Bruno FERRERO sdb"INSIEME A DIO SI FANNO GRANDI COSE"

8 dicembre 2015 | Maria Immacolata - Avvento - Anno C | Omelia
INSIEME A DIO SI FANNO GRANDI COSE

Una leggenda ingenua, di quelle che si raccontavano un tempo ai bambini, può aiutarci a comprendere perché facciamo festa oggi.

Racconta di un uomo rude e coraggioso, di nome Pietro, che aveva scelto come mestiere quello del soldato. Sapeva combattere con l'archibugio e la spada e si era distinto nelle battaglie più celebri.
Ma fare il soldato e girare il mondo per combattere sono avventure davvero pericolose. Così, un giorno, durante un furioso assalto, il soldato Pietro fu colpito a morte. Quello stesso giorno arrivò alle porte del Paradiso. Bussò con energia. San Pietro si affrettò ad aprire.
" Bene, giovanotto ", disse san Pietro, squadrando la divisa rossa e blu del soldato. "Che cosa volete?".
"Voglio entrare in Paradiso", rispose il soldato. "Io sono il soldato Pietro. Voi mi conoscete certamente, perché porto il vostro stesso nome. Guardate quante medaglie ho meritato! Non c'era nel reggimento un soldato coraggioso quanto me. Modestia a parte, sono il migliore. Ho combattuto molto. Sono persino morto per la mia patria. Credo proprio di essermelo guadagnato il Paradiso!".
"Vedo, vedo", borbottò san Pietro, "il vostro nome è il più bello che ci sia, non c'è dubbio. Avete combattuto bene, già, già... Ma tutto questo non basta. Devo prima dare un'occhiata ai miei registri". San Pietro estrasse un grosso librone da uno scaffale e cominciò a leggere lentamente una pagina dopo l'altra. Tutto quello che il soldato aveva fatto era scritto in quel librone. Man mano che san Pietro leggeva, però, scuoteva la testa, si tormentava la lunga barba bianca, bofonchiava: "Uhm... Uhm". Il contenuto del libro non era soddisfacente. Secondo quello che c'era scritto e secondo le leggi che regolavano l'accesso al Paradiso, san Pietro non poteva assolutamente lasciar entrare il soldato. Ma il sant'uomo provava una grande simpatia per il soldato che portava il suo nome.
" Non posso mica mandare all'inferno uno che si chiama Pietro!", pensava. Ma che cosa poteva fare?
San Pietro chiamò san Michele, l'arcangelo che portava la spada e l'armatura, e che quindi avrebbe dovuto provare comprensione nei riguardi di un suo collega umano. I due parlarono e discussero a lungo. San Pietro cercava di trovare qualche scusa per poter permettere al soldato di entrare in Paradiso.
"Ma no, ma no! ", gridava san Michele. "Non puoi infrangere i regolamenti. Questo soldato non può assolutamente entrare. Devi cacciarlo via!".
Allora san Pietro convocò un'adunanza. Un'adunanza di tutti i santi più buoni che riuscì a trovare. C'erano san Giuseppe, santa Teresina, san Francesco, santa Caterina. Ma non ci fu niente da fare. Anche i santi scuotevano la testa e affermavano che il soldato Pietro non era stato sufficientemente buono per entrare in Paradiso.
Ci voleva ben altro per fermare san Pietro.
Senza esitare si recò da Gesù e cominciò a raccontargli tutto quello che si riferiva al soldato. Gli parlò in lungo e in largo del suo coraggio, della sua generosità, del fatto che era morto per la patria.
Gesù prestava attenzione ad ogni parola. Ma proprio in quel momento, ci fu un baccano indescrivibile.
Venti diavoli, trafelati e rabbiosi, stavano correndo su per i gradini che portavano al Paradiso.
"Ferma, ferma! ", gridavano i diavoli, agitando i forconi aguzzi. "Questo soldato non appartiene al Paradiso. Questo soldato appartiene a noi!".
Le cose si mettevano decisamente male per il povero soldato Pietro. Un diavolaccio rosso lo punzecchiò con la forca sghignazzando: "Eccolo qui, quello che diceva sempre "porco diavolo"! ".
Ma proprio allora, al fianco di Gesù, apparve una bella Signora. Era Maria. Aveva in mano un grosso libro d'oro, che consegnò a Gesù. Gesù prese il libro. Aveva centinaia di pagine, ed era tutto scritto, su tutte le pagine. Gesù incominciò a leggere.
Gesù leggeva e leggeva e leggeva. Alla fine si voltò verso Maria e le fece un bell'inchino. Quello era il segnale. Il soldato Pietro poteva entrare in Paradiso. Fu Maria stessa a prenderlo per mano e farlo entrare, mentre san Pietro sorrideva soddisfatto.
Molto meno soddisfatti, naturalmente erano i diavoli. Si avviarono furibondi verso l'Inferno, protestando:
"Maria è la nostra rovina! Continua a rubare le anime che ci appartengono! Di questo passo finiremo disoccupati".
A san Pietro, però, era rimasta una gran curiosità. Che cosa c'era scritto sul gran libro d'oro che Maria aveva fatto leggere a Gesù?
Così, mentre tutti erano distratti a festeggiare il nuovo arrivato, san Pietro si avvicinò, quatto quatto, al libro d'oro e lo aprì. C'erano scritte tante Ave Maria su ogni pagina. Migliaia e migliaia di Ave Maria. Era l'unica preghiera che quel rude soldato conosceva e ogni volta che la mormorava, la Madonna la scriveva sul suo grande libro d'oro. Erano state proprio quelle Ave Maria ad aprire le porte del Paradiso al soldato Pietro.

In modo semplice la leggenda esprime quello che Dio ha voluto: Maria è realmente la più importante collaboratrice della sua volontà di salvezza. Dall'inizio di tutto, come ci ha suggerito la prima lettura, fino "all'ora della nostra morte" come diciamo tutti i giorni.

Quante volte nella nostra vita abbiamo ripetuto il saluto dell'Angelo a Maria? Probabilmente è stata la prima preghiera che ci hanno insegnato. Sarà quasi certamente l'ultima che pronunceremo su questa terra. Possiamo stare tranquilli: l'Ave Maria ci aprirà la porta del Paradiso.
Una persona che recita l'Ave Maria non può essere veramente cattiva.
Perché le parole che abbiamo ascoltato e che ripetiamo nell' Ave Maria segnano il grande momento dell'inizio del Regno di Dio: quando Dio ha inaugurato l'era dell'umanità nuova.

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te".
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".

In quel momento, dice un padre della Chiesa, tutto il creato ha trattenuto il fiato. Come sempre fa, Dio ha chiesto ad una creatura umana, una giovane palestinese, se era disposta a collaborare con Lui.
I primi uomini avevano fallito. Ma il piano di Dio non può fallire e così Dio torna a cercare l'umanità. Ricomincia da una giovane donna, da ciò che è apparentemente debole, piccolo, da un paesino sperduto e da una ragazza umile e inerme.
Maria accetta. In piena libertà. Perché il mistero della libertà dell'uomo rimane. Come rimane l'enorme dignità della donna, portatrice di salvezza. Portare la vita e la salvezza è un compito stupendo.

Allora Maria disse:
                       "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola".

In quel momento si apre una breccia nella storia e Dio può irrompere nel mondo. Si chiamerà Gesù!
Sarà lui ad aprire con la sua Risurrezione la seconda breccia nella storia, lo squarcio definitivo. Tra queste due brecce si forma la "corrente" della grazia. Quella che trasporta anche noi se, come Maria, accettiamo il piano di Dio. Portare la limpidezza e il calore dello spirito in un mondo ghiacciato nell'odio e nell'impurità.

Con Maria inizia una umanità nuova e giusta. Quando recitiamo l'Ave Maria in qualche modo aderiamo a questa umanità nuova che cammina verso Dio con Maria in testa. Perché gli angeli volano ancora. E' sempre l'ora dell'angelo. Colui che è intervenuto nella storia duemila anni fa interviene ancora nella nostra storia personale. Gli angeli volano ancora, ma siamo così occupati e frastornati. Non riusciamo neanche ad ascoltarci tra noi figurarsi se ascoltiamo gli angeli… Sopra la nascita di ogni bambino c'è un angelo.
Questa era la visione dei Padri della Chiesa. La nascita non è solamente un processo biologico, ma è sempre anche un mistero, la promessa di qualcosa di nuovo, di qualcosa che non c'è ancora stato. Anche sulla nostra nascita c'è un angelo Gabriele. Dio lo ha mandato affinché i nostri genitori generassero un figlio, affinché per mezzo di noi apparisse qualcosa di nuovo in questo mondo, un'immagine nuova e irripetibile di Dio.

Ciascuno di noi ha una missione. Tutta sua, perché ciascuno di noi è un originale di Dio, un esemplare unico e irripetibile. Non ci sono fotocopie da nessuna parte. Non possiamo vivere alla giornata. Vegetare è troppo poco. Dobbiamo rinascere ogni giorno.
Siamo piccoli, magari, ma avete mai notato che tutte le opere di Dio incominciano da qualcosa di molto piccolo?
Sant'Ignazio afferma: "Non avete idea di che cosa potrebbe fare di voi Dio se vi metteste veramente a sua disposizione". Possiamo farlo, come lo ha fatto Maria.
Senza alcuna paura, perché "nulla è impossibile a Dio". La preghiera più bella che possiamo fare ogni giorno è "Caro Dio, non c'è niente che io e te insieme non possiamo fare oggi".

Bruno FERRERO sdb

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