Card. ALBERT DECOURTRAY NATALE DEL SIGNORE

MEDITAZIONE  25 dicembre 2015
Venerdì
NATALE DEL SIGNORE
La Chiesa di Betlemme è questa donna e questo uomo chinati su una culla, costituita da una
mangiatoia...

Maria, ancora tutta commossa, ma rassicurata dalla presenza del suo meraviglioso compagno,
medita "nel suo cuore" gli avvenimenti che le hanno sconvolto la vita: l'incontro del messaggero
di Dio, l'annuncio dell'impossibile concepimento, la visita ad Elisabetta, l'ordine imperiale, il
viaggio faticoso, l'impossibilità di trovare un posto in albergo, la ricerca di un rifugio di fortuna,
il parto, in una strana calma, del bel bambino, frutto della sua fede quanto del suo corpo, al
quale sono venuti a rendere una strana visita alcuni pastori della zona e alcuni Magi dell'Oriente.
Giuseppe veglia sul bambino e sulla madre: il bambino così vicino e così lontano, che egli ha il
compito di proteggere e di riconoscere, al quale egli deve dare un nome; la madre, che gli ispira
tanta tenerezza e venerazione. Servitore disponibile e vigile, egli attende che Dio gli dia di nuovo
un segno.
Il bambino dorme, si sveglia, sorride, piange, beve con gioia il latte materno, sorride di nuovo,
si riaddormenta. Talvolta "si agita un po', mormora vagamente, tende le braccia, tenta di
svegliarsi, ma non può". Appena percettibile, la sua respirazione dà il ritmo al silenzio della
notte. Una pace indicibile inonda il cuore dei genitori. "Silenziosa come il respiro che esala,
l'esistenza eterna riempie l'ambiente, uguale a tutte queste povere cose innocenti ed ingenue,
quando è con noi, nessun male ci può capitare..." .
La Chiesa di Betlemme sono i pastori, i figli di Israele disprezzati dalla sinagoga, emarginati,
rassegnati al loro stato di "poveri del paese", improvvisamente avvolti di luce, spaventati, subito
calmati e mandati alla grotta dal messaggero celeste.
Trovano Maria, Giuseppe, il bambino che giace nella mangiatoia e se ne vanno contenti a
raccontarlo agli altri e a lodare Dio.
La Chiesa di Betlemme sono i Magi, i figli d'Oriente, sapienti e religiosi, guidati da una stella
cometa verso il Re dei loro sogni. Si prostrano, offrono i loro doni e ritornano alle loro dimore
seguendo il nuovo cammino che Dio mostra loro.
La Chiesa di Betlemme è questa parte minuscola dell'umanità riunita attorno al suo Salvatore,
protetta dal tiranno furbo e assassino grazie alla presenza del Principe della Pace che la Vergine
piena di grazia ha partorito, mandata a proclamare la lieta novella a tutti gli uomini vicini e
lontani. Mentre Cesare Augusto fa un censimento della terra piegata sotto il suo potere, mentre
Erode affila le spade del massacro, "la speranza risplende come un filo di paglia nella stalla"
dove dorme il Re dei re. Salvatore disarmato, senza forza, senza ricchezze e senza voce,
totalmente dipendente, totalmente affidato ad altri, egli sfuggirà al massacro degli innocenti
aspettando di subirlo, trentatré anni più tardi, sommerso dalle grida confuse della folla di
Gerusalemme e dei soldati di Roma, di fronte alla madre addolorata e al discepolo prediletto.
È dopo la Pentecoste, nel primo fervore della fede in Cristo Risorto, che la Chiesa commemora,
con l'evangelista Luca, autore degli Atti degli Apostoli, e Matteo, uno dei dodici, la nascita di
Gesù. Anch'essa, come Maria, serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. La Chiesa
capisce di non avere altra culla tranne quella di questo bambino, altra madre tranne la sua. Si
stupisce di riconoscersi nella grotta di Betlemme, in questo primo cenacolo. Si sente sollevare
in essa, come i due tempi di una stessa respirazione, il duplice desiderio che costituisce il ritmo
della sua vita: gridare su tutti i tetti la scoperta inaudita e sprofondare nel silenzio della
contemplazione... Si raccoglie nella presenza, nell'attesa della seconda venuta, e se ne va, per
affrettarla, verso i quattro punti cardinali. Si raccoglie e si disperde, accoglie e dà, adora e
divide. Non smette di ringraziare.
Essa scatena contro il Principe delle tenebre e contro i suoi sottoposti una battaglia accanita,
battaglia spirituale che continua la vittoria decisiva del suo Signore sul peccato, sulla fatalità e
sulla morte. Ne esce spesso ferita, talvolta martire, mai però disperata. E proprio all'interno
della prova a cui la spingono le sue lotte, con allegria irresistibile, l'allegria pasquale, essa intona
alla lode della gloria di Dio il canto natalizio degli angeli.
Card. ALBERT DECOURTRAY

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