Don Paolo Zamengo, SDB"La parola si muove, la parola muove "
2a Domenica di Avvento Anno C
La parola si muove, la parola muove Lc 3,1-6
FRAMMENTO
La grande storia che l’evangelista Luca oggi ci racconta è scandita dall'elenco roboante di sette nomi propri che tracciano la mappa del potere politico e religioso di allora.
“Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea.
Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio scese su Giovanni, nel deserto”. I nomi sono sette, a simboleggiare la totalità e a convocare tutto il potere di ogni tempo e di ogni luogo.
Ma alla geografia dei potenti di allora sfuggono tre semplici cose: un deserto, un uomo, una Parola. Il quasi-nulla, che basta però a cambiare completamente la direzione della storia.
Mentre a Roma si decidevano le sorti dei popoli, mentre Pilato con Erode, Anna e Caifa si spartivano il potere su quella terra assolata e passionale che era la Palestina, su questo complesso meccanismo perfettamente oliato, cade, non previsto, un granello di sabbia.
La parola di Dio discese nel deserto, a volo d'aquila, sopra Giovanni, figlio di Zaccaria e figlio del miracolo. Nel deserto, dove un uomo vale quanto vale il suo cuore. Nel deserto, dove l’uomo è senza maschere.
“La Parola scese su Giovanni”. In cinque semplicissime parole è racchiusa la nostra vocazione. Siamo chiamati ad essere profeti. Sostituiamo, a quello di Giovanni, il nostro nome e ci ricordiamo che molte volte la Parola è venuta sopra ciascuno di noi ma non ci ha trovato. Ma sappiamo anche, e per fortuna, che la Parola deve venire ancora e verrà, perché di noi non si stanca mai.
Dio non ha bisogno di grandi profeti ma di piccoli e quotidiani profeti che, là dove vivono, diano carne, corpo a un progetto senza inganno o violenza, e facciano risuonare parole più profonde, e indichino orizzonti più chiari, con lealtà, coerenza e giustizia. Questo è il dono meraviglioso dell’Avvento.
È la misteriosa scelta di Dio che si ripete ora anche qui. La scelta di Dio è questa: fare storia con chi non ha storia, scommettere su coloro sui quali la storia non scommette, entrare nel mondo dalla porta di servizio, fare dei poveri i prìncipi del suo regno.
Giovanni “percorse tutta la regione del Giordano, predicando”. La Parola si muove. La Parola muove. La Parola muove il profeta. Non è il profeta che porta la Parola: è la Parola che trascina il profeta.
Ciascuno di noi può diventare voce della Parola, ognuno di noi è una sillaba di Dio. Ma prima dobbiamo essere raggiunti, afferrati, conquistati da Cristo. Per questo e per noi, oggi, risuona ancora prepotente l’invito: “Preparate le vie del Signore”.
Inventiamo, allora, ponti, passaggi, sentieri, attraverso cui la Parola di Dio possa giungere fino al nostro cuore. Moltiplichiamo le strade della seduzione di Dio. Diamo ogni giorno un po' di tempo e un po' di cuore al Vangelo. Lasciamoci affascinare da Gesù.
E poi, nel nostro cuore, nella nostra vita e attorno a noi, con umile perseveranza e fedeltà, rendiamo continuo il dialogo con il cielo. Continuo come il respiro, normale come il pane.
La parola si muove, la parola muove Lc 3,1-6
FRAMMENTO
La grande storia che l’evangelista Luca oggi ci racconta è scandita dall'elenco roboante di sette nomi propri che tracciano la mappa del potere politico e religioso di allora.
“Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea.
Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio scese su Giovanni, nel deserto”. I nomi sono sette, a simboleggiare la totalità e a convocare tutto il potere di ogni tempo e di ogni luogo.
Ma alla geografia dei potenti di allora sfuggono tre semplici cose: un deserto, un uomo, una Parola. Il quasi-nulla, che basta però a cambiare completamente la direzione della storia.
Mentre a Roma si decidevano le sorti dei popoli, mentre Pilato con Erode, Anna e Caifa si spartivano il potere su quella terra assolata e passionale che era la Palestina, su questo complesso meccanismo perfettamente oliato, cade, non previsto, un granello di sabbia.
La parola di Dio discese nel deserto, a volo d'aquila, sopra Giovanni, figlio di Zaccaria e figlio del miracolo. Nel deserto, dove un uomo vale quanto vale il suo cuore. Nel deserto, dove l’uomo è senza maschere.
“La Parola scese su Giovanni”. In cinque semplicissime parole è racchiusa la nostra vocazione. Siamo chiamati ad essere profeti. Sostituiamo, a quello di Giovanni, il nostro nome e ci ricordiamo che molte volte la Parola è venuta sopra ciascuno di noi ma non ci ha trovato. Ma sappiamo anche, e per fortuna, che la Parola deve venire ancora e verrà, perché di noi non si stanca mai.
Dio non ha bisogno di grandi profeti ma di piccoli e quotidiani profeti che, là dove vivono, diano carne, corpo a un progetto senza inganno o violenza, e facciano risuonare parole più profonde, e indichino orizzonti più chiari, con lealtà, coerenza e giustizia. Questo è il dono meraviglioso dell’Avvento.
È la misteriosa scelta di Dio che si ripete ora anche qui. La scelta di Dio è questa: fare storia con chi non ha storia, scommettere su coloro sui quali la storia non scommette, entrare nel mondo dalla porta di servizio, fare dei poveri i prìncipi del suo regno.
Giovanni “percorse tutta la regione del Giordano, predicando”. La Parola si muove. La Parola muove. La Parola muove il profeta. Non è il profeta che porta la Parola: è la Parola che trascina il profeta.
Ciascuno di noi può diventare voce della Parola, ognuno di noi è una sillaba di Dio. Ma prima dobbiamo essere raggiunti, afferrati, conquistati da Cristo. Per questo e per noi, oggi, risuona ancora prepotente l’invito: “Preparate le vie del Signore”.
Inventiamo, allora, ponti, passaggi, sentieri, attraverso cui la Parola di Dio possa giungere fino al nostro cuore. Moltiplichiamo le strade della seduzione di Dio. Diamo ogni giorno un po' di tempo e un po' di cuore al Vangelo. Lasciamoci affascinare da Gesù.
E poi, nel nostro cuore, nella nostra vita e attorno a noi, con umile perseveranza e fedeltà, rendiamo continuo il dialogo con il cielo. Continuo come il respiro, normale come il pane.
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