini innocenti; e, al principio dell'attività pubblica di Gesù, è decisa la sua morte (Mc 3,6). Egli è venuto nella storia del mondo non a portare la pace ma la spada (Mt 10,34).
“Natale non è la festa della leziosità, ma dell'impotenza dell'amore di Dio, che solo attraverso la morte dimostrerà la sua superpotenza. Per il tempo della nostra prova ciò che vale è un continuo “vigilate e pregate”»[1].
L'attesa della seconda venuta di Gesù – quella della fine del mondo - ha, dunque, per noi un enorme valore. Certamente sarà molto diversa dalla prima. Ecco come la descrive, nelle sue catechesi, S. Cirillo di Gerusalemme:
«Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla; nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore; nell'altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria».
Questa seconda venuta di Gesù, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, sarà preceduta da afflizioni mortali; ma anche il giudizio sarà tremendo per i nemici di Cristo.
Egli ce ne parla, ma non per farci paura; ne parla come della prossima liberazione: “Alzate il vostro capo perché la vostra liberazione è vicina”; ma occorre essere preparati.
Questa preparazione è un santo viaggio verso la santità. Per chi lo percorre con impegno, l’incontro con Gesù sarà un momento gioioso; per gli altri sarà fatale, sarà l'inizio della seconda morte nello stagno di fuoco, di cui parla l'Apocalisse: “Andate maledetti nel fuoco eterno!…”: tremenda questa parola.
Noi siamo figli di Dio, fratelli di Gesù, se facciamo quello che ci ha insegnato.
Ed ecco l’auspicio di Paolo: «Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti…».
Viviamo così; gli andremo, allora, incontro con le lampade accese; e l’anno che liturgico - che è appena iniziato - sarà un anno di grazia.
 
 

Commenti

Post più popolari