Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche DOMENICA «DELLA PREDICAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA»

Letture patristiche1
DOMENICA «DELLA PREDICAZIONE DI GIOVANNI BATTISTA»
II di Avvento C
Luca 3,1-6; Baruc 5,1-9; Salmo 125; Filippesi 1,4-6.8-11
1. Il Battista
Il precursore del nostro
Redentore viene presentato attraverso l`indicazione delle autorità che governavano Roma e la Giudea al tempo della sua predicazione, con le parole: "Nel quindicesimo anno dell`impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Pilato, tetrarca della Galilea Erode, Filippo suo fratello tetrarca dell`Iturea e della Traconitide e Lisania tetrarca dell`Abilene, mentr`erano principi dei sacerdoti Anna e Caifa, la Parola di Dio si manifestò a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto" (Lc 3,1s). Poiché, infatti, Giovanni veniva ad annunziare colui che doveva redimere alcuni Giudei e molti Gentili, i tempi vengono indicati menzionando il re dei Gentili e i principi dei Giudei. Poiché poi i Gentili dovevano venir raccolti e i Giudei stavano per essere dispersi a causa della loro perfidia, nella descrizione dei principati, la repubblica romana è tutta assegnata a un solo capo e nel regno della Giudea viene sottolineata la divisione in quattro parti. Il nostro Redentore infatti dice: "Ogni regno diviso in se stesso, andrà in rovina" (Lc 11,17). E` chiaro allora che la Giudea, divisa tra tanti re, era giunta alla fine del regno. E proprio opportunamente vien notato non solo chi fossero a quel tempo i re, ma anche chi fossero i sacerdoti, perché Giovanni Battista avrebbe annunziato colui che sarebbe stato allo stesso tempo e re e sacerdote.
"E si recò per tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati" (Lc 3,3). Chi legge comprende che Giovanni non solo predicò ma diede anche ad alcuni il battesimo di penitenza, ma tuttavia non poté dare il suo battesimo in remissione dei peccati. La remissione dei peccati, infatti, avviene solo nel Battesimo di Cristo. Bisogna osservare che vien detto: "Predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati", predicava cioè un battesimo che perdonasse i peccati, perché non lo poteva dare. Come annunziava con la parola il Verbo del Padre che si era incarnato, così nel suo battesimo che non poteva perdonare i peccati, anticipava il Battesimo di penitenza, che avrebbe liberato dai peccati. La sua predicazione anticipava la presenza del Redentore, il suo battesimo era ombra del vero Battesimo di Cristo.
"Com`è scritto nel libro d`Isaia: Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Is 40,3). Lo stesso Battista, interrogato chi egli fosse, rispose: "Io sono la voce di colui che grida nel deserto" (Gv 1,23). E` detto voce, perché annunzia il Verbo. Quello poi che diceva sta nelle parole: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Chiunque annunzia la fede vera e predica le opere buone che altro fa se non preparare i cuori di chi lo ascolta al Signore che viene? Perché la forza della grazia penetri, la luce della verità illumini, raddrizzi le vie innanzi al Signore, mentre il sermone della buona predicazione forma buoni pensieri nell`animo.
"Ogni valle sarà riempita e ogni colle e monte sarà abbassato". Che cosa s`intende qui per valli se non gli umili, che cosa per monti e colli se non i superbi? Alla venuta del Salvatore le valli saranno riempite, i colli e i monti saranno abbassati, perché com`egli stesso dice: "Chiunque si esalta sarà umiliato e chiunque si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Infatti, la valle riempita s`alza, il monte e il colle umiliato, s`abbassa, perché nella fede del Mediatore tra Dio e gli uomini Cristo Gesú, la gentilità ricevette la pienezza della grazia e la Giudea per la sua perfidia perdette ciò di cui s`inorgogliva. Ogni valle sarà riempita, perché i cuori degli umili saranno riempiti dalla grazia delle virtù...
Il popolo, poiché vedeva Giovanni Battista fornito di meravigliosa santità, lo riteneva un monte singolarmente alto e solido... Ma se lo stesso Giovanni non si fosse ritenuto una valle, non sarebbe stato riempito dello spirito della grazia. Egli infatti disse di sé: "Viene uno piú forte di me; non son degno di sciogliere i legacci dei suoi calzari" (Mc 1,7). Ed anche: "Chi ha la sposa è lo sposo, l`amico dello sposo sta lí a sentirlo e gode a sentir la voce dello sposo. Questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io devo essere diminuito" (Gv 3,29-30). Infatti, essendo stato ritenuto, a motivo della sua eccezionale virtù, d`essere il Cristo, non solo disse di non esserlo, ma disse addirittura ch`egli non era degno di sciogliere i lacci dei suoi calzari, di frugare, cioè, nel mistero della sua incarnazione. Credevano che la Chiesa fosse sua sposa; ma egli li corresse: "Chi ha la sposa è lo sposo". Io non sono lo sposo, ma l`amico dello sposo. E diceva di godere non della propria voce, ma di quella dello sposo, perché si rallegrava non di essere umilmente ascoltato dal popolo, quanto perché sentiva dentro di sé la voce della verità, ch`egli annunziava. Dice che la sua gioia era piena, perché colui che gode della sua propria voce, non ha gioia piena, e aggiunge: "Lui deve crescere, io devo essere diminuito".
Bisogna ora chiedersi in che cosa è cresciuto il Cristo e in che cosa è stato diminuito Giovanni, ed è che il popolo vedendo l`astinenza e la solitudine di Giovanni, lo credeva il Cristo, vedendo invece il Cristo che mangiava coi pubblicani e peccatori, credeva che non fosse il Cristo, ma un profeta.
Ma con l`andar del tempo, quando il Cristo, ch`era ritenuto un profeta fu riconosciuto come il Cristo e Giovanni, che era ritenuto di essere il Cristo, fu riconosciuto come un profeta, allora si avverò ciò che il precursore aveva detto del Cristo: "Lui deve crescere, io devo essere diminuito... E le vie storte saranno raddrizzate e le aspre appianate". Le vie storte si raddrizzano, quando i cuori dei malvagi, storpiati dall`ingiustizia, vengono allineati con la giustizia (Is 40,4). E le vie aspre vengono appianate, quando le menti iraconde tornano, per opera della grazia, alla serenità della mansuetudine. Quando, infatti, la mente iraconda respinge la parola di verità, è come se l`asprezza del cammino impedisse il passo del viandante. Ma quando l`anima iraconda, attraverso la grazia ricevuta, accoglie la parola della correzione, allora il predicatore trova la via piana, laddove non osava muovere il piede.
"E ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". Ma non tutti gli uomini hanno potuto vedere Cristo, salvezza di Dio, in questa vita. Dove allora appunta lo sguardo il profeta, se non all`ultimo giorno del giudizio? Quando, aperti i cieli, tra gli angeli e gli apostoli, in un trono di maestà, apparirà il Cristo e tutti, eletti e dannati, lo vedranno, perché i giusti abbiano un premio senza fine e i dannati gemano nell`eternità del supplizio.

(Gregorio Magno, Hom., 20, 1-7)


2. La via diritta

Sta scritto di Giovanni: "Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Lc 3,4; Is 40,3). Quanto segue si riferisce espressamente al nostro Signore e Salvatore. Non è infatti Giovanni che «ha colmato ogni valle», ma il nostro Signore e Salvatore. Osservi ciascuno che cosa era prima di avere la fede: si accorgerà che era una valle bassa, una valle in pendio che sprofondava negli abissi. Ma quando è venuto il Signore Gesú e ha inviato quale suo vicario lo Spirito Santo, «ogni valle è stata colmata». E` stata colmata con le buone opere e i frutti dello Spirito Santo. La carità non lascia che in te resti una valle, perché, se tu possiedi la pace, la pazienza e la bontà, non soltanto cesserai di essere una valle, ma comincerai a divenire «montagna» di Dio.
Queste parole: «Ogni valle sarà colmata», vediamo che ogni giorno si realizzano e si compiono tanto per i Gentili quanto per il popolo di Israele, che è stato rovesciato dalla sua grandezza: "ogni montagna e ogni colle sarà abbassato" (Lc 3,5; Is 40,4). Questo popolo era un giorno un monte e un colle, ed è stato abbattuto e smantellato. Ma "per il loro delitto è stata data la salvezza alle genti, per provocare la loro emulazione" (Rm 11,11).
E per contro, non sbaglierai se vedrai in queste montagne e in queste colline abbattute le potenze nemiche che si levano contro gli uomini. Affinché infatti siano colmate le vallate di cui parliamo, dovranno essere abbattute le potenze nemiche, montagne e colline.
Ma vediamo se si è compiuta la profezia seguente che concerne l`avvento del Cristo. Dice infatti: "E tutte le cose tortuose diverranno dritte" (Lc 3,5; Is 40,4). Ognuno di noi era tortuoso - sempreché lo sia stato allora senza esserlo ancora oggi - e, per la venuta di Cristo che si è compiuta anche nella nostra anima, tutto ciò che era tortuoso è diventato dritto. A che ti serve infatti che Cristo sia venuto un tempo nella carne, se non è venuto anche nella tua anima? Preghiamo dunque perché ogni giorno il suo avvento si compia in noi, onde possiamo dire: "Vivo, ma non piú io; è Cristo che vive in me" (Gal 2,20). Se Cristo vive in Paolo e non vive in me, che vantaggio ne ho? Ma quando egli sarà venuto anche in me e io ne gioirò come ne ha gioito Paolo, anch`io potrò dire come Paolo: "Vivo, ma non piú io; è Cristo che vive in me" (Gal 2,20).
Consideriamo anche il resto di ciò che si annunzia a proposito dell`avvento del Cristo. Niente al mondo era piú aspro di te. Guarda le tue passioni di un tempo, la tua ira e i tuoi altri vizi, sempreché ora siano scomparsi; e comprenderai che niente era piú aspro di te, oppure, per esprimermi in un modo piú chiaro, comprenderai che niente era piú ingiusto di te.
La tua condotta era ingiusta, ingiuste le tue parole e le tue opere. Ma è venuto il mio Signore Gesú, ha spianato le tue asperità, ha mutato in strade dritte tutto il tuo disordine, perché in te sorgesse una strada senza inciampi, un cammino dolce e puro, lungo il quale in te Dio Padre potesse procedere e Cristo Signore in te potesse fissare la sua dimora e dire: "Io e il Padre mio verremo e porremo in lui la nostra dimora" (Gv 14,23).
Cosí continua: "e ogni carne vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3,6; Is 40,5). Tu un tempo eri carne; ebbene, mentre eri carne, anzi mentre ancora sei carne, ecco il prodigio, vedi già «la salvezza di Dio».
Quanto al significato delle parole: «ogni carne», senza che nessuna sia esclusa dalla visione «della salvezza di Dio», lo lascio comprendere a coloro che sono capaci di sondare il mistero e il cuore della Scrittura.

(Origene, In Luc., 22, 1-5)


3. L`Incarnazione

Chi fra tutti gli uomini sapeva perfettamente che cosa è Dio, prima che egli venisse?...
Nessun uomo lo vide e lo conobbe, ma egli stesso si rivelò a noi. Si rivelò mediante la fede, con la quale solo è concesso vedere Dio. Dio, Signore e Creatore dell`universo, che ha fatto tutte le cose e le ha stabilite in ordine, non solo si mostrò amico degli uomini, ma anche magnanimo. Tale fu sempre, è e sarà: eccellente, buono, mite e veritiero, il solo buono (cf. Mt 19,17; Mc 10,18; Lc 18,19). Avendo pensato un piano grande e ineffabile lo comunicò solo al Figlio. Finché lo teneva nel mistero e custodiva il suo saggio volere, pareva che non si curasse e non pensasse a noi. Dopo che per mezzo del suo Figlio diletto rivelò e manifestò ciò che aveva stabilito sin dall`inizio, ci concesse insieme ogni cosa, cioè di partecipare ai suoi benefici, di vederli e di comprenderli. Chi di noi se lo sarebbe aspettato?
(Dio) dunque avendo da sé tutto disposto con il Figlio, permise che noi fino all`ultimo, trascinati dai piaceri e dalle brame (cf. Tt 3,3) come volevamo, fossimo travolti dai piaceri e dalle passioni. Non si compiaceva affatto dei nostri peccati, ma ci sopportava e non approvava quel tempo di ingiustizia. Invece, preparava il tempo della giustizia perché noi fossimo convinti che in quel periodo, per le nostre opere, eravamo indegni della vita, e ora solo per bontà di Dio ne siamo degni, e dimostrassimo, per quanto fosse in noi, che era impossibile entrare nel Regno di Dio e che solo per sua potenza ne diventiamo capaci. Dopo che la nostra ingiustizia giunse al colmo e fu dimostrato chiaramente che come suo guadagno spettava il castigo e la morte, venne il tempo che Dio aveva stabilito per manifestare la sua bontà e la sua potenza. O immensa bontà e amore di Dio. Non ci odiò, non ci respinse e non si vendicò, ma fu magnanimo e ci sopportò e con misericordia si addossò i nostri peccati e mandò suo Figlio per il nostro riscatto (cf. Mt 20,28; Mc 10,45); il santo per gli empi, l`innocente per i malvagi, il giusto per gli ingiusti, l`incorruttibile per i corrotti, l`immortale per i mortali. Quale altra cosa poteva coprire i nostri peccati se non la sua giustizia? In chi avremmo potuto essere giustificati noi ingiusti ed empi se non nel solo Figlio di Dio? Dolce sostituzione, opera inscrutabile, benefici insospettati! L`ingiustizia di molti viene riparata da un solo giusto e la giustizia di uno solo rende giusti molti (cf. Rm 5,18). Egli che prima ci convinse dell`importanza della nostra natura Per avere la vita, ora ci mostra il Salvatore capace di salvare anche l`impossibile. Con queste due cose ha voluto che ci fidiamo della sua bontà e lo consideriamo nostro sostentatore, padre, maestro, consigliere, medico, mente, luce, onore, gloria, forza, vita, senza preoccuparsi del vestito e del cibo.

(Ep. ad Diognetum, 8, 1; 8, 5 - 9, 6)


4. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio

Riflettiamo sul tempo in cui venne il Salvatore. Penso che non lo ignoriate: venne non all'inizio dei tempi, né verso la metà, ma alla fine. Non senza ragione la divina sapienza sapientemente dispose di portare il suo aiuto quando era più necessario: non ignorava che i figli di Adamo sono facili all'ingratitudine.
Scendeva la sera e il giorno già volgeva alla fine: il Sole di giustizia era quasi scomparso, tanto che il suo splendore e il suo calore erano molto deboli sulla terra. La luce della conoscenza di Dio era esigua e, per il dilagare dell'iniquità, il fervore della carità si era raffreddato. Nessun angelo più appariva, non un profeta che parlasse: desistevano come vinti dalla delusione, per l'eccessiva durezza d'animo e caparbietà degli uomini. «Allora ho detto», parola del Figlio, «Ecco, io vengo» (Sal 39,8). Nell'ora più adatta scese l'Eterno, quando più gravemente prevaleva nel mondo la cura delle cose temporali. Anche la pace politica in quel tempo era così quieta, che per il censimento di tutto il mondo bastò l'editto di un sol uomo. Voi conoscete già la persona di Colui che viene, il luogo di provenienza, la destinazione: non ignorate la causa e il tempo della sua venuta. Rimane da cercare per quale via egli venga, e dobbiamo informarcene con diligenza,per po­tergli andare incontro in modo conveniente. In realtà, come è venuto una volta, visibile nella carne, a operare la salvezza sulla terra, ora viene ogni giorno in modo spirituale e invisibile, a salvare le singole anime, come sta scritto: «Il nostro respiro è l'Unto del Signore» (Lam 4,20) perché tu comprenda che questa venuta è nascosta e spirituale, dice: «Alla sua ombra vivremo fra le nazioni».
Perciò è giusto che se il malato non può andare molto lontano incontro al medico, cerchi almeno di alzare il capo e sollevarsi alquanto verso colui che viene. Non ti è chiesto o uomo, di varcare i mari; non è necessario salire sulle nubi o valicare le montagne. Ti è indicata una strada non lunga: va incontro al tuo Dio dentro te stesso. «Poiché vicina a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore» (Rm 10,8). Va' incontro a lui con la compunzione del cuore e la confessione sulle labbra, per uscire almeno dal letamaio della tua coscienza miserabile; sarebbe cosa indegna che vi entrasse l'Autore della santità.

Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate.


5. Voce di uno che grida nel deserto

Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3). Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l'avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l'umanità della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio.
Infatti Cristo e la sua gloria apparvero chiaramente a tutti quando, dopo il suo battesimo, si aprirono i cieli e lo Spirito Santo, scendendo in forma di colomba, si posò su di lui e risuonò la voce del Padre che rendeva testimonianza al Figlio: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
Ma tutto ciò va inteso anche in un senso allegorico. Dio stava per venire in quel deserto, da sempre impervio e inaccessibile, che era l'umanità. Questa infatti era un deserto completamente chiuso alla conoscenza di Dio e sbarrato a ogni giusto e profeta. Quella voce, però, impone di aprire una strada verso di esso al Verbo di Dio; comanda di appianare il terreno accidentato e scosceso che ad esso conduce, perché venendo possa entrarvi: Preparate la via del Signore (cfr. Ml 3,1). Preparazione è l'evangelizzazione del mondo, è la grazia confortatrice. Esse comunicano all'umanità al conoscenza della salvezza di Dio.
«Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme» (Is 40, 9). Prima si era parlato della voce risuonante nel deserto, ora, con queste espressioni, si fa allusione, in maniera piuttosto pittoresca, agli annunziatori più immediati della venuta di Dio e alla sua venuta stessa. Infatti prima si parla della profezia di Giovanni Battista e poi degli evangelizzatori.
Ma qual è la Sion a cui si riferiscono quelle parole? Certo quella che prima si chiamava Gerusalemme. Anch'essa infatti era un monte, come afferma la Scrittura quando dice: «Il monte Sion, dove hai preso dimora» (Sal 73, 2); e l'Apostolo: «Vi siete accostati al monte di Sion» (Eb 12, 22). Ma in un senso superiore la Sion, che rende nota le venuta di Cristo, è il coro degli apostoli, scelto di mezzo al popolo della circoncisione. Si, questa, infatti, è la Sion e la Gerusalemme che accolse la salvezza di Dio e che è posta sopra il monte di Dio, è fondata, cioè, sull'unigenito Verbo del Padre. A lei comanda di salire prima su un monte sublime, e di annunziare, poi, la salvezza di Dio. Di chi è figura, infatti, colui che reca liete notizie se non della schiera degli evangelizzatori? E che cosa significa evangelizzare se non portare a tutti gli uomini, e anzitutto alle città di Giuda, il buon annunzio della venuta di Cristo in terra?

Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo di Cesarea


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