PANE QUOTIDIANO«Si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo»

La Liturgia di Mercoledi 11 Novembre 2015  VANGELO (Lc 17,11-19) COMMENTO:P. Conrad J. MARTÍ i Martí OFM 
(Valldoreix, Barcelona, Spagna)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si
fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Parola del Signore

«Si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo»
P. Conrad J. MARTÍ i Martí OFM 
(Valldoreix, Barcelona, Spagna)
Oggi, Gesù passa intorno a noi per farci vivere la scena anteriore, con un aria realistica, nella persona di tanti emarginati come ce ne sono nella nostra società, che si fissano nei cristiani per trovare in essi la bontà e l'amore di Gesù. In tempi del Signore, i lebbrosi erano parte della tenuta degli emarginati. In realtà, quei dieci lebbrosi andarono a incontrare Gesù all'ingresso di un villaggio (cfr Lc 17,12), perché non potevano entrare nei paesi, e nemmeno avevano permesso per approcciarsi alla gente (“si fermarono a distanza”).

Con un po di immaginazione, ognuno di noi è in grado di riprodurre l'immagine degli emarginati della società, che hanno nomi come noi: immigrati, tossicodipendenti, criminali, persone con AIDS, disoccupati, poveri... Gesù vuole ripristinarli, rimediare le loro sofferenze, solvere i loro problemi; e ci chiede collaborazione disinteressata, gratuita, efficace... per amore.

Inoltre, facciamo più presente in ciascuno di noi la lezione che Gesù dà. Noi siamo peccatori e bisognosi di perdono, siamo poveri che aspettano tutto da Lui. Saremmo in grado di dire come il lebbroso, «Gesù, maestro, abbi pietà di me» (Lc 17,13)? Sappiamo rivolgerci a Gesù con preghiera profonda e fiduciosa?

Imitiamo il lebbroso, che torna a Gesù per ringraziarlo? Infatti, soltanto «Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio» (Lc 17:15). Gesù non trova gli altri nove, «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono?» (Lc 17,15). Sant'Agostino ci lasciò questa dichiarazione: «'Grazie a Dio': non c'è nulla che si possa dire più brevemente (...) ne fare con più profitto di queste parole». Per tanto, noi, come ringraziamo Gesù per il grande dono della vita, propria e della famiglia; la grazia della fede, la Santa Eucaristia, il perdono dei peccati...? Non succede qualche volta di non ringraziare per l'Eucaristia, anche se partecipiamo spesso de essa? L'Eucaristia è, senza dubbio, la nostro miglior esperienza di ogni giorno.

La voce della liturgia

«È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, lodarti e ringraziarti sempre per i tuoi benefici, Dio Onnipotente ed eterno. Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva»

Prefazio comune IV

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